Diario da Davos 2020: il World Economic Forum tra élite e popolo
Davos 2020, diario dal World Economic Forum: giorno 2
Di Elisa Serafini, inviata di TPI a Davos – Il secondo giorno del World Economic Forum inizia con una forte protesta degli oppositori ambientalisti del meeting di Davos 2020. Sono centinaia, percorrono cantando i tornanti che separano i paesini di Klosters e Davos.
Alcuni di loro indossano maschere e cappelli da clown, l’obiettivo è smascherare la presunta ipocrisia del Forum: “Il World Economic Forum rappresenta un’élite: sono i milionari del mondo a distruggere l’ambiente” urla un giovane attivista svizzero.
Che il meeting di Davos sia riservato ad un’élite è in parte vero. L’accesso alla conferenza principale è garantito solo ad alcune persone: gli hotel sono presidiati e riservati dal World Economic Forum e una camera di hotel nelle vicinanze può arrivare anche a 2000 euro a notte.
Tuttavia il World Economic Forum è un’organizzazione privata, anche se no profit, tanto quanto lo sono il WWF, Amnesty International o Emergency. La differenza tra il WEF e le altre organizzazioni è che la sua reputazione e l’autorevolezza può essere considerata al livello di molte istituzioni internazionali.
Gli eventi collaterali sono aperti a tutti, ma la vera barriera è l’accesso alla città e la permanenza nella valle. In hotel, nei giorni del Forum, si può arrivare a 5.000 euro a notte.
Tuttavia la “domanda” di partecipazione è molto alta: migliaia di persone vogliono sentirsi parte di un network fatto di leader mondiali, giovani promesse del business e dell’imprenditoria, giornalisti, artisti.
Per soddisfare domanda e offerta il mercato ha portato a soluzioni creative: sono nati gruppi Telegram dedicati esclusivamente all’affitto di letti e subaffitto di camere.
Altri gruppi Telegram sono dedicati ai passaggi in auto: si cerca di risparmiare, dividere i costi. Per visitare il World Economic Forum ho prima optato per una soluzione in “coach surfing”, quindi di ospitalità gratuita.
Avevo trovato Alexander, un lavoratore della valle che offre il suo letto di notte, quando lui lavora. Un cambio turno ha fatto saltare questa opzione, così ho trovato un letto in una stanza condivisa di un appartamento di Davos, affittato da cinesi-americani.
Nella casa ci sono 4 camere, 2 bagni e 16 persone e una notte in una camera condivisa con altre 4 persone costa circa 500 euro. L’opzione della camera condivisa è in realtà molto incoraggiata nei gruppi Telegram: la possibilità di fare networking con milionari, investitori e persone “like-minded” è un’opportunità unica.
La conferenza di Davos, però, è anche molto altro rispetto al business. Migliaia di partecipanti provengono da Ong, fondazioni e associazioni impegnate a promuovere progetti sociali e sostenibili in tutte le aree del mondo.
Chi partecipa al Forum vede l’opportunità di far conoscere progetti sociali ad aziende in grado di finanziarli. C’è chi aiuta le donne siriane a riprendersi dalla sindrome post-traumatica, chi promuove abitazioni a costo ridotto per i poveri, chi sta lavorando a progetti di riqualificazione ambientale.
Cala la sera, metà del mondo di Davos va a dormire, l’altra metà comincia una nuova giornata. “C’è una Davos dalle 7 alle 19, e poi c’è una Davos dalle 19 alle 7” mi dice un giovane business man tedesco: per lui 4 giorni di networking a Davos valgono come due anni di università.
Tra contraddizioni, progetti, e manifesti per il futuro si inaugura il terzo giorno di Davos. Tra élite e popolo.