“Decontribuzione, anno fiscale bianco e stop blocco licenziamenti: cosa serve alle imprese del turismo”
Intervista all'imprenditrice e docente di Economia e Gestione delle Imprese Claudia Maria Golinelli
“La situazione del prossimo anno e mezzo per il nostro Paese dipende in gran parte dalle scelte che farà nelle prossime settimane il governo Draghi”. A dirlo a TPI.it è Claudia Maria Golinelli, vicepresidente Ega Worldwide Congresses & Events, Consigliere di amministrazione del Convention Bureau Roma & Lazio e Professore Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese, Università di Roma Tor Vergata.
Quanto e come è stato impattato il settore dell’organizzazione degli eventi?
Il nostro settore ha perso il 90 per cento del fatturato, secondo i dati di Federcongressi. Nella filiera le perdite sono state maggiori per alcuni, minori per altri, ma i meeting e i congressi sono stati sottoposti a tutte le restrizioni. Abbiamo avuto solo una piccola apertura nel periodo estivo, durante il quale si potevano organizzate eventi con una serie di limitazioni.
Su quali aiuti avete potuto contare?
La questione è complessa. Erano previsti finanziamenti su cui le banche non avrebbero dovuto chiedere garanzie, perché erano garantiti al 90 per cento dallo Stato. Nella pratica, però, quando gli imprenditori hanno chiesto l’attivazione delle linee di finanziamento, le banche hanno fatto a modo loro. Ad alcuni hanno chiesto il 20 per cento di garanzie, e hanno fatto istruttorie vere e proprie.
Eventi e congressi sono legati a spostamenti e viaggi, dunque al turismo.
Il settore del turismo ha una filiera allargata, molto importante. Normalmente vi ricolleghiamo tour operator, agenzie di viaggi, traposti, alberghi e ristoranti. Ma pensiamo alle lavanderie industriali: oggi lavorano in gran parte per i grandi alberghi. Lo stesso vale per le aziende di mobili e per il food and beverage. Una notizia che mi ha colpito molto è stato il calo dei ricavi della Coca-Cola, dovuto ai mancati ordini di ristoranti e alberghi.
Come si potrà rilanciare il turismo secondo lei?
La priorità assoluta di tutti i governi deve essere vaccinare più persone possibile nel minor tempo possibile. È l’unico modo per rilanciare l’economia e il turismo. Ogni ritardo impatterebbe fortemente, perché le località che ripartiranno prima saranno quelle che sono più avanti coi vaccini. Questa estate andranno tutti in Israele, per fare un esempio.
Dal punto di vista delle imprese cosa serve per andare avanti?
Ci sono settori molto diversi. Per il settore del turismo e dell’organizzazione di eventi, noi siamo stati supportati sicuramente dalla cassa integrazione, che scadrà a marzo ma credo che per il nostro settore sarà prorogata credo almeno fino a giugno, se non a ottobre.
Personalmente, non prendo stipendio da più di un anno come imprenditrice. Abbiamo fatto un’attività importante di capitalizzazione dell’azienda. Spero che ci siano anche strumenti, nel 2021, che aiutino gli imprenditori che mettono mezzi propri in azienda. Penso alla possibilità di essere in qualche modo premiati attraverso politiche di credito d’imposta, facilitazione sul fronte fiscale.
Si è parlato di anno fiscale bianco.
Speriamo, io sono molto confidente. L’altro strumento che va attivato secondo me è la decontribuzione, che dovrebbe essere attivata per un periodo di transizione, finché non si sarà tornati a pieno regime. Può servire ad alleggerire il conto economico delle imprese, pagando lo stipendio ai lavoratori ma diminuendo i contributi, che come sappiamo hanno un peso notevole. Inoltre, ritengo che i piani di rientro dei cosidetti finanziamenti Covid – che prevedono una restituzione a 6 anni – debbano essere prolungati a vent’anni. Infine spero che il governo Draghi, attraverso la possibilità che ha dato l’Europa di fare dei finanziamenti a fondo perduto, possa destinarne una parte alle imprese.
E per quanto riguarda il blocco dei licenziamenti?
Allo sblocco dei licenziamenti, senza un’adeguata politica di sostegno alle imprese, moltissime persone verranno messe in mezzo alla strada. C’è da ricordare un principio fondamentale: gli imprenditori possono dare lavoro se hanno lavoro. Non si può tenere in piedi un’organizzazione se questa non ha la possibilità di avere ricavi.
Quindi lei è contraria a qualsiasi limitazione?
Il blocco dei licenziamenti non è previsto neanche dalla Costituzione: l’imprenditore fino a prova contraria dovrebbe essere libero, quando ha dei cali di fatturato, di alleggerire la macchina. Solo così si può salvare la struttura. Inoltre oggi il mercato del lavoro chiede anche competenze molto diverse, quindi ci saranno uscite, ma questo consentirà anche tanti ingressi di professionalità nuove.
Pensa che il governo Draghi sarà in grado di affrontare tutto questo?
Penso che Draghi abbia perfettamente chiaro tutto lo scenario. Il sogno degli imprenditori è che i nuovi ristori tengano effettivamente conto dei fatturati persi e dei veri costi sostenuti dalle imprese.
Serve discontinuità rispetto a quanto fatto dal governo Conte?
Non critico il governo Conte, soprattutto per quanto fatto nella prima fase. Ho grande rispetto e stima di Conte, ma penso che nella seconda fase di gestione dell’emergenza abbia avuto la difficoltà di dover trovare in parlamento accordi tra persone che hanno una visione politica molto diversa tra loro. Purtroppo, nella ricerca di questa maggioranza, a un certo punto si sono un po’ distratti dalle azioni quotidiane necessarie, che ora vanno messe in campo, giorno dopo giorno.
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