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Mes: cosa è, come funziona e quanto costa all’Italia

Immagine di copertina
Credit: Pixabay

Mes: cosa è, come funziona e quanto costa all’Italia

Cosa è il Mes? Come funziona? Quali condizioni prevede? Quanto costa all’Italia? È rischioso? In questo articolo proviamo a fare un po’ di chiarezza sul tema che divide la politica italiana: Pd, Forza Italia e Italia Viva sono a favore; Movimento 5 Stelle, Lega e Fratelli d’Italia sono contrari; Liberi e Uguali ha al suo interno favorevoli (Bersani) e contrari (Fassina).

Cosa è il Mes

Mes è l’acronimo di Meccanismo Europeo di Stabilità e viene spesso indicato con il sinonimo di Fondo salva-Stati dell’area Euro. Il Mes è un’organizzazione internazionale istituita nel 2012 con un Trattato sottoscritto dagli allora 17 Paesi che adottavano come moneta l’euro (oggi sono 19, essendosi aggiunte nel frattempo Lituania e Lettonia). La sua funzione è offrire assistenza (ossia prestare denaro) ai Paesi membri che si trovino in condizioni di difficoltà economica e che, proprio a causa di queste difficoltà, potrebbero minacciare la stabilità finanziare dell’Eurozona.

Come funziona il Mes

Il Mes è sostanzialmente un Fondo che presta denaro ai Paesi in difficoltà che lo richiedono. Come si alimenta questo fondo? Attraverso i contributi degli Stati membri: ciascun Paese partecipa in misura proporzionale alle dimensioni della propria economia. Il Mes ammonta a circa 704 miliardi di euro, di cui però solo 80 miliardi sono già stati versati. Gli Stati si sono peraltro impegnati a versare la restante quota con breve preavviso, in caso di necessità. Come viene deciso se prestare o no denaro a uno Stato? Il Mes è gestito da un Consiglio dei governatori, composto dai ministri dell’Economia dei singoli Paesi. Le principali decisioni vengono prese all’unanimità.

Quanto costa all’Italia il Mes

L’Italia è la terza economia dell’area Euro, dopo Germania e Francia. E dunque il suo contributo al Mes è il terzo più grande. Il contributo dell’Italia ammonta a circa 125 miliardi di euro, di cui 14 miliardi sono già stati versati. La quota a nostro carico è dunque pari al 17,9% del totale del Fondo. La Germania contribuisce per il 27% (190 miliardi, di cui 21 già versati), la Francia partecipa per il 20% (142 miliardi, di cui 16 già versati).

Il Mes e la crisi Coronavirus

In seguito all’esplosione dell’emergenza Coronavirus in Europa e alla conseguente crisi economica, nell’aprile 2020 i Stati dell’Eurozona si sono accordati per un sostegno reciproco, all’interno del Mes, chiamato Pandemic Crisis Support. Si tratta di un prestito che i Paesi in difficoltà a causa del Covid possono chiedere per sostenere spese sanitarie dirette e indirette. Il prestito può arrivare fino al 2% del Pil registrato da quel Paese nel 2019. All’Italia potrebbero arrivare circa 37 miliardi di euro.

A quali condizioni viene prestato il denaro?

La principale differenza di questo Pandemic Crisis Support rispetto al Mes ordinario è che non sono previste “condizonalità”: in altre parole, non bisogna rispettare nessun particolare vincolo per poter ottenere il prestito. Si tratta di una differenza non da poco: come si è visto in passato, in particolare nel caso della Grecia, fare ricorso al Mes ordinario significa infatti dover sottostare al rigido controllo di enti sovranazionali (la cosiddetta Troika, composta da Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale), che finiscono così per avere un peso decisivo nelle proprie politiche interne. Con il Pandemic Crisis Support questo non potrebbe accadere, almeno stando alle condizioni concordate ad aprile 2020.

Le condizioni potrebbero cambiare in futuro?

Il più diffuso argomento contro il ricorso al Mes (o meglio: al Crisis Economic Support) è che in futuro alcune condizionalità potrebbero essere inserite. In altre parole: si teme che la situazione attuale (nessuna condizione per ottenere il prestito) in futuro potrebbe cambiare, lasciando così il fianco scoperto all’intervento della Troika. In effetti, non c’è alcuna garanzia sul fatto che le regole attuali non possano essere modificate. Il rapporto tra il Paese che chiede aiuto e il Mes è regolato dal Regolamento Ue n.472 del 2013, che fa parte del cosiddetto Two Pack: all’articolo 3 comma 7 di questo regolamento si legge che “se la Commissione giunge alla conclusione che sono necessarie ulteriori misure e che la situazione economica e finanziaria dello Stato membro in questione ha importanti effetti negativi sulla stabilità finanziaria della zona euro o dei suoi Stati membri, il Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata su proposta della Commissione, può raccomandare allo Stato membro interessato di adottare misure correttive precauzionali o di predisporre un progetto di programma di aggiustamento macroeconomico”.

Mes: il risparmio per l’Italia

Oltre alla mancanza di condizionalità, l’altro principale argomento a sostegno del Mes (o meglio: del Pandemic Crisis Support) sta nel fatto che l’Italia potrebbe risparmiare. Cosa significa? Significa che ottenere un prestito dal Mes sarebbe più conveniente che ottenerlo sui mercati, perché i tassi d’interesse applicati sarebbero più bassi. Il tasso d’interesse applicato ai prestiti del Mes sarebbe dello 0,1% annuo, a fronte dell’1,7% circa applicato sui Btp decennali. Il risparmio – è stato calcolato dalla Banca d’Italia – sarebbe pari a circa 500 milioni l’anno per 10 anni.

Leggi anche: 1. Il Piano Colao costerebbe 170 miliardi in 5 anni (ma potrebbero essere coperti dall’Ue) / 2. Cottarelli a TPI: “Governo lento. Mes? Ok ma all’Italia non può bastare. Quest’anno deficit al 10%”

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