Cottarelli: “I No Global del G8 Genova guardavano avanti, chi guidava l’economia non si rendeva conto”
“Con la crisi del 2008, le istituzioni che governano l’economia mondiale hanno iniziato a riflettere sul fatto che la globalizzazione poteva avere non solo effetti positivi, ma anche negativi. Abbiamo assistito a un vero e proprio ripensamento della globalizzazione stessa”. L’economista Carlo Cottarelli in un’intervista all’HuffPost rivede le sue posizioni in tema di economia globale e riconsidera la lotta dei no-global all’epoca del G8, quando proprio lui era al Fondo monetario internazionale, il nemico per definizione di chi protestava con il neoliberismo sfrenato.
“Quei movimenti guardavano in avanti e chi allora guidava l’economia e la finanza internazionale si rendeva solo in parte conto dell’entità dei fenomeni che stavano accadendo”, dice Cottarelli. “Vent’anni fa il Fondo monetario internazionale pensava che la liberalizzazione dei movimenti di capitale fosse una priorità e c’era molta prudenza nel fare politiche di finanza espansiva. Ma con la crisi enorme del 2008, che ha portato a una caduta imponente del reddito, ci si è resi conto che le crisi di domanda si dovevano fronteggiare solo con politiche espansive, sempre che ci fossero adeguate fonti di finanziamento”.
Nell’intervista Cottarelli è chiamato a rispondere anche sulla cancellazione del debito, tema caro al Genoa Social Forum e oggi tornato al centro del dibattito. “La cancellazione del debito è una tassa sul creditore e se i creditori sono i cittadini significa che si stanno tassando i cittadini stessi. Non so sinceramente a chi possa convenire un simile scenario. Sicuramente però resta il problema della sostenibilità. C’è stato un abbassamento tendenziale del livello dei tassi di interessi reali e questo rende più facile sostenere il debito. Ma se i tassi dovessero aumentare, il problema ritorna e Paesi come il nostro finirebbero nei guai”, sostiene l’economista.
Sul perché ci siano voluti 20 anni per ammettere che questioni sollevate all’epoca del G8, come sviluppo sostenibile, cambiamenti climatici, deforestazione, allevamenti intensivi, fossero fondamentali Cottarelli risponde: “Perché occuparsi nell’immediato dell’ambiente ha un costo. La politica e i cittadini non vogliono pagarlo. In Europa c’è una sensibilità maggiore che in altre parti del mondo, ma ci sono ancora molte variabili che possono affossare nuovamente questo impegno. Le politiche di Biden rischiano di essere stravolte se tra tre anni Trump tornasse alla Casa Bianca. Anche oggi non si vuole affrontare la questione principale e cioè che è necessario affrontare un costo immediato per salvare il pianeta. Per questo dico che su molti dei temi sollevati nel 2001 siamo rimasti ancora alle parole.
Sempre secondo l’economista, la ricetta per governare la globalizzazione non esiste, ma esistono degli strumenti, ” Uno può essere la tassazione minima globale così come sarebbe auspicabile uniformare le tutele per i lavoratori, ma come si fa ad obbligare i Paesi in via di sviluppo ad accettare questo impegno? I Paesi più avanzati ripetono che bisogna ridurre le emissioni di CO2, ma per decenni ne hanno prodotto quantità enormi: è difficile convincere i Paesi in via di sviluppo che ora bisogna farlo. Viviamo in una stagione di grandi conflitti d’interesse”.