Lo Sviluppo Sostenibile resterà un sogno?

Dieci anni fa tutti i 193 Paesi Onu si sono impegnati a perseguire una lista di obiettivi per rendere il mondo un posto migliore entro il 2030. La scadenza si avvicina, ma solo il 17% dei target ha registrato un avanzamento. Anche Ue e Italia sono in ritardo
L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite è un impegno globale, sottoscritto dieci anni fa dai governi di tutti i 193 Paesi membri dell’Onu, che ha come obiettivo quello di affrontare le sfide globali mirando a un futuro più equo, prospero e sostenibile.
L’Agenda si articola in 17 obiettivi (Sustainable Development Goals – SDGs) che coprono diverse aree cruciali: 1) Sconfiggere la povertà; 2) Porre fine alla fame; 3) Salute e benessere; 4) Istruzione di qualità; 5) Parità di genere; 6) Acqua pulita e servizi igienico-sanitari; 7) Energia pulita e accessibile; 8) Lavoro dignitoso e crescita economica; 9) Imprese, innovazioni e infrastrutture; 10) Ridurre le disuguaglianze; 11) Città e comunità sostenibili; 12) Consumo e produzione responsabili; 13) Lotta contro il cambiamento climatico; 14) Vita sott’acqua; 15) Vita sulla Terra; 16) Pace giustizia e istituzioni solide; 17) Partnership.
Ogni obiettivo è accompagnato da un insieme di Target specifici che i Paesi devono raggiungere entro il 2030, contribuendo a migliorare la vita delle persone e la salute del pianeta.
Nel contesto europeo e italiano, l’Agenda 2030 rappresenta una guida fondamentale per orientare le politiche pubbliche verso uno sviluppo che rispetti i principi di sostenibilità.
Il quadro internazionale
Lo scorso giugno, le Nazioni Unite hanno pubblicato il rapporto annuale che determina i progressi e i regressi rispetto all’attuazione dell’Agenda 2030. Il mondo ha solamente cinque anni per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile, ma si prevede che al ritmo attuale solo il 17% dei 135 Target globali monitorati verrà raggiunto per tempo, mentre la metà (48%) presenta progressi moderati e marginali e oltre un terzo è in una fase di stagnazione e recesso.
D’altro canto, sono stati raggiunti risultati positivi in diverse aree, come nella riduzione della mortalità infantile, nell’accesso ai trattamenti salvavita per l’Hiv e nella disponibilità di acqua ed energia.
Gli studiosi definiscono questo momento attuale «policrisi» a causa di nuove e vecchie problematiche che minacciano il progresso verso lo sviluppo sostenibile: la guerra in Ucraina e in Medio Oriente, la crisi climatica e ambientale, la pandemia da Covid-19, eccetera.
A settembre la sede Onu di New York ha ospitato il Summit del Futuro, che ha portato alla stesura del “Patto sul Futuro”: i Paesi firmatari si impegnano a fare di più sia dal lato finanziario che multilaterale per accelerare l’attuazione degli SDGs.
Qui Roma
Il rapporto “Coltivare ora il nostro futuro”, presentato lo scorso ottobre dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), offre un’analisi approfondita della situazione riguardo agli SDGs. Il documento, redatto con il contributo di esperti provenienti da oltre 320 organizzazioni aderenti all’Alleanza, valuta i progressi fatti e le sfide ancora aperte in Italia e in Europa nell’attuazione degli obiettivi, con un focus particolare sulla sostenibilità economica, sociale e ambientale.
Oltre a fare il punto sui progressi e sulle sfide ancora aperte, il rapporto propone soluzioni concrete per sviluppare politiche capaci di migliorare il benessere delle persone, ridurre le disuguaglianze e incrementare la qualità dell’ambiente in cui viviamo.
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L’Italia, pur avendo compiuto alcuni progressi importanti, sconta un ritardo nel raggiungimento di tutti e 17 gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile. Tra il 2010 e il 2023 il nostro Paese ha registra addirittura dei peggioramenti per sei obiettivi: “sconfiggere la povertà”; “acqua pulita e servizi igienico-sanitari”; “ridurre le disuguaglianze”; “vita sulla Terra”; “governance”; “partnership”.
Sono stati rilevati lievi progressi per sette SDGs: “porre fine alla fame”; “energia pulita e accessibile”; “lavoro e crescita economica”; “imprese, innovazioni e infrastrutture”; “città e comunità sostenibili”; “clima”; “vita sott’acqua”.
Miglioramenti più considerevoli si riscontrano invece per tre obiettivi: “salute e benessere”; “istruzione di qualità”; “parità di genere”.
L’unico SDGs che presenta un notevole progresso è quello su “consumo e produzione responsabili”.
L’Italia dovrebbe attivare sistemi di coordinamento delle politiche pubbliche in modo da renderle coerenti ed integrate. Tra le strategie nazionali più importanti vi è la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSvS) per il raggiungimento degli obiettivi, approvata nel settembre 2023 dal Governo Meloni. Il rapporto ASviS, però, evidenzia che non ci sono stati cambiamenti nell’attuazione di questa strategia per migliorare gli obiettivi, a fronte di una situazione statica o negativa.
L’esecutivo, nonostante le buone intenzioni, non ha ancora sviluppato un piano di “accelerazione trasformativa”, come richiesto dal Summit dell’Onu sull’Agenda 2030 per affrontare queste minacce.
