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Home » Economia

Istat: “Ad aprile salgono al 31,4% i giovani disoccupati”

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Istat dati aprile 2019 | Occupazione | Mese per mese | Lavoro | Imprese | Pil

ISTAT DATI APRILE 2019 – Oggi, martedì 4 giugno 2019, l’Istat ha rilasciato le stime provvisorie relative ai dati sugli occupati e disoccupati del mese di aprile 2019. Informazioni molto rilevanti per quanto riguarda il mondo del lavoro.

Il tasso di disoccupazione ad aprile è rimasto stabile rispetto a marzo al 10,2 per cento mentre è diminuito di 0,7 punti rispetto ad aprile 2018, afferma l’Istituto Nazionale di Statistica sottolineando che i disoccupati nel mese erano 2.652.000 con un aumento di 5.000 unità su marzo e una riduzione di 203.000 unità su aprile 2018.

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Il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni ad aprile è salito di 0,8 punti rispetto a marzo toccando il 31,4 per cento.

Rispetto ad aprile 2018 il tasso è inferiore di 1,6 punti percentuali. Il tasso di occupazione in questa fascia di età è del 18,3 per cento con un calo di 0,3 punti su marzo e un aumento di 0,6 punti su aprile 2018.

Il tasso di disoccupazione dei giovani è di 12 punti inferiore al massimo raggiunto nel 2014 e 12 punti superiore al minimo raggiunto nel 2007.

Gli occupati ad aprile 2019 sono rimasti sostanzialmente stabili rispetto a marzo (+2.000 unità) a quota 23.288.000 mentre sono aumentati di 56.000 unità rispetto ad aprile 2018.

L’Istat sottolinea che il tasso di occupazione è al 58,8 per cento, stabile su marzo e in aumento di 0,3 punti percentuali su aprile 2018.

L’aumento degli occupati su base annua (+56-000 unità) è trainato dall’aumento degli over 50 al lavoro (+232.000) anche per effetto della demografia mentre le persone tra i 35 e i 49 anni sono diminuite di 176.000 unità.

Positiva la reazione di Confcommercio che ha dichiarato: “Il dato segue un bimestre di crescita che aveva permesso di recuperare larga parte dell’occupazione persa nella seconda parte dello scorso anno”. (Qui l’articolo completo)

Istat occupazione | Mese per mese | I dati sull’occupazione di marzo 2019

A marzo 2019 la stima degli occupati ha registrato una crescita rispetto al mese di febbraio, un aumento dello 0,3 per cento pari a più di 60mila unità. Era salito anche il tasso di occupazione, arrivando al 58,9 per cento, segnando un aumento di 0,2 punti percentuali.

L’aumento dell’occupazione, nel mese di marzo, ha riguardato lavoratori e lavoratrici. Si è registrata una crescita dei dipendenti permanenti (+44 mila) e degli indipendenti (+14 mila), mentre risultano sostanzialmente stabili i dipendenti a termine.

Le persone in cerca di occupazione, nel mese di marzo, sono calate del 3,5 per cento (-96 mila). La diminuzione ha riguardo entrambi i generi e tutte le fasce d’età.

Il tasso di disoccupazione è passato dal 10,5 per cento al 10,2 per cento con un calo di 0,4 punti percentuali.

La stima complessiva degli inattivi tra i 15 e i 64 anni a marzo è stata sostanzialmente stabile come sintesi di una diminuzione tra i minori di 34 anni e un aumento tra gli over 35. Il tasso di inattività è rimasto invariato al 34,3 per cento per il terzo mese consecutivo.

Istat occupazione | Istat mese per mese | I dati sull’occupazione nel trimestre gennaio-marzo 2019

Nel periodo da gennaio a marzo 2019 l’occupazione ha registrato una crescita rispetto ai tre mesi precedenti, sia nel complesso (+0,2 per cento, pari a +46 mila) sia per genere. Nello stesso periodo sono diminuiti i dipendenti a termine (-1,0 per cento, -31 mila), mentre sono aumentati sia i dipendenti permanenti (+0,4 per cento, +64 mila) sia gli indipendenti (+0,3 per cento, +14 mila).

