Il Fondo monetario internazionale taglia le stime di crescita dell’Italia per il 2019
Il Fondo monetario internazionale taglia le stime di crescita dell’Italia per il 2019
Il Fondo monetario internazionale ha rivisto al ribasso le stime del Pil italiano. Nel 2019 si prevede una crescita pari a zero per il nostro paese, dopo lo 0,9 per cento del 2018. Si tratta di 0,1 punti percentuali in meno rispetto alle precedenti previsioni dell’Fmi diffuse a luglio e ad aprile. Per il 2020 la previsione è di una crescita del +0,5 per cento. Secondo il Fondo monetario internazionale su queste stime pesa l’indebolimento della domanda interna, un minore impulso si bilancio e un contesto esterno più debole.
Il verdetto dell’Fmi arriva proprio mentre in Italia si discute il Documento programmatico di bilancio, che entro la mezzanotte di oggi, 15 ottobre, dovrà essere inviato a Bruxelles.
Il Fmi taglia anche le stime di crescita di Germania e Francia, e rivede al ribasso quelle del Regno Unito per il 2019. Per la Germania il Fondo stima una crescita dello 0,5% quest’anno e dell’1,2% nel 2020, in calo rispettivamente di 0,2 e 0,5 punti percentuali rispetto alle stime di luglio. Il pil francese crescerà quest’anno dell’1,2% e il prossimo dell’1,3% (in tutti e due casi -0,1 su luglio). La Gran Bretagna è attesa crescere dell’1,2% quest’anno (-0,1 su luglio) e dell’1,4% nel 2020 (invariata su luglio).
Le stime sul debito pubblico
Per l’Italia è “particolarmente essenziale” un impegno “credibile” per un calo del debito pubblico nel medio termine. Lo afferma il Fmi, osservando come il debito italiano è elevato così come il fabbisogno lordo di finanziamento. Il Fondo stima un debito pubblico in aumento al 133,2 nel 2019 dal 132,2% del 2018. Nel 2020 salirà ancora attestandosi al 133,7%, per poi raggiungere il 134% nel 2024. Il deficit è previsto scendere al 2,0% del pil quest’anno dal 2,1% del 2018. Nel 2020 sarà al 2,5% e raggiungerà il 2,6% nel 2024.
Che cos’è il Pil
Il Pil è uno degli indicatori maggiormente utilizzati per quantificare la produttività di un paese e la sua capacità di produrre ricchezza. Non misura quindi la ricchezza in sé, ma è il valore di mercato di tutti i beni e servizi finali prodotti all’interno di un paese, da residenti e non, in un determinato periodo.
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