Pensioni, Quota 100 e divieto di cumulo: ecco chi dovrà restituire l’assegno
QUOTA 100 ULTIME NOTIZIE – Sono partiti ad aprile i primi assegni con Quota 100 (per i dipendenti privati, mentre per quelli pubblici occorre attendere agosto), il nuovo meccanismo di anticipo pensionistico introdotto dal governo Lega-M5s con il “decretone” e in sperimentazione per il triennio 2019-2021.
Tale riforma previdenziale – che permette ai lavoratori di andare in pensione con almeno 62 anni di età e 38 di contributi versati – si propone di operare un superamento della Legge Fornero e prevede dei paletti ben precisi per chi decide di uscire da lavoro beneficiando di questo “anticipo”.
Uno di questi è il divieto di cumulo: in sostanza non è possibile, per chi sceglie di andare in pensione con Quota 100 e fino alla maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia, cumulare altri redditi da lavoro (dipendente o autonomo) superiori ai 5mila euro lordi annui con l’assegno.
È dunque necessario che chi ha presentato domanda faccia un controllo sugli introiti delle sue attività lavorative, oppure rischia di dover restituire l’assegno ricevuto.
D’altronde l’Inps, prima con la circolare n.11 del 2019 e poi con il messaggio 1551/2019, ha recentemente chiarito alcune questioni su cui i lavoratori avevano ancora delle perplessità: se inizialmente dalla suddetta soglia dei 5mila euro lordi erano stati tenuti fuori tutti quei redditi alternativi, come ad esempio quelli relativi a partecipazioni in società a responsabilità limitata in ambito commerciale, ora l’istituto ha esteso il divieto di cumulo a qualsiasi reddito che possa essere collegato ad una attività lavorativa.
Delucidazioni sono giunte anche in merito ai contributi versati mentre si percepisce la NASpi (cioè il sussidio di disoccupazione): essi possono essere fatti valere nell’ambito del perfezionamento del requisito contributivo anche per andare in pensione con Quota 100.
All’Inps rimane ora chiarire in che modo sono effettuate le verifiche sul divieto di cumulo, ma comunque chi viola questa regola sarà costretto a restituire quanto incassato.