La settimana corta sbarca in Italia? La proposta di Intesa Sanpaolo: 4 giorni al lavoro per 9 ore
Intesa Sanpaolo propone la settimana corta lavorativa: ecco come funziona
La settimana corta lavorativa potrebbe presto sbarcare in Italia: a fare da apripista è Intesa Sanpaolo, la quale ha presentato ai sindacati una proposta che prevede di prolungare le ore di lavoro quotidiane in cambio di un giorno libero in più.
L’idea del gruppo guidato da Carlo Messina è quella di ridistribuire le ore di lavoro rispetto alle 37,5 settimanali previste dal contratto bancario e spalmate su cinque giorni.
Intesa Sanpaolo propone di innalzare le ore giornaliere a nove distribuendole però su quattro giorni lavorativi. In questo modo le prestazioni quotidiane si allungherebbero ma, al tempo stesso, le ore settimanali scenderebbero da 37,5 a 36, un’ora e mezzo di meno e con un giorno libero in più a settimana a scelta del lavoratore.
La proposta sarà recapitata formalmente oggi ai sindacati Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin, la cui unica perplessità, a quanto si apprende, sarebbe legata al fatto che l’eventuale cambio riguarderebbe solamente i dipendenti degli uffici e non quelli delle filiali.
La settimana corta lavorativa è in via di sperimentazione in diversi Paesi, anche se tutti gli esperti non sono concordi nell’affermare che questa migliori la qualità della vita.
Secondo Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, lo smart working in tal senso è molto più efficace: “L’idea di stare in ufficio un giorno in meno attira molto, ma non è detto che la qualità della vita e dunque l’efficienza migliorino – dichiara a La Stampa – Proviamo a pensare a quanta fatica già si fa dal lunedì al giovedì, immaginare di aggiungere un’ora non è affatto un dettaglio”.
“Una cosa è certa: la scelta del giorno libero aggiuntivo deve essere assicurata con la massima flessibilità, altrimenti serve a poco. In linea generale il benessere del lavoratore e quindi la sua produttività aumentano sicuramente più con lo smart working che con la settimana corta, perché c’è maggior libertà”.