Lavoro, per il 68% degli occupati la priorità è lavorare meno: “Dimissioni fuga verso impiego migliore”
Lavoro, per il 68% degli occupati la priorità è lavorare meno: “Dimissioni fuga verso impiego migliore”
Più di due lavoratori su tre vogliono ridurre il tempo trascorso a lavoro. È quanto emerge dal nuovo rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, che descrive come “nuovo paradosso italiano” quello che vede da un lato un mercato del lavoro dinamico e dall’altro la minore voglia di lavorare da parte degli occupati. Secondo il rapporto, il 67,7% degli occupati italiani in futuro vorrebbe ridurre il tempo dedicato al lavoro. Un dato trasversale alle fasce demografiche, pari al 65,5 percento per i giovani, al 66,9 percento per gli adulti e al 69,6 percento per gli over 50. Spesso, secondo Censis e Eudaimon, le dimissioni rappresentano una fuga verso un lavoro migliore: tra i lavoratori con meno di 60 anni dimessisi dal lavoro, il 67 percento si è ricollocato in un altro impiego entro tre mesi.
Attualmente il 30,5 percento degli occupati (il 34,7 percento tra i giovani) dichiara di impegnarsi nel lavoro lo stretto necessario, rifiutando gli straordinari, le chiamate o le mail fuori dall’orario di lavoro ed eseguendo solo quel che gli compete per mansione.
Per il 52,1 percento degli occupati il lavoro attualmente influenza meno la vita privata rispetto al passato, perché si dedica ad attività che reputa più importanti. Quasi il 28 percento degli intervistati ha rinunciato a un lavoro migliore di quello attuale perché la sede era troppo distante dalla propria abitazione.
Una percentuale alta di lavoratori il welfare aziendale, che secondo il rapporto “può diventare uno degli strumenti migliori per trattenere o attrarre i lavoratori”. Tra i lavoratori che ne beneficiano l’84,3 percento lo vorrebbe potenziato, e tra coloro che non ne beneficiano l’83,8 percento vorrebbe fosse introdotto nella propria azienda. Inoltre, il 79,5 percento degli occupati è favorevole a un aumento retributivo sotto forma di una o più prestazioni di welfare. Per il 61,7 percento degli occupati l’azienda non è abbastanza attenta al benessere psicofisico generale di tutti i lavoratori, anche di quelli senza problematiche specifiche.