Il 30 giugno scorso il Governo ha inviato alla Commissione europea la revisione del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec), che è stato giudicato però insufficiente da Bruxelles. Il nuovo piano propone un rafforzamento dello sfruttamento delle fonti fossili, malgrado gli impegni europei per la transizione energetica. Inoltre, si prevede un rilancio del nucleare, nonostante le gravi difficoltà del Paese nello smaltire i rifiuti radioattivi. Gli obiettivi fissati per il 2030 non risultano in linea con i target europei, in particolare, per quanto riguarda la riduzione delle emissioni di gas serra, che dovrebbe arrivare diminuire del 55% entro il 2030, mentre attualmente è stimata intorno al 44%.
In parallelo, il Governo Meloni ha adottato la Strategia italiana per l’Intelligenza Artificiale 2024-2026, il cui fine è quello di incentivare l’uso dell’IA nei settori industriale, produttivo e della pubblica amministrazione, promuovendo l’innovazione tecnologica e il rafforzamento della competitività del Paese a livello globale.
Qui Bruxelles
A pochi anni dalla scadenza del 2030, l’Ue ha registrato numerosi progressi dal 2010 ad oggi, cercando di allineare le proprie politiche economiche e sociali agli SDGs, ma questi sforzi non sono al momento sufficienti per raggiungere tutti i Target dell’Agenda entro la fine del decennio.
La Commissione europea ha attuato una serie di iniziative e strategie per sostenere la transizione verde, come il Green Deal europeo, che ha lo scopo di avviare un processo di crescita all’apparato industriale ed energetico dell’Unione incrementando gli investimenti nei progetti di sviluppo ecosostenibile e raggiungendo la neutralità climatica entro il 2050.
Nonostante19 dei primi 20 Paesi nell’indice SDGs siano europei, molti Stati membri non hanno mostrato progressi significativi dal 2015, e ancor meno dal 2020.
Il futuro degli Obiettivi di Sviluppo sostenibile in Europa è incerto a causa di problemi legati a fattori demografici, economici, tecnologici e geopolitici.
La situazione dell’Ue è monitorata dall’ASviS, che in relazione agli SDGs e ai Target dell’Agenda 2030 utilizza due strumenti principali: gli indici compositi per ciascun obiettivo e gli indicatori specifici che fanno riferimento agli obiettivi “quantitativi” stabiliti nelle diverse politiche europee.
Ebbene, nel 2022, si sono riscontrati avanzamenti positivi per alcuni Obiettivi, come “energia pulita e accessibile”, “lavoro dignitoso e crescita economica”, “imprese, innovazioni e infrastrutture” e “parità di genere”.
Al contrario, la roadmap verso gli SDGS “vita sulla Terra” e “partnership” ha registrato dei peggioramenti.
L’indice SDGs 2025 vede attualmente ai primi posti in classifica gli Stati dell’Europa settentrionale: Finlandia, Danimarca, Svezia, Austria e Norvegia. Nonostante i risultati positivi, però, anche questi Paesi devono affrontare sfide considerevoli legate ad alcuni SDGs.
Nell’Agenda strategica dell’Ue per il periodo 2024-2029 sono stati definiti tre punti fondamentali da perseguire: un’Europa libera e democratica, un’Europa forte e sicura e un’Europa prospera e competitiva, per rafforzare l’impegno europeo nell’attuazione dell’Agenda 2030. In risposta a queste linee guida, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha presentato al Parlamento europeo gli Orientamenti politici 2024-29.
La prima priorità è l’elaborazione di un nuovo piano per la prosperità e la competitività sostenibile dell’Europa, con l’avvio di un’industria pulita, di imprese competitive e la creazione di posti di lavoro, mantenendo al contempo gli obiettivi del Green Deal europeo. Il piano ha come obiettivo quello di ridurre le emissioni del 90% entro il 2040. Altre proposte includono l’introduzione di una legge sull’economia circolare e il rafforzamento della difesa e sicurezza europea.
La Commissione Europea intende anche fornire un maggiore supporto alle persone in difficoltà e garantire i diritti sociali, focalizzandosi sulla qualità della vita, con particolare attenzione alla sicurezza alimentare, all’acqua e alla natura. Inoltre, viene data grande importanza all’economia digitale e all’innovazione tecnologica.
Conclusioni
Da quest’analisi si può dedurre che gli impegni assunti dal Governo italiano a livello internazionale ed europeo sono ancora lontani dal raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. Ciò è dovuto principalmente a un sistema economico e sociale insoddisfacente e a significative diseguaglianze territoriali.
È necessario migliorare la qualità delle politiche pubbliche, delle imprese e della società per raggiungere uno sviluppo sostenibile. L’Unione europea quindi richiede un maggiore impegno al nostro esecutivo per il raggiungimento degli SDGs.
Con l’avvio della legislatura 2024-2029, le istituzioni europee, tra cui il Parlamento, il Consiglio e la Commissione europea, hanno confermato l’Agenda 2030 come riferimento per le politiche interne ed esterne dell’Unione.
Il Patto sul Futuro è un passo importante per il raggiungimento dei 17 SDGs. L’ASviS, da parte sua, ritiene che per promuovere l’attuazione dell’Agenda la Commissione dovrebbe creare un organismo di consultazione permanete, coinvolgendo esperti e rappresentanti della società civile, volgendo l’attenzione alle giovani generazioni. Sarebbe anche opportuno sviluppare strumenti avanzati per constatare l’impatto che le politiche hanno sui diversi aspetti dell’Agenda 2030. Infine la Commissione dovrebbe elaborare il programma 2025 come un “Piano di accelerazione trasformativa” per gli SDGs e migliorare la comunicazione dello sviluppo sostenibile, coinvolgendo la società civile.