Il presidente di Cattolica Paolo Bedoni: “Forma cooperativa ci difende da scalate, manteniamo rapporto con il territorio”
Il presidente di Cattolica Paolo Bedoni: “Forma cooperativa ci difende da scalate, manteniamo rapporto con il territorio”
Rimanere cooperativa, non trasformando Cattolica Assicurazioni in una SpA, “ci permette di non essere scalati, di mantenere il rapporto con il territorio, di redistribuire la ricchezza che siamo capaci di creare, favorendo coesione sociale e stabilità”. A dichiararlo è Paolo Bedoni, presidente di Cattolica Assicurazioni in un’intervista ad Avvenire pubblicata ieri dal quotidiano. “Noi siamo una cooperativa, dove la strategia la si costruisce assieme ai soci e questo ci ha permesso di programmare e completare riforme complesse che durano nel tempo. Con il mercato non ci confrontiamo sul nostro modello, ma sui risultati: a livello di utili e remunerazione degli azionisti nell’ultimo decennio parlano i dati” prosegue Bedoni.
Nell’intervista, il presidente della Compagnia veronese ha inoltre evidenziato quanto per Cattolica Assicurazioni sia fondamentale la creazione di valore sociale: “Il profitto e il capitale sono importanti ma non sono l’unico obiettivo: cerchiamo una crescita non solo quantitativa ma anche qualitativa, fatta di attività che coinvolgano dal punto di vista relazionale le nostre comunità di riferimento; la nostra visione è quella di costruire attorno alla società un capitale umano e sociale che condivide una visione del modello di sviluppo. Senza una visione strategica che incorpora e promuove sviluppo e principi identitari è molto probabile che un’impresa cooperativa come Cattolica non possa avere successo”.
Bedoni, alla guida di Cattolica Assicurazioni dal 2006, in riferimento al processo di innovazione nella corporate governance della Compagnia che l’ha portata a essere un soggetto unico nel panorama cooperativo e assicurativo, nazionale e internazionale, con l’adozione di un modello monistico per rispondere alle sfide del mercato, ha aggiunto: “Proprio attraverso il dialogo con i soci che è stato possibile rinnovare Cattolica senza perderne l’identità. Con la quotazione in Borsa nell’azienda è entrato un soggetto nuovo, l’azionista, che legittimamente guarda all’utile, cerca il dividendo. Ma gli interessi degli azionisti non sono diversi da quelli dei soci: tutti vogliono il successo dell’azienda. Capisco che a qualcuno non piaccia che siamo un modello esclusivo, solidi e sani, ma questi non sono problemi nostri”.