Università chiuse, case sfitte: così il Covid colpisce anche il mercato degli affitti agli studenti fuorisede
A dare uno sguardo alle notizie che si trovano online sbucano spesso indagini messe in piedi da qualche università o ente sconosciuto che ricorda ai tutti i lettori quanto gli italiani siano mammoni. Casa è casa, c’è poco da fare. Non te ne andresti mai, eppure c’è un problema: hai diciannove anni e devi andare all’università, che però è lontana centinaia di chilometri.
L’avvento di Facebook ha dato una grossa mano agli studenti fuorisede in cerca di un alloggio: a loro disposizione si sono creati negli anni centinaia di gruppi utilizzati da chi cerca una stanza vicino alla propria università. Da qualche mese a questa parte, tuttavia, sono rimasti solo i post di chi affitta.
Con la pandemia da Covid-19, e la tanto criticata didattica a distanza, molte studentesse e molti studenti sono rimasti a casa anche per l’inizio del nuovo anno accademico. Di conseguenza tanti proprietari di immobili hanno perso i loro inquilini. Quegli stessi studenti che ogni anno erano un reddito sicuro e a cui venivano consegnati appartamenti a un canone talvolta spropositato in virtù della sola vicinanza agli atenei.
Dei molti settori colpiti dal Coronavirus c’è quindi anche quello immobiliare, in maniera particolare per quella fetta di mercato interessata da utenti compresi tra i venti e i trent’anni. Come riporta il sito Uniaffitti.it, il calo della domanda di affitti da parte di studenti universitari è andato di pari passo all’andamento epidemiologico del Paese.
Dopo un crollo verticale nei mesi di marzo e aprile – circa il 65% in meno rispetto al 2019 – il mercato ha visto una leggera e comunque molto lenta risalita fino al secondo e definitivo crollo di ottobre, quando l’Italia ha conosciuto la tanto temuta seconda ondata.
Il colpo di grazia l’hanno inferto le stesse università, che si sono viste costrette a interrompere per la seconda volta la didattica in presenza. A quel punto la quasi totalità delle ragazze e dei ragazzi che avevano scelto di ritrasferirsi dopo l’estate sono tornati definitivamente a casa. E data l’incertezza delle ultime settimane, mantenere un appartamento con il rischio di non utilizzarlo è stato un costo che le famiglie in molti casi non hanno voluto sostenere.
Il primo e forse più tangibile segno di questa crisi è il crollo dei canoni, come conseguenza dell’ormai scarsa – se non assente – domanda di affitto da parte di universitari. Da settembre in poi il costo delle stanze è notevolmente diminuito, e chi non ha lasciato la propria casa ha comunque tentato di strappare uno sconto al padrone di casa, come è successo a Maria Laura: “Da maggio ad agosto ho pagato un affitto un po’ più basso. Ora c’è molta più scelta e trovare un alloggio non è più così difficile”.
Dai dati emersi da uno studio realizzato da Immobiliare.it per la prima volta dopo diverso tempo il prezzo delle stanze in affitto nel 2020 non è aumentato rispetto ai dodici mesi precedenti. Milano e Roma restano le città più care per i fuorisede, con una media di 500 euro al mese per una stanza singola. In alcune zone d’Italia i canoni hanno addirittura conosciuto un segno meno (fino al 12% in meno a Siena).
Andati via gli studenti, la mission dei proprietari è stata quella di riempire gli appartamenti in qualche altro modo. D’altronde, se il 2020 ci ha insegnato qualcosa, è che tocca arrangiarsi. A chi ha pensato di trasformare gli immobili in case vacanze o bed & breakfast è arrivata la seconda cattiva notizia. Niente più turisti. Chi si occupava già di turismo in tempi non sospetti ha seguito invece il percorso inverso, buttandosi sugli affitti universitari.
Risultato: su quegli stessi post Facebook sono comparse fotografie di appartamenti ristrutturati, degnamente ammobiliati e in generale ben tenuti. Sempre secondo Uniaffitti.it, c’è stato un grande ed evidente “incremento dei servizi a disposizione all’interno delle case e della qualità media delle stanze in affitto”.
Qualità ma anche quantità, dal momento che l’offerta è arrivata ad aumentare quasi del 300% rispetto al 2019. Indice di un settore in fortissima crisi, che fino a pochi mesi fa era considerato un investimento pressoché sicuro.
Per il momento gli studenti non sembrano però intenzionati a tornare. “Mi trasferirò di nuovo se l’università ci darà modo di prendere parte agli esami in presenza”, dice Lorena è una studentessa calabrese di Medicina al Policlinico Umberto I di Roma. “Quando a ottobre la didattica si è ritrasferita online sono tornata a casa mia”.
Nella sventura generale, quindi, quei pochi fuorisede rimasti tali hanno avuto una scelta mai così ampia, con alloggi dignitosi e un canone di affitto più a portata di studente. Da parte dei proprietari c’è poco da essere ottimisti: all’alba del nuovo anno le incognite restano molte, e l’arrivo delle prime dosi di vaccino non sembra risollevare gli umori di chi piange i mancati guadagni degli scorsi anni.
Agli studenti rimasti fuorisede, invece, non è andata poi così male: una qualità degli alloggi decisamente migliore e anche qualche soldo in più in tasca, che, si sa, a quell’età fanno sempre comodo.
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