La carità è circolare: “Si dona e si riceve”
Quello che fa grande un’impresa non è il solo business, che ci deve essere, ma anche la misura dell’attenzione che rivolge ai bisogni del proprio territorio
“Quello che fa grande un’impresa non è il solo profitto, il business, che ci deve essere, ma anche la misura dell’attenzione che rivolge al proprio territorio, all’ascolto delle persone che lo abitano e ai loro bisogni. Mossi da questa convinzione ci siamo schierati al fianco dei frati del Convento di Gaggiola per sostenerli con azioni concrete attraverso un gruppo di nostri volontari”.
Il messaggio circolato sui social viene dalla spontanea iniziativa di alcuni dipendenti ed è la sintesi di un percorso che ha condotto la società di servizi nella quale lavorano, con sede alla Spezia, dove è stata fondata, ma presente con aziende collegate soprattutto in Liguria, in Toscana, Umbria, Lombardia, Lazio, tutte appartenenti al Gruppo Canarbino, simbolo e nome del monte che si affaccia sul Golfo dei Poeti, tra Lerici e Portovenere.
Tutto era cominciato con il volontariato di due dipendenti alla mensa quotidiana del convento aperta a chiunque abbia bisogno, fulcro di tante iniziative che abbracciano le opere di carità, dall’ascolto all’accoglienza, dal vestiario all’ospitalità di chi non sa dove dormire.
Una goccia, si sono schermiti i due volontari, Lorenza e Paolo. Una goccia che si è però trasformata intanto in un ruscello tanto che hanno mosso il management di Spigas e luce, questo il nome della società, a fare una importante donazione, ritenuta però solo una parte dell’attenzione che si è manifestata con la visita al convento dello stesso presidente del Gruppo, Aldo Sammartano, accompagnato da Lorenza e Paolo commossi.
Ricevuto dal Padre guardiano Gianluigi Amelio dei frati francescani minori che gli ha spiegato, visitando il convento, tutte le iniziative a favore di chi cerca aiuto e che, in questi tempi, sono sempre più numerosi, ripetendo più volte:” La carità è circolare, si dona e si riceve sempre qualcosa”.
E nella mensa, accanto a una cucina brulicante di volontari al lavoro, padre Ameglio ha ricordato che nella enciclica Centesimus Annus San Giovanni Paolo II esaltava il ruolo dell’imprenditore come colui che non opera solo nell’interesse proprio ma anche a vantaggio dell’intera comunità.
Aldo Sammartano gli ha risposto che la stessa sua presenza conferma la filosofia aziendale del Gruppo che presiede che è quella – quando gli utili lo consentono – di restituire sempre al territorio.
“Sono rimasto impressionato – ha commentato – dallo straordinario lavoro dei Frati di Gaggiola. Il profitto e le leggi di mercato sono per un imprenditore la rotta da seguire. Se si esce da questo schema si mettono nei guai l’azienda e i collaboratori. E però, c’è un però. Seguendo solo il profitto non si possono costruire le cose più importanti: la crescita dei giovani o come in questo caso, il restituire qualcosa a chi è meno fortunato”.
Va detto che non è stato difficile capirsi anche perché l’attenzione al territorio è da sempre un fondamentale per un gruppo che al momento dello scoppio della pandemia è subito corso in aiuto a tutte le istituzioni dei territori dove opera; che è un punto di riferimento occupazionale sempre più significativa per i giovani; che andando controcorrente, mentre altri chiudono i presìdi il Gruppo Canarbino li apre perché privilegia i contatti diretti non mediati dal Call Center. E in tempi di globalizzazione non è da poco.