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Home » Cultura

Alla Festa del Cinema di Roma il western sull’amicizia tra esercito americano e indiani

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Il western Hostiles ha aperto la dodicesima Festa del Cinema di Roma. Il film di Scott Cooper s'inserisce in un filone, iniziato tra la fine degli anni '60 e l'inizio dei '70, che rilegge la questione indiana

Hostiles, film che ha aperto la dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma giovedì 26 ottobre 2017, è ambientato nel 1892 e racconta il viaggio di un capitano dell’esercito nordista, interpretato da Christian Bale, che, pur riluttante, scorta il capo di una tribù di indiani Cheyenne, malato terminale (Wes Studi), e i familiari di questo fino alla terra d’origine.

I due vecchi avversari, viaggiando per mille miglia – da Fort Berringer, nel Nuovo Messico, alle praterie del Montana – e attaccati a più riprese dai Comanche, nemici dell’esercito e pure dei Cheyenne, s’imbattono in una giovane vedova (Rosamund Pike), la cui famiglia è stata sterminata. Anche la donna si unisce alla carovana. Durante il tragitto, l’odio profondo che divide il capitano e il capo indiano finisce per trasformarsi in rispetto e stima reciproca. Ma la legge del Far West è spietata e portare a casa la pelle si preannuncia un’impresa insormontabile.

Hostiles è un film appartenente al cosiddetto filone revisionista del genere western. Dopo decenni di indiani presentati come selvaggi urlanti e sanguinari, sul finire degli anni ’60 la prospettiva del cinema americano sulla questione si ribalta. Sull’onda della contestazione e dei fermenti culturali del periodo, la storia dei nativi americani viene riletta in chiave democratica, il nemico viene umanizzato e la ricostruzione degli eventi si fa più equilibrata.

Le pellicole che vengono considerate capofila di questo filone sono Piccolo grande uomo (1969) di Arthur Penn e Soldato Blu (1970) di Ralph Nelson. La prima sovverte le regole del genere western offrendo una lettura più realistica della storia degli indiani. Al centro della vicenda pone l’epica battaglia di Little Big Horn, evocata anche in Hostilesche il 28 giugno 1876 vide le tribù di indiani Lakota e Cheyenne scontrarsi con il 7° Cavalleggeri dell’esercito degli Stati Uniti nei pressi del torrente Little Big Horn in Montana. A raccontarla in prima persona a un giornalista è il vecchio Jack Crabb, interpretato da un Dustin Hoffman superlativo. 

Soldato Blu, invece, è ispirato agli eventi di un’altra tragica battaglia, il massacro di Sand Creek del 1864. Seicento nativi americani, accampati con le loro tende vicino al fiume Big Sandy Creek, in Colorado, furono attaccati da 700 “giacche blu”. Sul terreno rimasero circa 175 indiani, di cui la maggior parte donne e bambini, e i loro corpi vennero mutilati dai soldati.

È del 1970 anche Un uomo chiamato Cavallo di Elliot Silverstein con Richard Harris. Protagonista è il personaggio di John Morgan, aristocratico inglese a caccia nel Far West che viene fatto prigioniero dai Sioux. Portato nell’accampamento di questi, viene donato alla madre del capo come cavallo da soma. Pian piano, però, Shunka Wakan, ovvero “cavallo” nella lingua della tribù, comincia a capire la cultura dei Sioux e progressivamente ottiene la loro fiducia.

Anche Corvo rosso non avrai il mio scalpo (1972) di Sydney Pollack è uno dei western che abbraccia la nuova tendenza del genere. Protagonista è il veterano della guerra tra Stati Uniti e Messico (1846-48) Jeremiah Johnson (Robert Redford). L’uomo si rifugia sulle Montagne Rocciose per cacciare animali e inevitabilmente si confronta con la presenza sul territorio dei nativi americani. Ma gli indiani, anche qui, seppur visti come ostili alla civilizzazione, non sono considerati inferiori. Il conflitto tra i legittimi padroni del luogo e la spinta pionieristica scatena un’aspra lotta, ma alla fine a vincere è la tolleranza.

Con un salto di circa vent’anni arriviamo a Balla coi lupi (1990), diretto, prodotto e interpretato da Kevin Costner e vincitore di ben sette Oscar, tra cui quello al miglior film e al miglior regista. Si svolge negli anni della Guerra di Secessione, all’epoca in cui gli americani stavano espropriando i nativi delle loro terre, sterminandoli senza pietà. Il film riscrive la storia del West, facendo conoscere più da vicino questi popoli, pacifici, leali e rispettosi dell’ambiente. Al contrario, gli avventurieri venuti dall’altra parte dell’oceano si rivelano violenti e senza pietà.

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