Ottanta Paesi raggiungono un accordo “storico” sull’e-commerce al WTO ma gli Usa non ci stanno
Perché l’intesa possa essere integrata nel quadro giuridico dell'Organizzazione mondiale del Commercio serve il consenso di tutti i 166 Stati membri
Quasi 80 Paesi in tutto il mondo, incluse le nazioni dell’Unione europea, il Regno Unito, la Cina, il Canada, l’Australia, l’Arabia Saudita e il Giappone, hanno raggiunto oggi un accordo su una serie di norme per disciplinare il commercio elettronico globale, a cui però non parteciperanno gli Stati Uniti.
Dopo cinque anni di trattative, i Paesi coordinatori Australia, Giappone e Singapore hanno redatto un testo unico, definito “storico” dalla Commissione europea e “rivoluzionario” dal governo britannico. “Abbiamo negoziato le prime regole globali sul commercio digitale”, ha scritto oggi sui social il commissario europeo per il Commercio, Valdis Dombrovskis. “Questo faciliterà le transazioni elettroniche, stimolerà l’innovazione e integrerà i Paesi in via di sviluppo nell’economia digitale”.
Tra le nuove norme figurano leggi per il riconoscimento delle firme elettroniche e la protezione contro le frodi online. Tutti gli aderenti si impegneranno a digitalizzare i documenti e le procedure doganali, a riconoscere i contratti e le firme elettroniche e a mettere in atto misure di salvaguardia legale contro le truffe online e le dichiarazioni fuorvianti sui prodotti in commercio. Le parti, si legge nel testo, dovranno anche promuovere la lotta allo spam e tutelare i dati personali, nonché offrire sostegno ai Paesi meno sviluppati.
In totale ai negoziati hanno preso parte 91 dei 166 membri dell’Organizzazione mondiale del commercio (World Trade Organization, WTO), compresi Paesi come Cina, Canada, Argentina, Nigeria e Arabia Saudita. Ma non gli Stati Uniti. Secondo Washington, l’accordo annunciato oggi rappresenta un importante passo avanti ma è ancora insufficiente, in particolare “sulla formulazione delle eccezioni dovute a interessi essenziali di sicurezza”. “Non vediamo l’ora di lavorare con i membri interessati per trovare soluzioni a tutte le questioni in sospeso e portare i negoziati a una rapida conclusione”, ha affermato in una nota l’ambasciatrice statunitense presso il Wto, Maria Pagan.
Anche altri Paesi però, secondo una fonte citata dall’agenzia di stampa Reuters, hanno espresso riserve e tra questi si contano il Brasile, l’Indonesia e la Turchia. Perché l’intesa possa tradursi in una normativa dell’Organizzazione mondiale del Commercio però servirà il consenso di tutti e 166 gli Stati membri dell’organizzazione.
“Una volta integrato nel quadro giuridico del WTO, l’accordo sull’e-commerce sarà la base per le regole globali sul commercio digitale tra un’ampia gamma di membri dell’organizzazione”, ha commentato la Commissione Ue. L’accordo avvantaggerà sia i consumatori che le aziende e sosterrà la trasformazione digitale tra i membri del WTO partecipanti per facilitare le transazioni elettroniche transfrontaliere; ridurre le barriere al commercio digitale; e promuovere l’innovazione nell’e-commerce. Inoltre, rafforzerà l’inclusività digitale e la crescita economica dei membri partecipanti in via di sviluppo e meno sviluppati”.
Il commercio digitale rappresenta circa il 25 per cento di tutti gli scambi internazionali e cresce a un ritmo più veloce rispetto al commercio tradizionale. L’Unione europea è leader mondiale sia nelle esportazioni che nelle importazioni di servizi erogabili digitalmente, che ammontavano a 1.300 miliardi di euro nel 2022, pari al 54 per cento del commercio totale di servizi dell’Ue.