“Non avrai altro Dio all’infuori del TAR”: ecco dove rischiano di finire i soldi del Recovery Fund (se arrivano)
I fondi del Recovery Fund destinati all’Italia ammontano a oltre 200 miliardi di euro, ma potrebbero arenarsi fra le secche dei Tar e quelle della burocrazia, con procedure bizantine e attese interminabili. Come insegna l'incredibile storia delle “aree di crisi industriale complessa" che riguardano 14 regioni italiane. Il Governo prenda nota
Ci sono numeri che hanno una valenza mitologica. “Un milione di posti di lavoro”, la bandiera di Berlusconi, passò poi in nella mani Renzi, che la sventolò come risultato del Job Act. Oggi, i dati Svimez ci dicono che un milione di posti di lavoro sono quelli che l’Italia ha perso, nel 2020 per colpa della pandemia. 400.000 sono spariti al sud, ma anche al nord la situazione fa paura.
“Il primo semestre del 2020 in Liguria – dice Andrea Pasa segretario provinciale della CGIL di Savona – rispetto all’anno precedente , abbiamo 136.526 contratti in meno. Le assunzioni a tempo pieno calano del 70 per cento, quelle part-time del 66 per cento, quelle a somministrazione, cioè interinali, del 72 per cento! Siamo passati da 20.000 nuovi assunti nei primi 6 mesi del 2019 ai 6000 di quest’anno”.
Con un calo del PIL del 9,3 per cento i fondi europei (soprattutto quelli del MES) sono l’unica zattera che possa salvare l’Italia dal naufragio, ma saremo in grado di spenderli? La domanda sorge specie se si prendono in considerazione le cosiddette “aree di crisi industriale complessa”. Varata tra il 2012 e il 2013 per affrontare le crisi di portata nazionale, la mappa delle aree da riconvertire con incentivi pubblici, ha raggiunto le 20 unità e si estende a 14 regioni, cioè la maggior parte del territorio nazionale.
Quella di Savona è un caso esemplare. Riconosciuta come “Area di crisi complessa” nel 2016 , grazie a una lunga battaglia sindacale, Savona ottenne 20 milioni di incentivi per nuovi investimenti dalla regione e 20 dal governo, cioè da Invitalia, ma ha visto arrivare i primi soldi solo nell’estate del 2020 e solo dalla regione. I soldi per i 3 progetti accolti di Invitalia, infatti, sono stati bloccati dal ricorso al Tar di una ditta esclusa dal bando, e solo un ulteriore finanziamento (12 milioni) varato dal ministro Patuanelli permetterà di farli partire questo inverno.(1)
Alessandro Berta è direttore generale dell’Unione Industriale di Savona. Gli chiedo quanti nuovi occupati abbia prodotto il bando Invitalia. “Beh, se ci basiamo su quanti occupati ha prodotto il finanziamento in sé – risponde – non essendo stato ancora erogato da Invitalia, la risposta è zero. Ma dato che alcuni investimenti sono stati realizzati comunque, possiamo dire che il bando ha prodotto un centinaio di posti di lavoro”. In pratica, il fatto di poter partecipare sia al bando regionale che a quello di Invitalia, ha avuto un effetto placebo, incoraggiando alcune aziende a investire in attesa degli incentivi, cioè dei crediti agevolati. Ma che ne è stato delle 115 ditte che nel 2016 erano interessate ai bandi? 100 hanno gettato la spugna terrorizzata da una procedura bizantina”.
“Per quelle che hanno resistito – continua Pasa – quattro anni per ottenere un credito agevolato è un tempo che da un punto di vista industriale può essere definito giurassico e che pone la vera questione : tra burocrazia e ricorsi al Tar riusciremo a spendere i fondi europei? È ancora peggio – risponde Berta – se non riusciamo a dare soldi ad aziende che fanno investimenti interni, senza dover passare dalle gare d’appalto, come farà lo stato, che deve passarci ? Come farà a spendere i fondi europei? Un aiuto arriva dal decreto semplificazioni che però dovrà essere esteso sino alla fine dei Recovery Fund. Oppure si deve intervenire sulla giustizia amministrativa. Cioè: se sospendo per un ricorso un appalto strategico – come quelli del Recovery Fund – devo pretendere che il TAR decida entro 30 giorni. Se no non potrò spenderli!”.
