Andrew Bailey è il nuovo governatore della Bank of England: Brexit e politica monetaria le prime sfide
Il Ceo della "Consob inglese" è stato nominato 121mo governatore della Banca d'Inghilterra: sostituirà Mark Carney
Andrew Bailey è il nuovo governatore della Bank of England: Brexit e politica monetaria le prime sfide
La banca centrale più antica del mondo ha deciso di giocare sul sicuro, affidandosi a “due mani esperte”. Andrew Bailey, Ceo della Financial Conduct Authority (la Consob inglese, ndr), è stato nominato 121mo governatore della Bank of England (Boe) in sostituzione di Mark Carney, giunto a fine mandato. Secondo il Cancelliere dello Scacchiere Sajid Javis, “Bailey era il miglior candidato in un lotto di fuoriclasse”. Bailey è stato scelto in una rosa che comprendeva Dame Minouche Shafik, preside della London School of Economics; la Baronessa Shriti Vadera, Chairman di Banca Santander UK; e l’ex banchiere centrale americano Kevin Warsh. Bailey assumerà il nuovo ruolo il 16 marzo 2020 e ricoprirà un mandato di otto anni, superando il termine di governo e parlamento.
Dopo il carismatico Carney, un esponente dei mercati, il prudente Bailey si porrà come un esponente delle istituzioni. Prima di assumere la guida della Financial Conduct Authority (Fca), Bailey ha trascorso 30 anni alla Boe, salendo tutti i gradini ella carriera interna fino al rango di vice governatore.
Alla Fca, Bailey ha fatto esperienza di crisi. In particolare, è molto apprezzato per il suo lavoro di dieci anni fa su Northern Rock, esposta al crack dei mutui immobiliari, è che è stato il primo salvataggio pubblico di una banca britannica in oltre un secolo.
Recentemente, l’autorità di vigilanza ha gestito il collasso del fondo Woodford Equity Income di Neil Woodford, noto nella City come l'”Oracolo di Oxford”. Woodford aveva costruito una reputazione impeccabile in 26 anni alla guida di Invesco. Mille sterline investite con Woodford sarebbero diventate 25mila. Poi, ha lanciato un suo fondo da 4 miliardi di dollari che è stato sospeso a giugno a seguito di investimenti speculativi su titoli illiquidi e la sua chiusura è stata annunciata a ottobre. Secondo le stime, gli azionisti perderanno il 43 per cento del loro investimento residuo.
In precedenza, la Fca ha anche fronteggiato la controversa attività di ristrutturazione della Royal Bank of Scotland, che i membri del Parlamento hanno bollato come un “whitewash”, quando è emerso che la divisione di turnaround della RBS, che avrebbe dovuto ristrutturare aziende in difficoltà aveva invece puntato su maggiori profitti da liquidazioni in blocco e vendite a tranche.
Infine, tra i dossier più impegnativi, il crollo di London Capital & Finance, i cui minibond non regolamentati hanno causato una perdita di 236 milioni di sterline a danno di risparmiatori e pensionati.
La nomina di Bailey a governatore arriva in un momento migliore rispetto al suo predecessore Carney. Con il governo di Boris Johnson è tornata la chiarezza. Il primo ministro è pronto a portare il Regno Unito fuori dall’Unione europea il 31 gennaio, dopo più di tre anni di instabilità. L’UK entrerà quindi in un periodo di transizione che manterrà gli accordi commerciali esistenti, mentre i nuovi termini del suo rapporto con il blocco saranno definiti. Su questo, Bailey ha segnalato di essere disponibile alla divergenza regolamentare con l’Ue, e se ciò dovesse condurre ad un no deal, il governatore – che ha più volte espresso riserve sull’eccesso di rigidità normativa nell’Ue, criticandone la burocrazia – sembra in linea con il primo ministro su una politica di liberalizzazioni, deregolamentazioni, tagli fiscali e competitività.
Questo non significa che il compito per Bailey sarà facile. L’economia britannica è esposta al negoziato commerciale e le tensioni si manifesteranno con volatilità e turbolenza sui mercati.
La vera sfida sarà dunque la politica monetaria. Allo stato, con l’economia in ristrutturazione, il Comitato per la politica monetaria chiede una riduzione dei tassi, e le banche prevedono la prevedono per il Q1 2020. Ma potrebbe esserci anche una spinta nell’altra direzione, sulla base del fatto che una uscita ordinata dall’Ue aprirebbe la strada ad un inasprimento.