Pensioni Quota 100, in corso le simulazioni Inps-Mef
PENSIONI QUOTA 100 PENALIZZAZIONI – Le ultime novità in merito alla riforma delle pensioni Quota 100 riguardano le simulazioni Inps-Mef (in pdf) in corso al fine di calcolare costi (e risparmi) delle due misure cardine del governo Lega-M5s: superamento della legge Fornero e reddito di cittadinanza.
Proprio per quanto riguarda Quota 100, nelle scorse ore il vicepremier e ministro degli Interni Matteo Salvini ha ribadito che la partenza della riforma è prevista per febbraio 2019 e che essa riguarderà tutti, senza paletti o penalizzazioni; il suo impianto, però, potrebbe subire delle modifiche che creerebbero al contrario svantaggi per alcune categorie.
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Pensioni Quota 100 | Quali penalizzazioni?
Tali cambiamenti della struttura della nuova legge in materia di previdenza riguardano le finestre di uscita, che da trimestrali potrebbero diventare semestrali, con effetti negativi sui dipendenti pubblici e il personale scolastico. Si tratta comunque ancora solo di ipotesi in quanto il testo ufficiale di Quota 100 2019 non è ancora stato presentato.
Sembra però che il premier Giuseppe Conte voglia accontentare le richieste giunte da Junker e, soprattutto, evitare la procedura di infrazione; a non essere d’accordo con questa linea ci sono i due vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, i quali ritengono anche che scendere sotto il 2 per cento del rapporto deficit-Pil sia eccessivo.
Ed è proprio questa la ragione alla base delle simulazioni Inps e Mef: capire cioè quanto è la spesa – sia per Quota 100 che per il reddito di cittadinanza – e se è davvero il caso di apportare alcune modifiche (come quella riguardante le finestre mobili).
Se così fosse tutti quei lavoratori che maturano i requisiti il 1 gennaio 2019, potrebbero andare in pensione soltanto il primo giugno 2019; inoltre, le finestre per i dipendenti pubblici diventerebbero due l’anno. Un meccanismo che sostanzialmente è pensato per evitare un esodo di massa; le penalizzazioni, comunque, potrebbero diventare sempre più severe con gravi ripercussioni per il personale della scuola, a meno di uno slittamento del reddito di cittadinanza che permetterebbe di recuperare risorse.