Mario Draghi: “Gli Stati devono spendere di più. Serve un’unione fiscale dell’Eurozona”
Il presidente uscente della Bce ha rilasciato un'intervista al Financial Times in cui ha proposto la sua "ricetta" per far fronte al rallentamento globale dell’economia
Mario Draghi: “Gli Stati devono spendere di più. Serve un’unione fiscale”
“Gli Stati devono spendere di più ed è arrivato il momento di un’unione fiscale dell’Eurozona”: sono alcuni dei passaggi più importanti dell’intervista che Mario Draghi ha rilasciato al Financial Times.
Il presidente uscente della Bce, il cui mandato scade a fine ottobre, sottolinea la necessità di una riforma fiscale dell’Eurozona che rafforzi l’Unione economica e monetaria, rendendola competitiva.
“Data la debolezza dei singoli Stati in un mondo sempre più competitivo per effetto delle potenze globali, è cruciale avere un’Unione più forte – dichiara Draghi al quotidiano britannico – In alcune aree, una maggiore integrazione fiscale favorirebbe questo risultato”.
L’unico modo per avere un’Unione economica e monetaria più forte, capace di competere con Cina e Usa, secondo Draghi è quello di avere un “budget condiviso per l’Eurozona”.
“Chiaramente il dibattito politico per arrivare a questo risultato è ancora molto indietro – ammette il presidente della Bce – ma io sono ottimista”.
Mario Draghi, poi, difende la scelta della Bce di stimolare l’economia attraverso la politica di tassi bassi e il rilancio del Quantitative Easing, che hanno avuto il merito, a suo dire, di contrastare le conseguenze negative come creare inflazione nei prezzi degli asset e penalizzare i risparmiatori.
Secondo Draghi, però, “lo stimolo monetario straordinario rischia di dover durare a lungo senza un supporto dalla politica fiscale”. Ecco perché l’economista sostiene che l’aumento della spesa pubblica è “più urgente di prima”.
Il presidente della Bce, poi, si dice ottimista per il futuro. “Le persone in Europa hanno capito i benefici che ha portato la moneta unica e la fiducia nell’Eurozona va crescendo ancora: gli oppositori dell’euro non avranno successo”.