Plastic tax, nuova tassa sulla plastica: cosa sappiamo finora
Le ultime sul balzello inserito nella manovra 2020 che allarma i consumatori
Plastic tax, nuova tassa sulla plastica
La plastic tax, nuova tassa sulla plastica, è una delle novità più discusse della manovra economica 2020 che il governo mette a punto in questi giorni, approvata “salvo intese” due giorni fa. Come abbiamo già avuto modo di spiegare, il balzello riguarda in particolare gli imballaggi.
La plastic tax si inserisce nel programma di riconversione verde dell’economia che il governo intende sviluppare e si affianca agli incentivi per i prodotti sfusi, i green corner nei negozi, già previsti dal dl Clima con l’obiettivo di promuovere abitudini più eco-sostenibili.
La tassa, nello specifico, riguarderebbe un prelievo fiscale per colpire la produzione di imballaggi. E sarebbe ancora in discussione l’aliquota da applicare, che potrebbe essere di un euro per ogni kg di imballaggio.
Federconsumatori contro la plastic tax: 138 euro l’anno a famiglia
La plastic tax non piace alle associazioni di consumatori, che evidenziano il rischio che il balzello vada a pesare esclusivamente sulla spesa delle famiglie. Secondo un calcolo di Federconsumatori se la tassa sugli imballaggi, “come è facilmente ipotizzabile”, verrà scaricata in larga parte sui prezzi finali dei prodotti, ogni famiglia dovrà far fronte ad una maggiorazione della spesa di circa 138 euro annui.
“Condividiamo e riteniamo apprezzabile l’impegno del governo – fa sapere oggi Federconsumatori – verso una svolta all’insegna della sostenibilità della nostra economia. Ci dispiace constatare, però, come abbia scelto di seguire la strada dettata dalle emergenze, senza fare scelte coraggiose e investire sul futuro, secondo la logica del meglio una tassa oggi che un incentivo per il domani”.
Secondo l’associazione, “per indurre sul lato della produzione un incisivo cambiamento nella scelta dei materiali degli imballaggi è necessario incentivare la riconversione della plastica verso produzioni riciclabili. Inoltre è fondamentale prevedere misure di contrasto al packaging eccessivo”.
Il ministro Costa: tassa sulla plastica solo sulla non bio
Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa intanto sulla plastic tax si dice favorevole a un tavolo di confronto al Ministero dell’Economia. “È un tavolo giusto; perché quella che si chiama ‘giusta transizione’ vuol dire proprio questo”, “non lasciare indietro nessuno”. Per il ministro bisogna aiutare “le aziende a cambiare” per dirigersi “insieme” verso “una produzione che tuteli l’ambiente”.
La ‘giusta transizione’ – ha osservato Costa – che “fa parte dell’accordo di Parigi e che quindi è trasversale a tutto il mondo, vuol dire proprio questo: vuol dire non lasciare indietro nessuno. Se c’è una situazione da cambiare, non la si cambia contro qualcuno ma insieme a qualcuno”.
Il che tradotto – dice Costa – significa “aiutiamo le aziende nel caso di specie a cambiare, con l’intervento dello Stato quindi, in modo tale che siano aziende che da una produzione aggressiva per l’ambiente” diventino “invece aziende” con una produzione “tutelante per l’ambiente”. “Questo è il sistema”, ha affermato il ministro.
Sulla plastic tax il ministro Costa immagina anche di “mantenere una tassazione sulle plastiche non biodegradabili e non biocompostabili, cioè quelle non eco-compatibili e non riciclabili”. “Invece – ha proseguito oggi – possiamo salvaguardare quelle che sono biocompatibili perché diventano materia prima seconda”.
“È un’idea che io propongo come ministro dell’Ambiente, che naturalmente riguarda l’intero governo – ha detto ancora il ministro – sulla quale si può ragionare. Io la vedo possibile. E intanto cominciamo anche a cambiare la narrativa” verso “l’economia e l’ambiente” che “camminano assieme”.
La plastic tax dovrebbe garantire 800 milioni di euro a partire dal 2020, ma che a regime dovrebbero salire fino a 1,4 miliardi.