Sinistra, sveglia! Nell’esaltazione delle competenze vincono gli interessi e i bisogni dei più forti
Rispondo volentieri alla proposta di intervenire nel dibattito aperto dall’appello di Urbinati, Ignazi e Bonaga su TPI.
Lo stato di salute della sinistra politica in Italia è certamente non eccellente. Se il PD si dibatte da molto tempo in una discussione che fatica ad affrontare quello che mi pare essere il vero nodo della questione (l’identità, l’idea di società, il punto di vista sul mondo), anche chi come noi ha scelto di tenere aperta la questione di un soggetto autonomo e di sinistra non ha, per questo, risolto ogni problema.
Eppure, resto convinto che la sinistra possa ritrovare una strada e una funzione solo se ritrova le ragioni della sua alternativa alla destra. Non si tratta solo di una questione di posizionamento ma soprattutto di un insieme di valori, idee e proposte in grado di indicare e organizzare un campo, fatto di interessi e di bisogni collettivi.
Il primo punto dunque è riconoscere che interessi e bisogni non sono tutti uguali e che la politica senza conflitto si fa tecnica, amministrazione dell’esistente, con la conseguenza che nell’esaltazione delle competenze come dimensione della neutralità a vincere sono quasi sempre gli interessi e i bisogni dei più forti.
Vale per la riforma fiscale dove non puoi tenere assieme la retorica dell’abbassamento delle tasse per tutti con la progressività prevista dalla Costituzione, specialmente in un contesto nel quale la diseguaglianza cresce a velocità mai conosciute prima.
Per questo ho proposto e continuerò a proporre che nell’ambito di una più generale riforma venga introdotta una imposta patrimoniale sulle grandissime ricchezze. Vale per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e per i loro salari in un Paese come il nostro nel quale l’aumento della precarietà va a braccetto con la crescita del lavoro povero e super sfruttato.
Di fronte alla buona notizia dello sciopero in Amazon si apre uno spazio a patto che avanzi una proposta che rimetta al centro la dignità e i diritti del lavoro. Perché, senza che significhi avere pregiudizi contro l’impresa, impresa e lavoratori non sono sullo stesso piano.
Così per un grande tema del futuro come la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, si pone il problema di ridistribuire lavoro e reddito ma anche di incrociare in modo intelligente i problemi che pone la necessaria transizione ecologica e anche di affrontare la questione della produttività in modo innovativo e non punitivo per i lavoratori.
Se non ci sono dubbi sul fatto che questa pandemia cambierà tutto, non è affatto scontato il segno di questo cambiamento. Che si vada in una direzione o in un’altra dipende anche dal ruolo della Sinistra. Una società che ripensi la sua organizzazione a partire dalla ricostruzione di un welfare universale nel quale la Sanità pubblica, scuola pubblica e ricerca siano al centro degli investimenti è la scommessa dei prossimi decenni.
E su questa scommessa si combatterà una battaglia dura, tra interessi diversi e opposte visioni del mondo. La sinistra scelga la sua, ne faccia il terreno di organizzazione della partecipazione e delle energie disponibili, che ci sono ma che da molto tempo non trovano uno strumento utile a questo scopo. Noi, nel nostro piccolo, ci stiamo provando.