Nel trimestre all’aumento degli occupati si è associato un calo delle persone in cerca di occupazione (-1,8%, pari a -50 mila) e degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,1%, -18 mila).Su base annua l’occupazione è cresciuta dello 0,5 per cento, pari a +114 mila unità. L’espansione ha interessato entrambe le componenti di genere, i 15-24enni (+63 mila) e gli ultracinquantenni (+210 mila).

In un anno sono cresciuti soprattutto i dipendenti a termine (+65 mila) e sono stati registrati segnali positivi anche per gli indipendenti (+51 mila). I dipendenti permanenti sono rimasti sostanzialmente stabili. Nei dodici mesi, la crescita degli occupati si è accompagnata al calo dei disoccupati (-7,3 per cento, pari a -208 mila unità) e degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,3 per cento, -35 mila).

Istat mese per mese | Il taglio delle stime sul Pil

Lo scorso mese di maggio l’Istituto Nazionale di Statistica ha tagliato le stime sul Pil dell’Italia per il 2019. Il Prodotto interno lordo è salito dello 0,1 per cento rispetto ai tre mesi precedenti mentre è calato dello 0,1 per cento su base annua.

L’Istat aveva rivisto al ribasso le stime diffuse a fine aprile, quando aveva previsto un aumento del Pil dello 0,2 per cento in termini congiunturali e dello 0,1 per cento a livello tendenziale. A maggio l’Istituto  ha parlato di un “deciso rallentamento” rispetto al 2018, che si era concluso con una crescita del Prodotto interno lordo dello 0,9 per cento. (Qui l’articolo completo)

La stima dell’Istat è  stata migliore rispetto a quella elaborata dal Governo nel Def, in cui viene indicato per il 2019 un Pil a +0,1 per cento. Ed è migliore anche rispetto a quella diffusa a maggio dalla Commissione europea (+0,1 per cento).

La crescita del Pil acquisita per il 2019, ha continua poi l’Istat, è pari a zero e l’andamento è “stagnante”.

Un dato significativo, da cui si evince che il Pil tendenziale nel primo trimestre del 2019 è tornato negativo (-0,1 per cento): una simile situazione non si registrava dal quarto trimestre del 2013.

Istat Imprese | I dati sul trasferimento della produzione italiana all’estero

Nel periodo 2015-2017 circa 700 delle medie e grandi imprese – pari al 3,3 per cento  delle grandi e medie imprese industriali e dei servizi ha trasferito all’estero attività o funzioni svolte in Italia, contro il 13,4 per cento del periodo 2001-2006. Una percentuale nettamente inferiore rispetto a quella registrata nella precedente indagine riferita al periodo 2001-2006, quando era pari al 13,4 per cento.

Tra le imprese che hanno delocalizzato, il 69,3 per cento ha trasferito all’estero attività o funzioni di supporto dell’attività principale, il 43,4 per cento l’attività principale.

L’internazionalizzazione ha interessato soprattutto le imprese industriali (4,2 per cento) rispetto a quelle operanti nel settore dei servizi (2,3 per cento). In particolare, nel settore manifatturiero sono le industrie ad alta e medio-alta tecnologia a trasferire all’estero, con percentuali pari rispettivamente all’8,5 per cento e al 6,6 per cento.

Tra i  fattori che più incidono sulla scelta di trasferire all’estero attività o funzioni aziendali si collocano la riduzione del costo del lavoro (un elemento considerato “abbastanza importante” o “molto importante” dal 62,2 per cento delle imprese), la riduzione di altri costi d’impresa (48,8 per cento) e la necessità di concentrare in Italia le attività strategiche di “core business” (40,2 per cento).

Invece, tra i principali fattori di ostacolo all’internazionalizzazione indicati come “molto importanti” o “abbastanza importanti” da oltre il 30 per cento delle imprese internazionalizzate si indicano la difficoltà a trasferire personale all’estero, seguita dagli ostacoli legali o amministrativi (29,7 per cento) e la necessità di operare a stretto contatto con i clienti (29,2 per cento).

Un analogo trend è stato registrato anche in Europa: la percentuale di imprese dell’Ue che trasferiscono oltre i confini nazionali attività o funzioni aziendali è passata dal 16 per cento al 3 per cento.

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