Dazi Usa-Europa: cosa c’è davvero dietro la guerra commerciale di Trump
Dazi Usa-Europa: cosa c’è davvero dietro la guerra commerciale di Trump
Il via libera del Wto ai dazi Usa-Europa per 7,5 miliardi di dollari potrebbe costare all’Italia oltre un miliardo di euro.
La decisione dell’Organizzazione Mondiale per il commercio, che ha ritenuto l’Europa colpevole di aver concesso aiuti illegali ad Airbus, consente a Washington di aumentare le tariffe all’importazione fino al 100 per cento su una lista di prodotti indicata dal Dipartimento del Commercio statunitense e pubblicata nel Registro Federale. Pecorino, prosciutto, parmigiano: sono solo alcune delle eccellenze italiane colpite dai dazi Usa.
Cosa sono i dazi
I dazi doganali servono a proteggere le produzioni locali, scoraggiando il consumo delle merci importate. Sono un’entrata monetaria per il Paese che li istituisce, grazie a quegli importatori impavidi che, nonostante la tassazione, decidono di vendere comunque all’estero. Magari perché desiderano almeno provarci, oppure perchè a conti fatti, i dazi non sono così alti.
Infatti, non tutti i Paesi hanno dei dazi all’importazione e non per tutte le merci, ovviamente. i dazi poi, non sono fissi, ma vengono decisi dal governo locale, che li applica in base alla propria politica di importazione e a livello di protezione che vogliono dare all’economia locale.
In pratica, il governo degli Stati Uniti ha deciso di introdurre una tassa sulle merci importate, che viene incassata al passaggio alla frontiera (dogana). Si tratta di una politica che costituisce la base dell’approccio economico definito “protezionista”: rendendo più cari i prodotti stranieri importati, si tenta di scoraggiarne il consumo e favorire di conseguenza le imprese locali.
I prodotti colpiti dai dazi Usa-Europa
I dazi Usa- Europa partiranno dal prossimo 18 ottobre, e colpiranno sia una serie di prodotti tecnologici del settore aeronautico realizzati in Regno Unito, Francia, Germania e Spagna (i quattro paesi del consorzio Airbus), sia prodotti del settore agro-alimentare dell’Italia. La lista completa dei prodotti colpiti dai dazi è stata pubblicata sul sito del dipartimento del Commercio degli Stati Uniti.
A pagare il conto più salato rischia di essere l’agroalimentare con vini, formaggi, salumi, pasta, olio extravergine di oliva, agrumi, olive, uva, marmellate, succhi di frutta, pesche e pere in scatola, acqua, superalcolici e caffé.
Nell’elenco i dazi che riguarderanno l’Italia sono limitati a una serie di prodotti caseari come il parmigiano e il pecorino, e a salumi come il prosciutto, mentre i paesi del consorzio Airbus saranno soggetti a dazi anche sulle esportazioni di una più ampia gamma di generi alimentari (compresi olio e vino, che invece non riguarderanno l’Italia), prodotti d’abbigliamento, e altri beni di consumo. I dazi su questi prodotti saranno del 25 per cento, mentre la componentistica degli aerei sarà soggetta a dazi del 10 per cento.
Tra i prodotti che rischiano di subire i maggiori danni dai dazi c’è il Parmigiano Reggiano, per cui gli Stati Uniti sono il secondo mercato estero dopo la Francia.
Il parmigiano in pericolo
Il presidente del Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano, Nicola Bertinelli, ha detto a TPI che attualmente si vende negli Stati Uniti un totale di 10 milioni di chilogrammi di Parmigiano all’anno, al prezzo medio di 40 dollari al chilo: “Se con l’introduzione di tariffe rincarate il prezzo salirà a 60 euro al chilo, stimiamo perdite del 90 per cento del giro d’affari negli Stati Uniti. Il che significa dover trovare nuovi spazi di mercato per 9 milioni di chili. Il tutto chiedendosi: che c’entriamo noi con gli aiuti giudicati illegali a Airbus? Una diatriba che ora viene fatta pagare a un Paese terzo”, ha detto Bertinelli.
In pericolo sono soprattutto i formaggi, anche per le pressioni della lobby dell’industria casearia Usa (Ccfn) che ha recentemente scritto al presidente degli Stati Uniti Donald Trump per chiedere di imporre dazi alle importazioni dall’Europa.
Quello americano è, dopo la Germania, il secondo mercato estero per Parmigiano Reggiano e Grana Padano per i quali, afferma Coldiretti, la tassa potrebbe arrivare fino a 15 dollari al kg, facendo alzare il prezzo al consumo fino a 60 dollari al kg. A un simile aumento corrisponderà inevitabilmente un crollo dei consumi, stimato nell’80-90 per cento del totale dal Consorzio del Parmigiano Reggiano.
Ma il re dei formaggi non è il solo simbolo del Made in Italy a tavola che potrebbe rimanere vittima della lite tra Washington e Bruxelles. Un altro esempio è rappresentato dalla Mozzarella di Bufala Campana Dop, che negli Usa costa 41,3 euro al chilo e su cui l’attuale dazio è di 2 euro al chilo. O dall’olio extravergine d’oliva venduto negli States a 12,38 euro al litro in media, su cui attualmente non c’è dazio sull’olio, le cui esportazioni nel 2018 hanno toccato quota 436 milioni.
