Wu Ming sull’esclusione di CasaPound dal Salone: “Se volete i fascisti, non invitate gli antifascisti”
Salone del libro Wu Ming – Il Salone del Libro di Torino si apre e la polemica attorno alla presenza dello stand della casa editrice Altaforte, vicina a CasaPound, si chiude. Forse. Il Salone ha deciso, alla vigilia dell’apertura della manifestazione, di escludere l’editore Francesco Polacchi e il suo banchetto.
La discussione accesa si era aperta qualche giorno fa, quando lo scrittore e insegnante Christian Raimo aveva sollevato la questione e si era dimesso dall’incarico di collaboratore del direttore della manifestazione culturale torinese Nicola Lagioia, pur decidendo di andare come autore.
A portarla avanti era stato in primis il collettivo di scrittori bolognese Wu Ming, che aveva fatto sapere che non sarebbe andato a Torino: “Mai gomito a gomito con i fascisti”.
Alla notizia dell’espulsione di Altaforte, Wu Ming ha commentato con un tweet: “Al di là delle magagne, questo è un precedente che resterà. Saloni, fiere, festival, kermesse: se volete i fascisti, non invitate antifascisti, sopravvissuti all’Olocausto, vecchi partigiani. La censura non c’entra una fava”.
Su Giap – il sito di Wu Ming – si legge un lungo commento intitolato: “Vittoria: via i fascisti dal Salone del Libro. Abbiamo vinto. Ecco alcune cose da imparare per la prossima volta”.
“L’antifascismo ha ottenuto un risultato importante, che farà precedente: Casapound è fuori dal Salone internazionale del libro di Torino. Aprire la contraddizione è servito, eccome se è servito. Dare un segnale chiaro è stato determinante. Grazie a tutte e tutti quelli che, insieme a noi, lo hanno dato”, si legge nel commento. Una vittoria, quindi, per il collettivo, che spiega poi i nodi venuti a galla nel dibattito degli ultimi giorni, le accuse mosse al collettivo rispetto al boicottaggio del Salone.
Dopo Wu Ming anche altre personalità del mondo della cultura avevano fatto sentire la loro voce, prendendo una posizione netta. Dallo storico e saggista Carlo Ginzburg, la cui scelta di non andare dipendeva da una “decisione politica”, al fumettista romano Zerocalcare, che con un tweet aveva annullato i suoi appuntamenti a Torino perché gli era “impossibile sedere a 3 metri da chi ha accoltellato i miei fratelli”.
Subito dopo la decisione del Salone di estromettere Altaforte, il fumettista ha annunciato che sarà a Torino: “I nazisti stanno a casa e quindi ci vediamo al salone di torino! Bye bye miss american pie”.