“Abbassare l’Iva per far ripartire i consumi”: il piano di Conte costa 10 miliardi
Si punta a rilanciare turismo, ristorazione, abbigliamento e automobile e l'intervento avrebbe una durata biennale, ma il costo dell'operazione potrebbe raggiungere i 10 miliardi
Tagliare l’Iva per rilanciare i consumi: non è un’ipotesi ma è l’ipotesi. Ne ha parlato ieri, domenica 21 giugno, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in un incontro con alcuni cittadini ricevuti in rappresentanza di alcune categorie produttive nell’ambito degli stati generali in corso a Villa Pamphilj a Roma.
“Stiamo discutendo in questi giorni un po’ sull’Iva. Potrebbe essere ritoccata, abbassarla un po’ potrebbe dare una spinta ai consumi”, ha specificato Conte. Si tratterebbe di un primo step concreto per spingere l’economia prima di mettere in campo le misure legate al Recovery Fund per il prossimo anno che vanno dalla digitalizzazione alla Green Economy alle opere pubbliche.
”Dobbiamo studiare con molta attenzione, ma sicuramente c’è molta preoccupazione per il fatto che, e lo avevamo in parte anche previsto, pur con la riapertura delle attività commerciali e produttive i consumi non stanno ripartendo. Questo era comprensibile”, ha detto il premier, secondo il quale “non è ripartito anche quel clima di fiducia pieno, che fa ripartire anche il circuito dei consumi. Questo ovviamente ci preoccupa perché se non aumentano i consumi l’intera economia, anche l’offerta, ne risente”.
Una dichiarazione che conferma quanto anticipato la scorsa settimana dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri che al festival di Trento ha parlato di uno studio per abbassare l’Iva sulla scia di quanto fatto in Germania. Il costo, a seconda delle dimensioni del provvedimento, andrà dai 4 ai 10 miliardi. L’intervento avrebbe una durata biennale fino al 2022, una sorta di mega una tantum fiscale e sarebbe condizionato all’uso della moneta elettronica. Il piano Iva potrebbe essere deciso dal governo già questa settimana: si parla di una cura shock in grado di restituire ossigeno ai consumi arrivando quasi a dimezzare le aliquote massime attualmente del 22 per cento, con un taglio di dieci punti. Un piano molto più ambizioso di quello messo in essere dalla cancelliera tedesca Angela Merkel.
In Germania si è decisa la riduzione temporanea dell’Iva, da luglio a fine anno, che passa dal 19 al 16% e dal 7 al 5% per molti prodotti alimentari. A ciò si aggiungono le misure a sostegno delle famiglie, tra cui vi è un bonus da 300 euro per ogni bambino, e investimenti di 50 miliardi di euro destinati a interventi di economia green come la promozione delle auto elettriche e l’aumento delle stazioni di ricarica.
L’abbassamento dell’Iva è la proposta che circola da un po’ anche nell’area Cinque Stelle di governo. Laura Castelli, viceministra grillina all’Economia ne parla da martedì scorso: “Avevamo già lavorato in questa direzione per dare una spinta ai consumi, la Germania lo sta facendo. Per qualche anno si può abbassare l’Iva insieme alla strategia già messa in campo dal presidente del Consiglio a favore dei pagamenti elettronici”. E ha aggiunto: “Il taglio dell’Iva sarebbe un bell’elastico per i consumi. È un ragionamento che facemmo allora e secondo me si può riprendere da lì, insieme a una riduzione dell’Irpef e la fiscalità di vantaggio per le imprese”.
I comparti interessati dal taglio potrebbero essere quelli più colpiti dalla crisi: si parla di turismo, ristorazione, artigianato, abbigliamento e automobile. Il taglio dell’Iva sul vino e sui principali prodotti alimentari spingerebbe i consumi con effetti positivi sui redditi delle famiglie più bisognose e sulla produzione Made in Italy. È quanto afferma il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, in riferimento alle parole del premier.