Con reddito di cittadinanza e Quota 100 meno posti di lavoro: l’ammissione del governo nel Def
Reddito di cittadinanza e Quota 100, le due riforme cardine dell’esecutivo Lega-M5s, non porteranno i benefici sperati dalle forze politiche che le hanno promosse.
Sono le stesse stime di Palazzo Chigi a confermare diversi trend negativi all’interno del Def, il documento economico-finanziario approvato dal governo e ora in attesa del passaggio in Parlamento. A seguito del via libera delle Camere, poi, il documento deve essere trasmesso a Bruxelles entro il 30 di aprile.
Il tasso di disoccupazione – che si intendeva ridurre con l’approvazione del RdC e con gli sgravi fiscali alle imprese che assumono – è previsto aumentare dello 0,3% per quest’anno e dello 0,7% per l’anno prossimo, mentre nel frattempo l’occupazione scenderà dello 0,2% per tutti e due gli anni.
In quanto all’impatto sul Pil si prevede che esso sarà pari allo 0,2% per quest’anno e allo 0,4% per quanto riguarda il successivo. Nel 2021, infine, tale impatto raggiungerà lo 0,7%.
È poi il Piano nazionale di riforma, documento che accompagna il Def, a spiegare che l’unico trend positivo è quello relativo ai consumi: i disoccupati beneficiari del nuovo sussidio economico di contrasto alla povertà messo in campo dai pentastellati daranno infatti una nuova spinta sotto questo profilo, mentre lo stesso effetto si prevede venga prodotto anche in vista dei nuovi occupati che andranno a sostituire coloro che usciranno da lavoro in anticipo con Quota 100.
In questo senso, quindi, la previsione è quella di un incremento dello 0,5% dei consumi nel 2019, dello 0,8% nel 2020 e dell’ 1,1% nel 2021.
Ma soffermiamoci sul capitolo assunzioni: dallo scenario attuale tratteggiato nel documento economico, l’incremento della disoccupazione sarebbe connesso al fatto che i percettori del reddito di cittadinanza, recandosi al centro per l’impiego al fine di sottoscrivere il Patto per il lavoro previsto nell’iter del RdC, verranno classificati come “disoccupati” fin quando non troveranno lavoro.
Tale aumento, peraltro, si aggiunge a una diminuzione degli occupati.
Per quanto riguarda Quota 100, a parere del centro studi dei Consulenti del lavoro il rapporto tra pensionamenti e nuove assunzioni sarà di 3 a 1: anche in questo caso, quindi, gli incentivi per le nuove assunzioni non porteranno al raggiungimento dei risultati sperati.
D’altronde alle imprese vengono riconosciuti gli incentivi solo se le assunzioni sono a tempo indeterminato full time o con contratto di apprendistato: a tale seconda opzione, tuttavia, le aziende ricorrono sempre meno.
Ad ogni modo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nega gli effetti negativi – o di non maggior crescita – per quanto riguarda reddito di cittadinanza e Quota 100. “Non è vero”, ha infatti dichiarato il premier a Bruxelles, che le due misure “non spostano in fatto di crescita, perché anche noi nelle nostre previsioni stiamo valutando che avranno un impatto positivo, ci auguriamo anzi maggiore”. “Lo valuteremo nel secondo semestre”, ha poi concluso Conte.