Il coronavirus affossa il turismo in Italia: una botta che ci farà perdere 7 miliardi di Pil
È stato un giorno nero per il settore del turismo in Italia, a causa del Coronavirus. Superati i primi due giorni di assestamento, le notizie e soprattutto le immagini della gestione del Covid-19 hanno fatto il giro del mondo, destando preoccupazione e sconcerto in molti paesi.
I dati di diffusione del contagio e le immagini di metropolitane vuote, assalto ai supermarket e mascherine, hanno provocato una corsa alla cancellazione dei viaggi e al rientro dei turisti.
Dopo la cancellazione del Carnevale di Venezia, nella regione che accoglie più turisti in Italia, ovvero il Veneto, sono arrivate le cancellazioni di altri eventi, congressi, fiere e soprattutto vacanze.
“Negli ultimi due giorni – tuona Maurizio Naro, presidente di Federalberghi Milano, Lodi, Monza e Brianza – Milano città registra un’occupazione media del 25%, diversamente dai giorni che hanno preceduto il weekend, in cui l’occupazione si attestava tra l’80 e il 90%”.
Facendo una ricerca sul portale Booking.com, circa un terzo degli alloggi disponibili viene pubblicizzato come “super occasione”, con camere di hotel 4 stelle e colazione inclusa a 50 euro a notte, prezzi mai visti nel capoluogo lombardo.
Le cancellazioni non hanno riguardato, però, solo la città di Milano (con eventi come il Salone del Mobile). Nelle zone della Valtellina sono state registrate disdette fino al 90% delle prenotazioni. Secondo Confturismo, tra febbraio e aprile si potrebbero perdere circa 22 milioni di presenze. Rapportato all’anno, questo deficit implicherebbe una riduzione di quasi il 4,5% delle presenze complessive.
Ciò che preoccupa maggiormente è che lo stesso trend si sta registrando anche sulle prenotazioni estive, e ad essere condizionate non sono solo le regioni colpite da focolai ma l’intero Paese.
Se la percezione dell’Italia come paese poco sicuro dovesse proseguire, l’intero PIL nazionale potrebbe perdere fino allo 0,4%, secondo le stime presentate dal presidente di Confcommercio Carlo Sangalli: “Tradotto in cifre, questo significherebbe la perdita di 5-7 miliardi di PIL con un’elevata probabilità di entrare in recessione già nella prima parte dell’anno”.
La metà delle perdite di PIL sarebbero sofferte dal turismo, con un impatto significativo su consumi e occupazione. A questo si aggiungerebbe il problema dei minori ricavi dovuti agli introiti della tassa di soggiorno, attiva in oltre 100 comuni lombardi, ma soprattutto nelle città d’arte e turistiche italiane.
La tassa di soggiorno è infatti una tassa di scopo, e gli introiti devono essere reinvestiti per legge in promozione turistica. Con meno introiti, però, sarà più difficile fare promozione, e questo potrebbe portare ad un effetto amplificato del problema.
Le associazioni di categoria chiedono tutele e attenzione da parte del governo e dei media. La posta in gioco è alta per l’intero sistema-Paese. Se crolla il turismo, crolla un pezzo d’Italia.