“Non siamo preoccupati del fatto che non arrivino i denari – aggiunge Andrea Pasa – ma che questo paese non sia capace di progettare dove investirli o che vengano spesi male. Vi faccio un esempio: per l’area di crisi complessa di Savona la regione aveva a disposizione 2 milioni e 700.000 euro per le politiche attive: formazione, riconversione, agevolazioni over 60, agevolazioni per i giovani. Non hanno speso un centesimo! Perché non sono stati capaci – e l’ho detto a Ilaria Cavo, che è assessore alla formazione – nel corso di 3 anni di programmare alcun percorso formativo per quei 2275 lavoratori di quel bacino! Gli unici soldi che hanno speso sono stati quelli per le politiche passive : cassa integrazione e mobilità! Sono incazzato nero anche con i comuni”.
“Ci sono 68 comuni – continua Pasa – nella provincia di Savona, non ce n’è uno che abbia attivato un tirocinio, attingendo dai fondi regionali dell’area di crisi complessa! Al presidente della Provincia , Pierangelo Olivieri, ho detto: Occorre riunire tutti i sindaci a spiegargli quello che possono fare! Se ho 10 lavoratori di 62 anni, senza lavoro, se possono fare dei tirocini cioè lavori socialmente utili, magari per 6 mesi , danno una mano al comune, hanno un reddito e magari maturano anche il diritto di andare in pensione, visto che sono troppo giovani per andarci adesso e troppo vecchi per trovare un altro lavoro! Prendiamo il comune di Cairo. Cairo ne ha 700 in questa situazione. Come è possibile, dico, che non siete in grado di progettare nessuna politica attiva visto che i soldi ci sono? Visto che sono stati stanziati? Non hanno speso un euro!”.
Bisogna sapere che fra 20 aree di crisi complessa quella di Savona è quella che ha prodotto più risultati. Ma come sono mese le altre venti? A Massimo Brancato che segue la vicenda per Cgil nazionale chiedo in quali aree siano stati effettivamente i fondi di Invitalia siano effettivamente arrivati alle aziende, ma lui allarga, telefonicamente, le braccia: “Non lo so – risponde – bisogna chiedere a Invitalia. Il soggetto gestore è Invitalia. Noi non abbiamo come organizzazione sindacale e come parti sociali alcun ruolo. Cioè la Regione avanza l’istanza di riconoscimento dell’area di crisi complessa, il ministero fa l’istruttoria, riconosce l’area di crisi con un decreto e nomina il Gruppo di Coordinamento e Controllo, ma noi e Confindustria non ne facciamo parte. Quindi noi non sappiamo se l’azienda x ha avuto o no un finaziamento”.
Chiedo – Ma come mai a Savona lo sanno sia i sindacati che Confindustria? Risponde: “Savona è un caso a sé , perché c’è stato sin dall’inizio un forte coordinamento con le parti sociali, che hanno potuto fare un monitoraggio sullo stato di attuazione dei progetti Da altre parti non è così”. Si potrebbe obbiettare che, incrociando i dati di Invitalia con le informazioni raccolte dai sindacati sulle varie aziende, forse non occorre Sherlock Holmes per sapere se hanno avuto o meno degli incentivi pubblici, ma a quanto pare nessuno lo fa.
A questo punto chiedo a Invitalia di darmi un quadro, dei finanziamenti che sono statai effettivamente erogati area per area. Massimo Troise dell’ufficio stampa mi rimanda a questa tabella. Prendiamo una situazione che anche il sindacato considera interessante: quella di Livorno-Piombino.
La scheda di Invitalia (2) dice solo che per Livorno su 12 progetti presentati , in vista di 20 milioni di risorse – uno solo è stato ammesso per 1,2 milioni. E per Piombino – in vista di 10 milioni i risorse – un solo progetto su 12 è stato ammesso per 1,7 milioni.
Non è indicato da nessuna parte se i fondi siano stati effettivamente incassati da alle aziende ma il giudizio di Confindustria è a dir poco acidulo: “Molte imprese – dichiara- non hanno ritenuto il bando della 181 sufficientemente “incentivante”, almeno per la parte di aiuto erogata sotto forma di finanziamento a tasso agevolato”. La reindustrializzazione dei territori deve avvenire sostenendo i progetti migliori, ciò nonostante stabilire soglie di accesso alle misure di incentivo eccessivamente rigorose, imponendo rigide griglie di indicatori, si è dimostrato un metodo inadeguato, che ha procrastinato i tempi delle istruttorie sui progetti presentanti in modo esasperante e ha finito per escludere dalle opportunità di finanziamento progetti pur meritevoli e interessanti”.
