Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 06:00
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Economia

L’Africa occidentale lascia il franco CFA, nel 2020 arriva la nuova moneta unica ECO

Immagine di copertina
Franco CFA

Di Battista aveva detto: "La valuta è causa delle migrazioni in Europa"

L’Africa occidentale lascia il franco CFA, arriva la moneta unica ECO

Otto Paesi dell’Africa occidentale (​Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo) insieme alla Francia hanno deciso di mettere fine al franco CFA, che presto cederà il passo a una nuova moneta unica, chiamata ECO. L’iniziativa è stata annunciata sabato 21 dicembre dal presidente della Costa d’Avorio, Alassane Ouattara, da Abidjan, insieme al presidente francese Emmanuel Macron in visita.

“Abbiamo deciso una riforma del franco CFA con tre principali cambiamenti, tra cui il nome e la fine della centralizzazione del 50 per cento delle riserve nel Tesoro francese”, ha spiegato il politico ed economista ivoriano. Ma soddisfazione è stata espressa anche da Macron, che ha celebrato una “grande riforma storica”, salutando l’arrivo nel 2020 dell’Eco.

Le notizie di economica di TPI

Il franco CFA è una controversa valuta creata nel 1945 dalla Francia e utilizzata nelle sue ex colonie africane, ancora in vigore anche dopo l’indipendenza. Ad oggi viene utilizzata in 14 Paesi. È presente precisamente nei 6 Paesi del Cemac, la Comunità economica e monetaria dell’Africa centrale (ovvero Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana e Repubblica del Congo), e negli 8 Paesi dell’Uemoa, l’Unione economica e monetaria ovest-africana, proprio quelli in cui arriverà l’Eco. Complessivamente nei 14 Paesi interessati vivono 150 milioni di persone e vengono stimati 235 miliardi di dollari di prodotto interno lordo.

Con l’arrivo dell’ECO, per i Paesi del Cemac, non cambierà nulla, per gli altri verrà eliminato l’attuale obbligo di depositare il 50 per cento delle riserve nel Tesoro francese.

In base all’accordo, la nuova valuta rimarrà ancorata all’Euro, ma il franco CFA offre al momento una parità fissa con la valuta europea e per questo è considerato stabile e attraente per gli investitori stranieri.

Sul franco CFA i giudizi negli anni sono stati contrastanti. I sostenitori ritengono che la moneta abbia portato stabilità, mentre i detrattori evidenziano i suoi legami con la rete di influenze che la Francia conserva nelle sue ex colonie.

Di Battista diceva: “Franco CFA causa della migrazione in Europa”

La valuta è finita anche al centro dello scontro politico in Italia, quando, a gennaio 2019, gli esponenti del M5S Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio nel corso di interventi pubblici l’hanno indicata come fattore di mancato sviluppo del continente africano e addirittura come causa dei flussi migratori verso l’Europa: affermazioni che hanno prontamente innescato uno scontro diplomatico con la Francia.

“Ci sono decine di stati africani – ha affermato il capo politico M5S – in cui la Francia stampa una propria moneta, il franco delle colonie, e con quella moneta si finanzia il debito pubblico francese. Macron prima ci fa la morale e poi continua a finanziare il debito pubblico con i soldi con cui sfrutta i paesi africani. Se vogliamo fermare le partenze cominciamo ad affrontare questo tema e cominciamo a farlo anche all’Onu, non solo in sede di Unione Europea”.

La Francia – sosteneva intanto Di Battista – gestisce la sovranità di interi paesi impedendo la loro legittima indipendenza, la loro sovranità monetaria, fiscale, valutaria e la possibilità di fare politiche espansive”. “Fino a quando non si strapperà questa banconota, che in realtà è una manetta nei confronti dei popoli africani – diceva l’ex deputato -, noi potremo continuare a parlare a lungo di porti aperti o porti chiusi, ma le persone continueranno a scappare, a morire in mare, a cercare altre rotte e a provare a venire in Europa. Oggi è necessario, per la prima volta, occuparsi delle cause, perché se ci si occupa esclusivamente degli effetti si è nemici dell’Africa”.

Le parole dei leader italiani avevano anche alimentato tesi complottistiche sul sistema monetario francese e un presunto legami con il fenomeno migratorio: tutte teorie però smentite dai fatti. La maggior parte dei migranti che arrivano in Europa, ad esempio, provengono da Paesi africani, soprattutto nordafricani, che nulla hanno a che fare con il franco CFA.

Dopo le frasi di Di Maio il Ministro degli Esteri francese aveva perfino convocato l’ambasciatrice italiana a Parigi.

 

Ti potrebbe interessare
Economia / Chi sta vincendo la corsa globale all’intelligenza artificiale
Economia / Prezzi esagerati, Cina e ritardo sull’elettrico: da dove nasce la disfatta europea dell’auto
Economia / Terna: Standard Ethics migliora il rating a “EE+”
Ti potrebbe interessare
Economia / Chi sta vincendo la corsa globale all’intelligenza artificiale
Economia / Prezzi esagerati, Cina e ritardo sull’elettrico: da dove nasce la disfatta europea dell’auto
Economia / Terna: Standard Ethics migliora il rating a “EE+”
Economia / Superbonus 110: il progetto di cartolarizzazione per salvare l’edilizia italiana
Economia / Energia nuova: cosa emerge dal Piano Strategico 2025-2027 di Enel
Ambiente / È uscito il nuovo numero di The Post Internazionale. Da oggi potete acquistare la copia digitale
Economia / Tronchetti Provera: “La crisi dell’automotive deriva dalle scelte ideologiche e irrealistiche dell’Ue”
Economia / Culti Milano Group cede il 25,11% di Bakel, il brand di skincare che si pone come prossimo step la quotazione in borsa
Lavoro / Conto Aziendale di Fondartigianato: le novità del 2024 migliorano lo strumento a disposizione delle imprese e dei lavoratori
Economia / Perché la spesa militare si esprime in percentuale al Pil?