Di Maio fa la guerra al gioco d’azzardo, nel frattempo lo Stato ci guadagna sempre di più: +6,3 per cento a inizio 2019
Entrate giochi Stato, crescita nei primi cinque mesi del 2019
Uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle è la lotta al gioco d’azzardo. E il governo, nella persona del vicepremier e ministro di Lavoro e Sviluppo Economico Luigi Di Maio, nel suo primo anno di attività ha apertamente, continuamente, dichiarato guerra al business delle scommesse e delle lotterie. Il capo politico M5S lo ha ripetuto decine di volte: vieteremo pubblicità e sponsorizzazioni dei giochi. Detto fatto.
Con il Decreto Dignità, approvato definitivamente in Parlamento a inizio agosto 2018 sono arrivate le restrizioni sui messaggi pubblicitari ed anche un aumento del Preu, il prelievo erariale unico su slot e VLT.
> Cosa prevede il Decreto Dignità
I numeri del ministero dell’Economia e delle Finanze diffusi oggi raccontano però che, nel frattempo, lo Stato, proprio dal gioco, ha incassato sempre più soldi.
Stando ai dati del Mef, nei primi cinque mesi del 2019, le entrate dai giochi ammontano a 6.544 milioni di euro (pari a un +6,3 per cento).
Le cifre del ministero sui giochi (che non riguardano comunque la raccolta complessiva) non entrano nel dettaglio indicando in che misura i proventi arrivano da macchinette mangiasoldi o lotterie. Sta di fatto che il dato del +6,3 per cento dimostra che il settore è vivo e vegeto, nonostante gli annunci di battaglie e gli interventi normativi.
Nella galassia M5S ci sono anche veri e propri attivisti no slot, ma l’aumento dell’aliquota del prelievo erariale alimenta il singolare corto circuito che rende lo Stato ancora più dipendente, dal punto di vista finanziario, dal business del gioco.
Il contrasto al gioco d’azzardo non è una sfida banale, le entrate fiscali che derivano dal gioco vengono assorbite anche dai costi sociali della dipendenza patologica che colpisce migliaia di persone. Il Ministero della Salute fa sapere che nel 2015, il totale di pazienti in carico ai Servizi per GAP (gioco d’azzardo patologico) ammontava ad oltre 12.300 persone.
Le percentuali di oggi sulle entrate chi ricordano che la sfida è ancora aperta.