Gedi-Exor: perché gli Agnelli si comprano Repubblica e L’Espresso
Cosa c'è dietro la maxi-operazione che segna una svolta storica nel mondo dell'editoria italiana
Gedi-Exor: perché gli Agnelli comprano La Repubblica e L’Espresso
Exor, la holding della famiglia Agnelli, compra il gruppo editoriale Gedi, a cui fanno capo, tra gli altri, i quotidiani La Repubblica e La Stampa, il settimanale L’Espresso e le emittenti radiofoniche Radio Deejay e Radio Capital.
L’annuncio è arrivato nella serata di lunedì 2 dicembre, a conferma di voci che circolavano da giorni. L’operazione vale circa 102 milioni di euro e sarà completata nella primavera del 2020, dopo il via libera delle autorità antitrust italiane ed europee.
L’affare segna una svolta storica per il mondo dell’editoria italiana. In primis perché mette fine all’era della famiglia De Benedetti al timone del gruppo Repubblica-L’Espresso. E secondariamente perché ai De Benedetti subentrano gli Agnelli, non una famiglia qualunque.
Gedi-Exor: l’operazione
Exor era già azionista di Gedi: nel 2016 aveva acquisito il 5 per cento del gruppo editoriale. Tre anni dopo ne assume il controllo.
L’accordo è stato siglato con Cir, la holding della famiglia De Benedetti: Cir ha venduto agli Agnelli la sua quota di maggioranza, pari al 43,78 per cento dell’intero capitale di Gedi.
Per diventare socio di maggioranza, come detto, Exor pagherà circa 102 milioni di euro: una cifra facilmente sostenibile dalla holding torinese (che però ha sede in Olanda), che nell’ultima relazione semestrale ha dichiarato investimenti finanziari per 23,3 miliardi di euro.
Gedi-Exor: perché i De Benedetti vendono Repubblica
“Passiamo il testimone ad un azionista di primissimo livello, che da più di due anni partecipa alla vita della Società, che conosce l’editoria e le sue sfide, che in essa ha già investito in anni recenti e che anche grazie alla propria proiezione internazionale saprà sostenere il gruppo nel processo di trasformazione digitale in cui esso, come tutto il settore, è immerso”, ha commentato Rodolfo De Benedetti, amministratore delegato di Cir.
Rodolfo De Benedetti è figlio dell’ingegner Carlo De Benedetti, storico editore di Repubblica e L’Espresso. Marco De Benedetti, l’altro figlio, è attualmente presidente di Gedi. Tra il padre e i figli non corre buon sangue.
A metà ottobre 2019 De Benedetti senior aveva tentato di ricomprare il gruppo editoriale dai figli, i quali però gli avevano risposto con un secco no.
L’ingegnere voleva assolutamente impedire la vendita di Gedi, che era nell’aria da tempo. Negli ultimi anni la crisi dell’editoria ha inferto duri colpi al gruppo. L’ultima semestrale ha registrato perdite per 19 milioni di euro e ricavi in calo del 5,8 per cento rispetto al primo semestre 2018.
In sostanza, i De Benedetti hanno deciso di vendere perché non riuscivano più a sostenere il business.
Perché gli Agnelli comprano
“Siamo convinti che il giornalismo di qualità ha un grande futuro, se saprà coniugare autorevolezza, professionalità e indipendenza con le esigenze dei lettori, di oggi e di domani”, ha dichiarato il presidente e amministratore delegato di Exor, John Elkann. “Con questa operazione ci impegniamo in un progetto imprenditoriale rigoroso, per accompagnare Gedi ad affrontare le sfide del futuro”.
Come detto, l’operazione Gedi non è molto gravosa per Exor. La holding della famiglia Agnelli ha da poco finanziato un aumento di capitale da oltre 190 milioni di euro nella Juventus, di cui detiene il 63 per cento.
L’investimento nel club bianconero è iscritto nel bilancio della holding per 940 milioni di euro. Molto di più valgono la società di riassicurazione PartnerRe (6,7 miliardi), il 23 per cento di Ferrari (6,3 miliardi) e il 29 per cento di Fiat Chrysler Automobiles (5,4 miliardi). Di fronte a queste cifre, i 102 milioni sborsati per comprarsi il maggior gruppo editoriale italiano sembrano davvero briciole.
Ma perché gli Agnelli hanno deciso di comprare Gedi?
Per rispondere a questa domanda è utile ricordare che Exor opera nell’editoria anche all’estero: dal 2015 è la holding italo-olandese è il principale azionista del The Economist. E i risultati fin qui sono stati soddisfacenti: nel 2018 il magazine economico britannico ha registrato un utile pari a circa 35,3 milioni di sterline. Si può presumere, dunque, che gli Agnelli puntino a replicare con Gedi questa esperienza positiva.
Un’altra possibile chiave di lettura per l’affare Gedi-Exor è quella che porta alla recente fusione Fca-Psa: l’operazione, ufficializzata lo scorso 31 ottobre, porterà alla nascita di uno dei più grandi colossi dell’automotive mondiale, ma non è escluso che nei prossimi anni possano esserci tagli o ristrutturazioni nel personale e negli stabilimenti. A fronte di questa ipotetica prospettiva, può far comodo agli Agnelli poter contare su un importante asset comunicativo in Italia.
Repubblica cambia pelle
In queste ore in molti si interrogano sul futuro del gruppo Gedi, targato Agnelli.
La più importante dinastia imprenditoriale italiana – che per un secolo ha operato nell’editoria solo a Torino, con La Stampa – ora vuole improvvisamente imporre la propria presenza anche nel settore dei giornali. E lo fa assumendo le redini proprio di Repubblica e L’Espresso, due tra i principali media dell’area di centrosinistra.
Poche ore prima dell’annuncio dell’operazione con Cir, il cugino di John Elkann, Lapo, ha scritto questo tweet: “Volevo ricordare un operaio: A. Firetto di 58 anni che cadendo mentre era al lavoro ci ha lasciati ieri. Mi piacerebbe che i giornali trovassero più spazio nelle loro prime pagine per parlare della gente comune”. Il discendente degli Agnelli che chiede ai media di dedicare maggiore attenzione alle morti sul lavoro. Sta dettando la nuova linea editoriale di Repubblica?