Pensioni, è allarme: “I giovani rischiano di vivere una vecchiaia in povertà”
Pensioni giovani rischio povertà | Rapporto sullo stato sociale | Ultime news
PENSIONI GIOVANI RISCHIO POVERTÀ – È decisamente un quadro poco edificante e anzi molto preoccupante per i giovani quello che viene prospettato all’interno del 13esimo Rapporto sullo Stato sociale, curato da Felice Roberto Pizzuti, economista dell’università La Sapienza di Roma.
Nello studio, infatti, viene sottolineato come “oltre la metà dei lavoratori dipendenti assunti dopo il 1995, avendo sperimentato retribuzioni saltuarie e basse, rischiano di maturare una pensione del tutto inadeguata a tutelarli dalla povertà”.
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Una prospettiva che tutti i giovani di oggi hanno ben chiaro in mente. Non è raro, infatti, sentir dire ai ragazzi che – sebbene abbiano davanti ancora molto tempo – hanno già rinunciato all’idea di maturare i contributi per ottenere la pensione. Ma leggerlo nero su bianco ha sempre un altro effetto.
Nelle sue riflessioni, Pizzuti propone di “attenuare il collegamento rigido tra prestazioni e contributi” tramite l’introduzione di una pensione di base, “un importo pensionistico garantito che tenga conto degli anni di attività individuale anziché del solo montante di contributi accumulato”.
Pensioni giovani rischio povertà | Le parole di Tridico, presidente Inps
Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, a margine della presentazione del Rapporto sullo stato sociale ha ammesso l’esistenza del problema relativo al rischio povertà per tanti giovani italiani.
“Per via di lavori precari e carriere instabili, difficilmente avranno pensioni dignitose”, ha dichiarato infatti il numero uno dell’Istituto nazionale di previdenza sociale.
E a questo proposito, Tridico ha espresso il suo auspicio affinché venga “allargata la pensione di cittadinanza” fino a 780 euro.
Pensioni giovani rischio povertà | Le parole di Mattarella
Anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha commentato con un messaggio il Rapporto sullo stato sociale di Pizzuti. Invitando chi di dovere a impedire che “i profondi cambiamenti che hanno investito la nostra struttura sociale ed economica si trasformino in esclusione ed emarginazione”.
Gli interventi assistenziali, ha continuato il capo dello Stato, “non possono limitarsi a mere erogazioni di sussidi, ma devono tendere all’obiettivo di arginare l’emarginazione sociale”.
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