Salone del Libro, Sgarbi difende Altaforte e attacca il SalTo per la presenza di un altro stand
Duro affondo di Vittorio Sgarbi al Salone del Libro di Torino. La 32esima edizione della manifestazione torinese è stata interamente contrassegnata dalla polemica sullo stand di Altaforte, la casa editrice vicina a CasaPound. [Qui l’articolo sulle polemiche]
Anche il critico d’arte più famoso d’Italia ha detto la sua sulla faccenda. In un post pubblicato sulla sua pagina Facebook, Vittorio Sgarbi ha preso di mira il Salone del Libro e ha acceso i riflettori su un altro stand, quello degli Emirati Arabi.
“Il vero scandalo del Salone non è il libro-intervista di Chiara Giannini al ministro Salvini, edito da Altaforte Edizioni, ma la presenza degli Emirati Arabi (con uno stand generosamente collocato all’ingresso) dove vige ancora la pena di morte, e in cui avvengono gravi violazioni dei diritti umani, come denuncia Amnesty International. Gli antifascisti della domenica su questo non hanno nulla da dire?”, scrive Vittorio Sgarbi, aggiungendo poi il link alla pagina di Amnesty in cui si trovano delucidazioni sulla situazione negli Emirati.
Non certo un fulmine a ciel sereno. La contrarietà del critico d’arte alla decisione degli organizzatori del Salone del Libro di escludere la casa editrice Altaforte dal Lingotto era già nota. Qualche giorno fa, nei giorni clou della polemica, Sgarbi scendeva in campo in difesa dell’editore Francesco Polacchi.
“Dopo Mimmo Lucano, mi tocca difendere anche Altaforte e Francesco Polacchi. Se non recassi danno al Salone del Libro, avrei adottato la stessa posizione di Ginzburg. Come lui difendo la libertà, ma per me la libertà è libera e non è la libertà solo di una parte”, ha detto Sgarbi.
“Per questo difendo il diritto di Francesco Polacchi e della sua casa editrice di essere al Salone del Libro. Difendo il diritto di dire ‘io sono fascista’: solo se una tale dichiarazione impedisse ad altri di esprimere la propria convinzione, lotterei, fino alla morte, per combatterla. La politica non può sostituirsi alla magistratura e, supponendo un ‘reato’, rendere esecutiva una ‘pena’ non uscita da nessun dibattimento. Chiedo ai censori politici: impediranno all’editore di pubblicare ancora libri? Ma soprattutto: può essere impedito il diritto di parola a un editore che pubblica il garante del rispetto della Costituzione, il Ministro degli Interni, che, oggi, si chiama Matteo Salvini?”.