Il costo di Quota 100, il Mef: “Costerà al massimo 20 miliardi”
Il Ministero dell'Economia interviene dopo le polemiche sorte sullo studio della Ragioneria dello Stato
Quota 100 costo, l’intervento del Mef
Non è vero che il costo di Quota 100 arriverà a 63 miliardi di euro entro il 2036. A precisarlo è il Ministero dell’Economia (Mef), dopo le polemiche sorte in seguito a un rapporto della Ragioneria dello Stato sul programma di pensionamento anticipato.
Il dato dei 63 miliardi “non trova alcun riscontro”, sottolinea il Tesoro in una nota diffusa nella serata di oggi, giovedì 12 settembre. I costi complessivi di Quota 100, chiarisce il Mef, saranno invece “sensibilmente inferiori” a 20 miliardi di euro.
Quota 100 costa 63 miliardi? “Errore giornalistico”
Secondo il Ministero dell’Economia, “il valore ampiamente sovrastimato di 63 miliardi di euro risulta essere il frutto di un’elaborazione giornalistica non corretta dal punto di vista logico” operata a partire dai dati contenuti nel rapporto della Ragioneria di Stato.
In particolare, il Tesoro fa notare come ci si sia limitati a distribuire in maniera uniforme sull’intero periodo considerato dallo studio (2019-2036) il valore medio della variazione del rapporto della spesa/Pil (0,2 per cento) stimato rispetto allo scenario base.
“Si tratta pertanto di una quantificazione non imputabile al Ministero dell’Economia e delle Finanze né certificata in alcun modo dai dati forniti dalla Ragioneria Generale dello Stato”, rimarcano da via XX Settembre.
Il Mef evidenzia inoltre che “le valutazioni contenute nel rapporto si basano sui dati del quadro macroeconomico e di finanza pubblica tendenziale contenuti nel Def 2019 e non tengono conto, invece, delle indicazioni di monitoraggio sui suddetti provvedimenti di anticipo pensionistico che evidenziano una minor adesione rispetto a quella scontata nella Relazione Tecnica di accompagnamento alla legge”.
Nel periodo considerato, prosegue il Ministero dell’Economia, “il valore della maggiore spesa complessiva derivante dalle misure in questione, alla luce delle quantificazioni iniziali effettuate nella predisposizione del suddetto decreto legge, avrebbe potuto al massimo raggiungere i 20 miliardi di euro”. “Tenendo conto dei dati più aggiornati del monitoraggio sulla misura in questione, i costi complessivi saranno invece sensibilmente inferiori a tale cifra”, conclude il Mef.
Il costo di Quota, il rapporto della Ragioneria di Stato
Il Mef è intervenuto dopo che oggi tutti i giornali hanno dato la notizia di uno studio della Ragioneria generale dello Stato sulla spesa previdenziale, secondo cui il programma Quota 100 costerà circa 63 miliardi di euro entro il 2036.
Secondo quanto emerso, il rapporto sostiene che la misura di pensionamento anticipato, che consente di andare in pensione con almeno 62 anni d’età e 38 di contributi, produrrà nel periodo 2019-2036, “ulteriori maggiori oneri pari in media a 0,2 punti di Pil l’anno”. Lo scostamento rispetto al livello di spesa precedente sarebbe di 0,5 punti di Pil nel periodo tra il 2019 e il 2021 (circa 8,8 miliardi l’anno).
Il costo di Quota 100, la posizione dell’Inps
La notizia secondo cui Quota 100 costerà 63 miliardi di euro entro il 2036 era stata commentata con toni piccati da Pasquale Tridico, presidente dell’Inps: “Sinceramente sono abbastanza sorpreso di questi 63 miliardi, probabilmente s’intende qualcos’altro”, ha dichiarato il numero uno dell’Istituto di previdenza sociale.
“Quota 100 costa, se non sbaglio, 3,8 miliardi nel 2019, e ne sono stati spesi molti di meno, perché vi hanno aderito 170.000 persone”, osserva Tridico. “Nel 2020 costa circa 8 miliardi e probabilmente ci sarà la stessa espansione dell’anno precedente, quindi del 50 per cento, allora si risparmierà qualche miliardo”.
“Nel 2021 Quota 100 costa ancora 8 miliardi, e se avrà lo stesso tasso di espansione, si risparmieranno di nuovo 4 miliardi”, prosegue Tridico. Perciò, calcola il presidente dell’Inps, la dotazione è di meno di 20 miliardi nel triennio. Ma “non si possono sommare a questi 20 miliardi i soldi che i lavoratori avrebbero preso a 67 anni, perché non ha senso”, sottolinea Tridico. “Se continua il tasso di espansione attuale, cioè al 50 per cento, se ne spende la metà”.