Moody’s taglia la stima sulla crescita del Pil 2019 per l’Italia: “Da 0,4 a 0,2 per cento”
I dati dell'agenzia di rating in una nota di aggiornamento
Moody’s su crescita e Pil in Italia
È un duro giudizio quello espresso sull’Italia da Moody’s oggi, martedì 10 settembre. Secondo l’agenzia di rating, una delle maggiori al mondo, i fattori principali che motivano il livello Baa3 sui titoli italiani sono “gli elevati livelli di debito pubblico che difficilmente diminuiranno nei prossimi anni, la crescita lenta e la mancanza di un’agenda di politica economica coerente”. L’agenzia si è espressa in una nota di aggiornamento, precisando che si tratta di una “credit opinion” e non di una decisione sul rating dell’Italia.
La “visione creditizia dell’Italia” viene attualmente valutata da Moody’s “al livello Baa3 con outlook stabile”.
L’agenzia di rating ha parlato anche del nuovo esecutivo Pd-M5S. “La formazione di un governo di coalizione di centrosinistra – ha fatto sapere – dovrebbe far prevedere un periodo di stabilità politica in Italia, che è positivo nei confronti di uno scenario di debole crescita dell’economia domestica e incerte prospettive di crescita globale”.
Nella nota sull’Italia viene precisato poi che il nuovo governo “dovrebbe anche consentire la presentazione tempestiva del bilancio 2020” e che “sarà meno euroscettico rispetto al precedente governo del Lega-M5S” e “meno conflittuale nei confronti dell’Europa”.
Moody’s ha anche ridotto le previsioni di crescita del Pil per l’intero anno 2019 a solo lo 0,2 per cento, dallo 0,4 per cento stimato in precedenza. “Prevediamo una performance di crescita leggermente più forte nella seconda metà dell’anno, con tassi di crescita trimestrali dello 0,1-0,2 per cento” grazie “principalmente ai continui sviluppi positivi sul mercato del lavoro e sulle esportazioni”.
Moody’s è una delle più note agenzie di rating al mondo insieme a Standard & Poor’s e Fitch Ratings. I giudizi e le decisioni sul rating ricevono una particolare attenzione nel nostro Paese in un periodo in cui rimane alto il debito pubblico e l’economica non cresce. La crisi politica delle ultime settimane ha confermato l’alta volatilità dello spread Btp/Bund, che è sceso intorno ai 150 punti base dopo essersi mosso per mesi oltre i 200 punti.
Secondo una stima dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani la salita del differenziale tra tassi italiani e tedeschi a 10 anni ci costerà nel tempo circa 20 miliardi di euro di maggiori interessi da pagare sui titoli di Stato.
Una decisione di Moody’s sul rating dell’Italia era attesa la scorsa settimana. Poi l’agenzia ha comunicato di aver rinviato i suoi giudizi.