Concorso per allievi agenti della Polizia: la strana vicenda dei 455 partecipanti idonei e poi esclusi
Concorso per allievi agenti della Polizia: il caso dei 455 partecipanti idonei e poi esclusi
Era il maggio 2017 quando circa 40mila aspiranti allievi agenti della Polizia di Stato partecipavano a un concorso pubblico risultando idonei. Era un concorso molto atteso, dal momento che da 20 anni non ne veniva bandito uno del genere.
Il concorso aveva come requisiti un’età non superiore ai 30 anni di età e la licenza media. Dalla prova scritta venne formata una prima graduatoria con 3.422 candidati che sarebbe rimasta valida per 3 anni, fino a ottobre 2020.
Dieci giorni dopo il bando, il 29 maggio 2017 veniva però approvato dal governo Gentiloni il decreto legislativo 95 sul riordino delle carriere, che aveva valore retroattivo (valido quindi non solo per i concorsi futuri ma anche per quelli in corso) e che introduceva nuovi requisiti: limite di età a 25 anni e diploma di scuola secondaria superiore. La graduatoria dei 3.422 candidati era però stata fatta sulla base dei vecchi requisiti (30 anni di età e licenza media).
Il risultato fu che da quella graduatoria vennero esclusi coloro che non erano più in possesso dei requisiti. Molti degli allievi che avevano passato le selezioni non poterono dunque accedere al corso di formazione per allievi agenti della Polizia di Stato, perché nel frattempo i requisiti erano stati cambiati.
Molti di loro presentarono un ricorso al Tar, vincendolo e potendo quindi partecipare ai test psico-attitudinali. Di loro 455 risultarono “idonei con riserva” e il 29 agosto scorso avrebbero dovuto cominciare il corso di formazione, come previsto dal decreto il 13 marzo 2019 ha indetto un procedimento finalizzato all’assunzione di 1.851 allievi.
Ma per i 455 già beffati arriva l’ennesima sorpresa: il 13 agosto vengono convocati per il corso di nuovo soltanto quelli che avevano i “nuovi requisiti”, età inferiore ai 26 anni e diploma.
Questi ultimi hanno presentato un nuovo ricorso al Tar che è stato nuovamente accolto. Allo stesso tempo l’avvocatura dello Stato ha chiesto la revoca dei provvedimenti di modo da poter far partire i corsi per tutti.
Il 30 agosto però il ministero dell’Interno ha inviato una lettera in cui spiegava che per alcuni motivi i 455 ricorrenti al Tar non potevano essere ammessi ai corsi: mancanza di strutture, difficoltà a reperire strumentisti e vestiario ed armamento individuale. La vicenda è ancora aperta e non si sa ancora come finirà quella che a tutti gli effetti ha i contorni di una beffa.