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“I profitti del vaccino anti-Covid di Moderna finiranno nei paradisi fiscali”, la denuncia della ong olandese SOMO

Immagine di copertina
Credit: Peter Endig/dpa-Zentralbild/ZB/ANSA

La casa farmaceutica statunitense Moderna, produttrice di uno dei soli due vaccini anti-Covid a mRNA attualmente approvati dalle autorità sanitarie mondiali, userà una propria filiale in Svizzera e un’altra nello Stato federato americano del Delaware per pagare meno tasse sulla vendita dei sieri contro il Coronavirus. Tutto in maniera perfettamente legale.

La denuncia arriva da una ong olandese, la Research on Multinational Corporations (SOMO), che in un rapporto pubblicato ieri parla di un presunto “triplo smacco” della società americana ai contribuenti, accusata di servirsi di “paradisi fiscali” come la Confederazione elvetica e lo Stato federato americano.

Secondo la no-profit, Moderna potrebbe riuscire a pagare meno tasse sui profitti derivanti dai vaccini in Europa e sui brevetti depositati negli Stati Uniti, avendo invece ricevuto ingenti fondi pubblici per sviluppare il proprio siero anti-Covid, venduto comunque a prezzi tutt’altro che calmierati.

In primis, SOMO cita il primo dei due contratti conclusi tra l’azienda farmaceutica statunitense e la Commissione europea: il documento prevede che l’Unione paghi le dosi ordinate alla multinazionale statunitense alla filiale elvetica della società, la Moderna Switzerland GmbH, costituita soltanto nel giugno del 2020 e con sede legale a Basilea. L’ong olandese fa notare il livello “estremamente contenuto” della tassazione sui redditi delle imprese straniere applicato in Svizzera, pari al 13 per cento.

La casa farmaceutica statunitense produce il proprio siero anti-Covid tramite la controllata elvetica Lonza, che per le dosi destinate agli Stati Uniti opera da uno stabilimento produttivo situato a Portsmouth, nel New Hampshire, mentre realizza i carichi acquistati dall’Unione europea nell’impianto di Visp, nella regione del Canton Vallese, in Svizzera, e in un altro nel Brightlands Campus di Geleen, nei Paesi Bassi.

A inizio giugno è stata la stessa azienda elvetica ad annunciare che lo stabilimento olandese produrrà fino a 300 milioni di dosi all’anno del vaccino Spikevax di Moderna, diventando così il principale fornitore di questo siero per l’Ue. È anche vero che la decisione di produrre nei Paesi Bassi il vaccino anti-Covid dell’azienda statunitense è successiva alla conclusione del contratto con la Commissione europea citato dall’ong olandese.

Tuttavia, “seguendo la logica della giustizia fiscale”, secondo SOMO, “i profitti di Moderna dovrebbero essere tassati dove si svolge la sua reale attività economica per sviluppare, produrre e commercializzare i vaccini“. La no-profit propone infatti di far pagare alla multinazionale le imposte previste nei Paesi Bassi sugli utili generati dalla vendita delle dosi prodotte nello stabilimento olandese. In questo caso, l’azienda dovrebbe pagare il 25 per cento di tasse sui propri profitti invece del 13 per cento applicato in Svizzera.

Secondo SOMO, “è probabile che” sui circa 8,7 miliardi di euro ad oggi dovuti all’azienda dagli Stati membri dell’Ue per le 460 milioni di dosi ordinate del vaccino Spikevax, Moderna pagherà in media meno tasse di quante ne avrebbe sborsate se fosse stata sottoposta alle aliquote fiscali previste nei singoli Paesi.

Non solo. La Research on Multinational Corporations (SOMO) ricorda come la casa farmaceutica statunitense detenga “molti dei suoi brevetti” in Delaware, dove brevetti, domande di brevetto, marche, marchi commerciali, proprietà intellettuale e altri generi simili di asset immateriali sono esenti dalla tassazione statale se costituiscono l’attività principale dell’azienda o della filiale ivi registrata, proprio come nel caso di Moderna.

In più, la multinazionale ha ricevuto ingenti fondi pubblici, soprattutto dagli Stati Uniti, per sviluppare il proprio siero anti-Covid. Secondo il dipartimento della Salute statunitense, dal dicembre 2020 Moderna ha ottenuto circa 4,1 miliardi di dollari di fondi federali per realizzare il vaccino Spikevax, di cui 955 milioni solo dal programma Warp Speed, una partnership pubblico-privata voluta dall’amministrazione del presidente Donald Trump.

Nonostante questo, l’azienda non ha affatto calmierato i prezzi. Ad oggi, Washington ha ordinato quasi 7,5 miliardi di dollari di vaccini anti-Covid prodotti da Moderna, pagando circa 15 dollari a dose. L’Unione europea ha ordinato invece oltre 8,77 miliardi di euro di sieri Spikevax, versando un acconto iniziale di oltre 300 milioni di euro, al prezzo di 18 dollari (14,70 euro) a dose per il primo ordine da 160 milioni di vaccini e di 22,50 dollari (circa 19 euro) a dose per i carichi successivi.

Secondo i calcoli della Research on Multinational Corporations (SOMO), circa il 44 per cento dei quasi 10,35 miliardi di dollari (8,77 miliardi di euro) ricavati dalla multinazionale americana dalla sola vendita dei vaccini anti-Covid in Europa “sarà probabilmente costituito da profitti“, per lo più tassati in Svizzera a un’aliquota non superiore al 13 per cento. Secondo il quotidiano economico belga De Tijd, l’azienda potrebbe addirittura arrivare a pagare soltanto il 7,83 per cento di imposta sull’utile se dovesse essere sottoposta al regime elvetico previsto per le holding.

“Il fatto che Moderna sia intenzionata a ricevere i ricavi del vaccino contro la Covid-19 in questa filiale (di Basilea – ndr) di recente costituzione, in una giurisdizione in cui non aveva in precedenza una presenza economica significativa, indica che questa mossa è stata motivata dal punto di vista fiscale”, conclude la no-profit olandese.

L’azienda non ha al momento voluto commentare il rapporto della Research on Multinational Corporations (SOMO).

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