Salone del Libro, Pif: “Chiudiamo le pasticcerie siciliane, la ricotta porta assuefazione” e poi attacca Salvini
PIF ATTACCA SALVINI – Pif al Salone del Libro di Torino si è lasciato intervistare dopo aver presentato il suo ultimo romanzo “…che Dio perdona tutti”, edito dalla casa editrice Feltrinelli. E non ha perso tempo a lanciare altre frecciatine al vicepremier Matteo Salvini.
Quale sarebbe il primo decreto legge di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif?
“Chiuderei questi spacciatori di droga che sono le pasticcerie siciliane, abolirei la ricotta siciliana perché io sono assuefatto e, per il bene del mio colesterolo, metterei la ricotta alla pari dei negozi di cannabis che sono il problema primario del nostro paese”, ha dichiarato con finta serietà Pif.
Arturo, il personaggio del suo romanzo, non è altro che un alter ego dell’autore.
L’attacco a Salvini parte dalla t-shirt verde che Pif ha mostrato più volte al Salone di Torino in questi giorni e che sfoggia durante l’intervista riportata da La Stampa.
“Ci siamo dimenticati dei liberatori, la gente se l’è dimenticata. Ci siamo dimenticati della Padania, delle sacre acque del Po e ho sentito il bisogno di tornarci. Gente che si è nascosta nei boschi del sacro Po, è un attimo che ci si dimentica e si pensa solo all’Italia. Ricordiamoci della Padania. Padania Is Not Italy, è un’altra nazione che può vivere da sola senza l’Europa, senza l’Italia. Il Salone del Libro era padano fino a qualche anno fa!”.
Anche durante l’appuntamento letterario del Salone del Libro, Pif aveva lanciato una frecciatina (poco velata) a Salvini: “Questo è un paese senza memoria, ci siamo dimenticati di chi ha lottato per la Padania. Salvini rispondimi, Padania libera. Rispondimi”.
L’autore siciliano, ospite all’appuntamento letterario, aveva anche dato la sua opinione circa la casa editrice Altaforte, posizione che poi ha ribadito anche nella nuova intervista.
“Nessuno vieta a un editore di pubblicare un libro fascista. La società sana antifascista farà fallire commercialmente quelle case editrici perché nessuno, si spera, comprerà quei libri”.