Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 07:00
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Economia

Ex Ilva, Landini a TPI: “Lo Stato entri come azionista, l’Italia non può perdere l’acciaio”

Immagine di copertina
Maurizio Landini, segretario generale della Cgil

Intervista al segretario generale della Cgil: “Giusto ripristinare lo scudo penale ma Arcelor Mittal rispetti i patti”

TPI intervista Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, sulla crisi dell’ex Ilva, dopo il ritiro di Arcelor Mittal.

Landini, sull’ex Ilva sta prendendo quota l’ipotesi della nazionalizzazione.  Siete favorevoli?

Un anno fa, il 6 settembre 2018, dopo quasi sei anni di problemi, abbiamo fatto un accordo: il più grande gruppo siderurgico del mondo ha firmato un’intesa con governo e sindacati in base alla quale avrebbe sostenuto una serie di investimenti ambientali e industriali per arrivare a produrre 8 milioni di tonnellate annue di acciaio entro il 2023.

La nostra posizione è che quell’accordo va fatto rispettare. Sarebbe però utile già adesso che nel capitale di quella impresa entrasse anche un pezzo di capitale pubblico, come avviene in tante altre parti del mondo quando ci sono produzioni considerate strategiche per il paese.

Che questo avvenga attraverso Cassa Depositi e Prestiti o un altro fondo, poi, lo decida il governo.

L’industria dell’acciaio vive una fase di crisi.

Il mercato  dell’acciaio, come ha avuto delle crescite, adesso è in una fase di calo, ma non è che calerà sempre. La domanda d’acciaio rimane. Per gestire le fluttuazioni del mercato, peraltro, ci sono già degli strumenti. Il tema è che bisogna fare gli investimenti e garantire quello che era stato previsto con quell’accordo.

Perché oggi avete scioperato?

Noi abbiamo scioperato perché non c’è un tavolo di trattativa e non abbiamo avuto la possibilità di discutere con Arcelor Mittal. C’è stato un incontro tra il governo e Arcelor Mittal  e siamo davanti alla revoca decisa dall’azienda e al governo che chiede all’azienda di cambiare idea. Pensare che siano i tribunali a discutere chi ha ragione è secondo noi una follia perché non è il tribunale il luogo della soluzione.

Ognuno faccia la sua parte, a partire dalla necessità di applicare l’accordo. Deve esserci un tavolo di trattativa che coinvolga anche il sindacato per discutere di questi argomenti.

È ottimista sul fatto che si possa arrivare a una soluzione?

Non sono né ottimista né pessimista. Sono pragmatico, penso che sarebbe una follia che il paese accettasse di rinunciare a un settore strategico come la siderurgia.

Il governo fa male se non ripristina tutte le condizioni normative che c’erano quando è stato firmato l’accordo.

L’accordo prevedeva anche lo scudo penale per Arcelor Mittal.

Sì. E bisogna ripartire da lì. Lo scudo fu introdotto nel 2015, quando l’Ilva era commissariata, quindi non va interpretato come un favore fatto ad Arcelor Mittal. Del resto chi subentra in una impresa non può essere responsabile di ciò che è accaduto prima.

L’Italia non può perdere l’acciaio, dice lei. Ma intanto a Taranto la fabbrica inquina e uccide.

Guardi, quando c’era una siderurgia che inquinava, a Bagnoli, hanno deciso di chiuderla. Se adesso va a vedere Bagnoli non hanno bonificato nulla e non ci lavora più neanche una persona. Nell’accordo con Arcelor Mittal sono previsti 4 miliardi di euro di investimento per risanare il territorio, ma il risanamento lo fai se una impresa funziona.

È la vertenza più complicata  della sua vita?

È sicuramente una  vertenza complicata ma ce ne sono state tante di vertenze complicate. Ed è proprio quando le cose sono più complesse che bisogna tirare fuori l’intelligenza che ognuno di noi ha.

Leggi anche:
L’acciaio vale il 2,5% del Pil italiano: se chiude l’Ilva è un duro colpo per l’economia nazionale
Ti potrebbe interessare
Economia / Chi sta vincendo la corsa globale all’intelligenza artificiale
Economia / Prezzi esagerati, Cina e ritardo sull’elettrico: da dove nasce la disfatta europea dell’auto
Economia / Terna: Standard Ethics migliora il rating a “EE+”
Ti potrebbe interessare
Economia / Chi sta vincendo la corsa globale all’intelligenza artificiale
Economia / Prezzi esagerati, Cina e ritardo sull’elettrico: da dove nasce la disfatta europea dell’auto
Economia / Terna: Standard Ethics migliora il rating a “EE+”
Economia / Superbonus 110: il progetto di cartolarizzazione per salvare l’edilizia italiana
Economia / Energia nuova: cosa emerge dal Piano Strategico 2025-2027 di Enel
Ambiente / È uscito il nuovo numero di The Post Internazionale. Da oggi potete acquistare la copia digitale
Economia / Tronchetti Provera: “La crisi dell’automotive deriva dalle scelte ideologiche e irrealistiche dell’Ue”
Economia / Culti Milano Group cede il 25,11% di Bakel, il brand di skincare che si pone come prossimo step la quotazione in borsa
Lavoro / Conto Aziendale di Fondartigianato: le novità del 2024 migliorano lo strumento a disposizione delle imprese e dei lavoratori
Economia / Perché la spesa militare si esprime in percentuale al Pil?