O ancora dalla pasta, con un export di 305 milioni, il cui dazio è in media di 6 centesimi al kg. E in pericolo c’è pure il Prosecco, il vino italiano più esportato all’estero, che ha visto gli Stati Uniti diventare nel primo semestre del 2019 il principale mercato davanti alla Gran Bretagna grazie a un aumento in valore del 41 per cento. Il prezzo negli States è attualmente di circa 10-15 euro a bottiglia.
Cosa c’entrano Airbus e Boeing con i dazi Usa-Europa
Il motivo dietro l’avvio dei dazi Usa è l’accusa nei confronti dell’Unione europea di aver aiutato in modo illegale Airbus nello sviluppo e lancio di alcuni suoi modelli (A380 e A350).
Questa sentenza rientra in una disputa legale tra le due più grandi aziende costruttrici di aeroplani al mondo, Airbus e Boeing, una europea e l’altra statunitense, che va avanti da 15 anni.
Boeing accusa Airbus di aver ricevuto negli anni sussidi illeciti da parte dell’Unione Europea, e Airbus dice che gli Stati Uniti hanno fatto lo stesso con Boeing.
Nel 2016, l’Organizzazione mondiale del commercio aveva stabilito che l’Unione Europea stesse avvantaggiando Airbus con dei sussidi impropri e Trump aveva minacciato di imporre dazi per circa 11 miliardi di dollari all’anno. Nei primi mesi del 2020 è attesa una sentenza analoga a quella di mercoledì, che però riguarderà gli aiuti concessi dagli Stati Unti a Boeing.
La vicenda risale al 2004, subito dopo che Airbus si impose come primo produttore per consegne di velivoli nel mondo sulla storica rivale americana. Gli Usa, ricorda il Ft, hanno puntato il dito contro i sussidi che il consorzio europeo ha ricevuto fin dagli anni Settanta: Washington ha indicato 22 miliardi di dollari di flussi illegali di denaro. Gli europei hanno risposto a stretto giro, puntando a loro volta il dito su 23 miliardi di aiuti.
L’ennesimo braccio di ferro su un fronte commerciale già martoriato da molte guerre. La prima? Quella tra Usa e Cina e che – dopo le tariffe su centinaia di miliardi di flussi commerciali – ancora tarda a ricomporsi. Ma anche i rapporti sull’Atlantico sono incrinati, soprattutto dopo l’introduzione delle tariffe sull’acciaio dell’anno passato.
La vicenda potrebbe nuovamente aggiornarsi, tra qualche mese. Sono infatti in arrivo le decisioni del Wto anche sul lato opposto della partita, ovvero gli aiuti Usa a Boeing sui quali si sono concentrate le rimostranze europee. Insomma, a breve potrebbe arrivare una risposta con altrettanti dazi su altri prodotti, che percorrono la rotta inversa sull’Atlantico.
Le reazioni politiche
Sui dazi, a livello politico, continuano le reazioni. “Gli Stati Uniti hanno vinto un premio di 7,5 miliardi di dollari dall’Organizzazione mondiale del commercio contro l’Unione europea, che per molti anni ha trattato gli Usa molto male sul fronte commerciale a causa di tariffe, barriere e altro ancora. Una vicenda che va avanti da anni, una bella vittoria!”, twitta il presidente Donald Trump.
Un portavoce di Bruxelles ricorda che sono i consumatori americani i primi ad essere colpiti dai nuovi dazi che gli Usa introdurranno sui prodotti europei a partire da metà ottobre, mentre dalla Francia il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, invita ad ascoltare la voce della saggezza e a ricostruire una mano tesa.
“La guerra dei dazi ci sta mettendo a dura prova”, dice il presidente del Consiglio Giuseppe Conte all’Assemblea di Assolombarda alla Scala aggiungendo che con i dazi compensativi Usa c’è una “prospettiva che rischia di far male” a manifattura e agroalimentare e “ci preoccupa”. “Faremo i tutto per limitare i danni” ha aggiunto e questo “anche lavorando” all’interno dell’Unione per “prospettive compensative”.
Sul tema interviene anche la ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova. “Serve un fondo europeo per azzerare l’effetto degli eventuali dazi americani sui prodotti agroalimentari. Mettere a rischio i nostri formaggi, il vino, l’olio, le eccellenze che rappresentano la cultura e l’identità dei nostri territori è inaccettabile”, spiega dalla Tavola rotonda di Confagricoltura sul ruolo dell’agricoltura nello sviluppo sostenibile.
Trump cerca di dividere l’Europa
I dazi rientrano in un concetto più ampio dell’“America First” che Trump vuole imporre all’Europa, nel clima da seconda guerra fredda servito sul piatto dell’agro-alimentare.
Poiché l’Unione europea è tutt’uno nelle politiche commerciali, gli Stati Uniti tendono a moltiplicare il danno politico dei dazi colpendo il più ampio numero di Stati possibile in modo da aumentare la pressione.
Bush e Obama avviarono il processo contro gli aiuti statali di cui gode Airbus, ma se la sentenza del Wto fosse arrivata tre anni fa, forse sarebbe prevalsa la logica del negoziato.
Trump però non considera l’Europa intera come un alleato o un partner. Tifa per la hard Brexit di Boris Johnson. Danneggia gli interessi europei con atti unilaterali come le sanzioni contro chiunque faccia affari con Teheran, benché l’accordo sul nucleare iraniano rimanga legale per tutti gli altri firmatari.
Insomma, l’Europa divisa (anche dai Dazi) fa comodo al tycoon.