L’Ue impone regole più severe al colosso della Fast Fashion Shein
L'azienda cinese è stata inserita nell'elenco delle grandi piattaforme online soggette ai maggiori controlli previsti dalla nuova Direttiva sui servizi digitali Dsa
L’Unione europea ha inserito Shein nell’elenco delle grandi piattaforme online soggette ai maggiori controlli previsti ai sensi della Direttiva sui servizi digitali (Dsa), imponendo così nuove regole al colosso cinese della Fast Fashion.
Come annunciato dalla Commissione europea, l’azienda fondata in Cina nel 2012 diventa così la 23esima piattaforma, insieme a big come X (ex Twitter), TikTok, AliExpress (di proprietà di Alibaba), Amazon, Google e Facebook, a essere soggetta alle più severe norme comunitarie approvate per “tutelare i consumatori contro i contenuti illegali”.
Il provvedimento è stato giustificato dagli stessi dati forniti dalla società con sede a Singapore, che vende abiti e accessori esclusivamente online e attraverso i social, per lo più a una clientela molto giovane. Ogni mese, secondo Shein, 108 milioni di utenti si connettono al suo portale soltanto dall’Unione europea, un dato ben oltre la soglia dei 45 milioni di contatti che consente alla Commissione Ue di inserire una piattaforma nella lista dei soggetti sottoposti a una regolamentazione rafforzata.
Ai sensi della Direttiva Dsa, le aziende presenti nell’elenco devono analizzare i pericoli legati ai servizi offerti in termini di diffusione di contenuti o prodotti illegali e mettere in atto tutte le contromisure necessarie per mitigare tali rischi. Questa analisi deve essere oggetto di un rapporto presentato ogni anno alla Commissione Ue, che assume così anche un ruolo di regolamentazione per queste piattaforme.
“Dovrebbero essere attuate misure per proteggere i consumatori dall’acquisto di prodotti pericolosi o illegali, con particolare attenzione alla prevenzione della vendita e della distribuzione di prodotti che potrebbero essere dannosi per i minori”, ha spiegato la Commissione Ue in una nota pubblicata oggi.
Non solo: queste piattaforme devono inoltre fornire al regolatore comunitario l’accesso ai propri algoritmi in modo da assicurare il monitoraggio del rispetto delle regole. In più, le società devono sottoporsi a un audit esterno indipendente una volta all’anno, a proprie spese.
Tali obblighi si applicheranno anche a Shein a partire dalla fine del mese di agosto. Secondo il Digital Service Act, chiunque infranga tali regole rischia una multa fino al 6 per cento del proprio fatturato globale annuo e, in caso di violazioni gravi e ripetute, può addirittura essere bandito dal mercato in Europa.
“Condividiamo l’ambizione della Commissione di garantire che i consumatori dell’Ue possano fare acquisti online in tutta tranquillità e ci impegniamo a fare la nostra parte”, ha affermato Leonard Lin, responsabile globale delle relazioni pubbliche di Shein.
Nei prossimi mesi anche un altro colosso cinese dell’e-commerce del settore della Fast Fashion, Temu, potrebbe essere inserito in questo elenco. Proprio questo mese infatti, l’azienda ha annunciato di aver raggiunto i circa 75 milioni di utenti mensili nell’Unione europea.