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Airbnb, il governo accelera la stretta sugli affitti brevi: pronto un decreto

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Airbnb, il governo accelera la stretta sugli affitti brevi: pronto un decreto

Il governo accelera la stretta sugli affitti brevi. La proposta per regolare le locazioni su Airbnb e altre piattaforme online diventerà un decreto, che potrebbe essere approvato dal consiglio ministri già lunedì prossimo, il 25 settembre.

Secondo quanto riporta La Repubblica, il provvedimento d’urgenza dovrebbe riprendere in larga parte le proposte già contenute nel disegno di legge presentato dalla ministra del Turismo, Daniela Santanchè, con alcune modifiche.

Sarà introdotto un codice identificativo nazionale per ogni appartamento dato in affitto per meno di 30 giorni. Questo dovrà essere esposto sia all’ingresso dell’abitazione che sugli annunci online e sostituirà quelli regionali oggi in vigore. Sarà ridotta, da quattro a due appartamenti, la soglia oltre la quale l’affitto diventa un’attività imprenditoriale. Superato questo limite il proprietario dovrà aprire una partita Iva e perderà il vantaggio della cedolare secca al 21 percento.

Le proposte sono state accolte da molte critiche. Secondo molti sindaci di centrosinistra, le norme non daranno alcuno strumento per regolare la crescita degli affitti turistici e contrastare così l’emergenza abitativa. A livello internazionale molte città hanno invece introdotto regole particolarmente stringenti. L’ultimo esempio è quello di New York, che con i requisiti introdotti il 5 settembre ha di fatto espulso Airbnb dalla città, secondo quanto dichiarato dalla stessa piattaforma.

Anche da parte delle associazioni di categoria si levano voci critiche. Ieri 15 sigle hanno diffuso una nota congiunta in cui hanno contestato un testo “lesivo del diritto di proprietà, illiberale e in molte parti contrario ai principi della Costituzione”, in quanto “mirato, senza alcuna motivazione, a contrastare la locazione delle abitazioni private introducendo un numero ingiustificato di divieti, limitazioni e obblighi”. Nessuna protesta invece da Airbnb, che sembra non considerare la riforma una minaccia al pari delle regole imposte in molte città a livello internazionale.

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