Quando Matteo Salvini prometteva di tagliare le accise sulla benzina
Complici i tradizionali rincari che fanno capolino a ridosso di ponti e festività e a una serie di congiunture economiche e geopolitiche come l’aumento del prezzo del petrolio e le varie tensioni internazionali, in Italia il prezzo dei carburanti è salito alle stelle e in particolare quello della benzina ha già sfondato il tetto dei due euro al litro in varie stazioni di servizio autostradali.
Rispetto agli altri Paesi europei [videoscheda], in Italia a pesare sul prezzo finito di benzina e gasolio sono soprattutto le varie e innumerevoli accise e l’Iva. Una rilevazione effettuata lo scorso 17 dicembre, per esempio, calcolava che togliendo tasse e balzelli vari, in Italia la benzina costerebbe 0,3 centesimi in meno rispetto alla media europea mentre il gasolio circa 2 centesimi in meno. Nonostante, dunque, i prezzi praticati dai petrolieri siano in linea con la media europea, gli automobilisti italiani finiscono per pagare circa 15 centesimi in più al litro per il gasolio e 11 per la benzina.
Nel corso dei decenni, innumerevoli politici hanno promesso in campagna elettorale il taglio delle accise più vecchie che a distanza di anni ancora pesano sui prezzi di benzina e gasolio e nel 2018, durante la campagna elettorale per le elezioni politiche dello scorso 4 marzo, l’attuale vicepremier Matteo Salvini promise un netto taglio a queste odiatissime tasse, un taglio che avrebbe proposto e fatto approvare al primo Consiglio dei ministri.
“Le accise pesano sui carburanti per 72 centesimi al litro. Per una questione di buon senso e per aiutare tutti bisogna eliminare le accise più antiche: non salva la vita a nessuno ma è immorale che chi fa benzina paga ancora la guerra in Etiopia. È il primo impegno che manterrò. Partirò subito abbassando il prezzo della benzina che oggi per gli italiani è la più cara d’Europa per colpa di tasse e accise ormai senza senso e lo farò durante il primo Consiglio dei ministri”, dichiarò, ad esempio, nel marzo 2018 a Radio24.
Di taglio alle accise sulla benzina si parla anche nel contratto di governo siglato lo scorso anno con il Movimento 5 Stelle: “Intendiamo inoltre eliminare le componenti anacronistiche delle accise sulla benzina”, si legge nell’ambito a pagina 19 nell’ambito del capitolo dedicato al Fisco.
Passano i mesi, ma a distanza di quasi un anno di questo taglio delle accise tanto decantato e sbandierato non c’è nemmeno l’ombra. Non solo il provvedimento non è mai stato approvato durante il primo Consiglio dei ministri come invece promesso in campagna elettorale, ma nemmeno nella legge di bilancio è stata inserita alcuna norma volta a tagliare le tanto odiate accise.
Nella cosiddetta “finanziaria” approvata lo scorso dicembre si trova solamente la sterilizzazione – con tanto di aumento – delle clausole di salvaguardia che, nel caso non si dovessero trovare nuovi fondi per bloccare gli aumenti, comporterebbero un aumento del prelievo fiscale per 400 milioni l’anno per le sole accise sui carburanti (in tutto le clausole valgono 23 miliardi di entrate tra Iva e accise per il 2020 e 28,75 miliardi per il 2021 e il 2022, ndr).
A legge di bilancio approvata, le opposizioni hanno fatto notare al vicepremier leghista il mancato rispetto della promessa. Salvini, però, non ha battuto ciglio e ha replicato alle accuse sostenendo che “le accise che risalgono a 20, 30, 50 anni fa sono fuori dal mondo” e che si sarebbe impegnato a tagliare le più vecchie entro il 2019.
Il 19 aprile scorso, rispondendo a una domanda sul tema posta da un giornalista a margine dell’incontro con Eduardo Bolsonaro – figlio del presidente del Brasile Jair Bolsonaro -, Matteo Salvini ha però preferito non fare accenno ad alcuna data di scadenza per il provvedimento: “Il taglio delle accise è un nostro obiettivo, ma non fatemi dare una data. La flat tax riguarda tutti, se non tutti tanti, stiamo lavorando alla riduzione delle tasse per dipendenti e famiglie e abbiamo davanti quattro anni e due mesi di governo per mantenere le promesse e tagliare le accise più vecchie”. Al momento, quindi, il tema non sembra affatto una priorità per il governo.