La Leadership Distribuita, il nuovo approccio dei manager e imprenditori di domani
Thomas Hobbes, filosofo britannico vissuto a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, nella sua opera più famosa “Leviatano”, assume una posizione contraria alla divisione dei poteri sostenendo che, per mantenere stabile e compatta un’organizzazione, i poteri devono essere concentrati tutti nelle stesse mani.
Con il termine “leadership distributiva” introduciamo una riflessione sul ruolo del singolo in un’organizzazione… è possibile ragionare nell’ottica che un’azienda possa essere condotta da una sola persona? Secondo la Leadership Distributiva la capacità di guidare, di prendere decisioni e di influenzare non dovrebbero essere compito di una sola persona, o di un gruppo ristretto, ma dovrebbero essere diffuse omogeneamente all’interno del team permettendo così di responsabilizzare i membri del gruppo, massimizzare la produttività, l’innovazione e la soddisfazione dei dipendenti e dare vita ad una squadra coesa in cui le persone si sentano valorizzate, ascoltate e coinvolte. Essendo la leadership distribuita tra i membri del gruppo, e non essendo quindi esercitata esclusivamente da un leader, ogni membro può dare contributi costruttivi prendendo lui stesso la posizione di leader. Necessario per il raggiungimento di un obiettivo è che i membri si impegnino a condurre il gruppo in modo proattivo, agendo in anticipo nella risoluzione di una problematica senza la necessità che venga detto dall’alto.
La Leadership Distributiva è dunque un processo che emerge dall’interazione di persone che contribuiscono con i loro punti di forza. Le 4 abilità principali che costituiscono la leadership sono: il “sensemaking” (capacità di mettere a fuoco con esattezza cosa sta succedendo, condividendo la prospettiva e richiedendo un feedback), il “relating” (abilità di coltivare le relazioni con gli altri attraverso l’ascolto e il dialogo), il “visioning” (capacità di visualizzare il futuro e ciò che si vuole ottenere) e “inventing” (saper sviluppare tramite la creatività e la sperimentazione nuovi modi per raggiungere la visione).
Una delle prime figure dell’imprenditoria italiana ad aver applicato il concetto di Leadership Distributiva nella propria azienda è stata Giovanni Agnelli, colui che ha introdotto una visione più moderna e lungimirante del mondo imprenditoriale e consolidato in modo che la FIAT diventasse protagonista a livello internazionale.
Alla FIAT Agnelli manifestò la propria volontà di distaccarsi dai metodi di gestione precedenti, intaccando il centralismo dell’età di Valletta per divisionalizzare la struttura d’impresa e modificare i suoi centri decisionali. Agnelli si trova nella condizione di dover rinnovare profondamente la mappa delle funzioni d’impresa di una azienda potente e coesa ma centralizzata al massimo e scandita da una successione quasi interminabile di livelli e di gradi gerarchici. L’imprenditore interviene ridefinendo il sistema aziendale: decentralizza il potere e concede autonomia operativa ai settori, in modo da responsabilizzarli nel conseguimento dei risultati. L’operato di Gianni Agnelli alla FIAT viene definito da Sergio Marchionne, dirigente d’azienda che ha guidato il profondo rinnovamento dell’azienda stessa, il miglior esempio di “turnaround”, una trasformazione veloce e intensa in risposta a una crisi che minaccia la sopravvivenza di un’impresa, la quale pone le basi per il suo rilancio. Marchionne crede nel riconoscimento delle capacità delle persone indipendentemente dall’età e nella necessità di dare loro la possibilità di crescere in quanto è l’unica via per assicurare la crescita dell’azienda.
Egli spiega come il principale problema dei manager sia la creazione di piramidi che non permettono l’efficace gestione dell’azienda; più stretto è il controllo e peggio funziona l’impresa. La strategia migliore sarebbe dunque quella di creare un’organizzazione orizzontale, permettendo all’azienda di muoversi ad alta velocità grazie ad un modello che consente decisioni condivise e rapidità di esecuzione.
Liberare le energie della classe operaia permetterebbe ad essa di fare aumentare la produttività maggiormente rispetto ad un’organizzazione piramidale. Grazie a questa strategia, fondendo leadership e management, Marchionne ha dato vita ad un nuovo stile i cui tre elementi fondamentali sono il gruppo, i suoi membri e il suo leader; le riunioni del gruppo devono essere momenti di tensione positiva in cui ogni membro mette tutto sé stesso per affrontare e risolvere i problemi dei suoi colleghi d’azienda.
Dopo aver verificato l’efficienza della Leadership Distributiva potremmo dire di aver trovato un approccio agile per agire al nuovo mondo VUCA. Con l’acronimo VUCA (volatilità, incertezza, complessità, ambiguità) descriviamo i cambiamenti di un mondo moderno che, a causa della globalizzazione e della digitalizzazione, sta diventando sempre più complesso. Con i mercati che cambiano rapidamente diventa sempre più difficile pianificare e analizzare le diverse situazioni; è perciò indispensabile che i leader di oggi riescano a mitigare queste difficoltà per poter migliorare le loro capacità strategiche ed ottenere risultati migliori. Ogni azienda dovrebbe sfidare sé stessa nell’affrontare con determinazione ogni complessità del mondo VUCA: avere un intento ben preciso e una direzione chiara per guidare le azioni permetterebbe di trasformare la “volatilità” in “visione”, ascoltare le idee di ogni membro del gruppo aiuterebbe i leader a pensare in modo diverso convertendo l’incertezza in comprensione, cercando di dare assieme un senso alla “Complessità” essa si potrebbe facilmente trasformare in “chiarezza”, così come essere pronti ad affrontare le sorprese permetterebbe il passaggio da “Ambiguità” ad “agilità”.
Al giorno d’oggi, dunque, possiamo dire quanto sia indispensabile che vengano introdotti in azienda pratiche e processi quotidiani che aiutino le persone, i manager e i leader ad osservare il contesto e immaginare in base ad esso le possibili traiettorie future comprese di rischi ed opportunità.