Un altro esempio: l’area di crisi complessa del Molise. La scheda di Invitalia dice che una sola ditta – la ASS AL SRL – è stata ammessa a un finanziamento 1.921.121 euro. Domanda : li ha effettivamente ricevuti? Gaspare Tocci dirigente dell’Assessorato allo sviluppo della Regione, mi dice che i fondi regionali erogati alle imprese sono almeno 15 milioni, che l’azienda in questione forse ha ricevuto un anticipo , ma che l’unico soggetto che può rispondere sugli gli incentivi di Invitalia è Invitalia.
Torno alla carica con Invitalia chiedendo nuovamente a chi siano stati effettivamente erogati i finanziamenti. Dato che le aree sono 20 e per ogni area le imprese beneficiare si contano sulle dita di una mano, non dovrebbe essere una indagine troppo complessa. Dall’Ufficio Stampa (Massimo Troise) ricevo invece questa mail:
Gentile Sig. Lombezzi,
Come avrà intuito, la graduatorie che pubblichiamo riguardano i soli dati sulle concessioni dei finanziamenti con gli aggiornamenti delle graduatorie relative alle diverse aree. Per sapere “quanto” ed “a chi” erogato in modo puntuale dovremmo effettuare una vera e propria ricostruzione “manuale” dedicando una persona, cosa che al momento non riusciamo a fare, soprattutto in tempi brevi.Inoltre prima di fornire i dati puntuali dovremmo comunque consultare le singole imprese, il che richiederebbe altro tempo. Pertanto, ci scusiamo, ma al momento non riusciamo fornirle quanto ci chiede. Cordiali saluti.
Prima domanda: ma se dopo 7 anni non sappiamo neppure come dove e a chi sono finiti i fondi per le Aree di Crisi Complessa , cioè centinaia di milioni, come faremo a gestire centinaia di miliardi di fondi europei? Seconda domanda: Napoleone era in grado di dettare contemporanemante due lettere, così come Ben Hur poteva condurre due bighe, è possibile che Domenico Arcuri sia contemporaneamente commissario straordinario al Covid e Presidente di Invitalia? E’ umanamente possibile che un solo uomo, seduto su un vulcano che la pandemia, possa contemporaneamente tenere a bada 20 crisi industriali ? Risponde Andrea Pasa: “Assolutamente No ! Non in quanto Arcuri – potrebbe essere anche il padreterno – ma se qui a Savona, in una delle situazioni più avanzate fra le aree di crisi complessa, per avere i primi denari abbiamo aspettare aspettare 5 anni , qualcosa non funziona!”.
NOTE:
(1) Tutto ciò grazie, va detto, al lavoro del Ministro Patuanelli ma anche grazie alla battaglia del senatore leghista Paolo Ripamonti vicepresidente della Commissione Industria Commercio e Turismo. Nel 2016 un’assemblea di cittadini di Legino (Savona) eccitata da esponenti di destra, rispose alla prospettiva di accogliere un centro profughi con la formula “bruciamoli tutti”. Quella sera il cattolico Ripamonti salì all’onore delle cronache per essersi fatto sfuggire una bestemmia, ma se allora perse il favore del cielo, con la sua mediazione di oggi, ha sicuramente riconquistato quello dei terrestri.
(2) Accordo di programma polo siderurgico di piombino – 24 aprile 2014
bando Invitalia legge 181 (apertura 11 gennaio / 12 febbraio 2016) dotazione finanziaria: 20 milioni di euro di risorse
12 progetti presentati, (3 fuori dai termini)
1 solo progetto ammesso per 1,2 milioni.
istruttorie ancora in corso su 2 progetti
pendente un ricorso al tar da parte di una azienda esclusa
risorse ancora da assegnare: circa 18,8 milioni
accordo di programma area costiera livornese – 8 maggio 2015
bando invitalia legge 181 (apertura 6 febbraio / 7 marzo 2017)
dotazione finanziaria: 10 milioni di euro di risorse
12 progetti presentati
1 solo progetto ammesso per circa 1,7 milioni
dei 10 milioni disponibili, ben 8,3 milioni circa verranno rimessi a
bando.
Accordo di programma area costiera livornese – 8 maggio 2015 bando invitalia legge 181 (apertura 6 febbraio / 7 marzo 2017)
dotazione finanziaria: 10 milioni di euro di risorse
12 progetti presentati
1 solo progetto ammesso per circa 1,7 milioni
dei 10 milioni disponibili, ben 8,3 milioni circa verranno rimessi a
bando.
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