Piero Angela: “Mia moglie ha rinunciato alla sua carriera per me, senza di lei non sarei quello che sono”
Il divulgatore scientifico più amato dagli italiani si racconta a "Libri Come"
“È qui in incognito. Non ha mai voluto essere fotografata. Mia moglie è stata una santa“. Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna e non fa eccezione Piero Angela, che per sua moglie Margherita Pastore, che gli sta accanto da decenni, spende parole d’amore e gratitudine. Lo fa in occasione dell’incontro a Libri Come, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, dove ad accoglierlo c’erano oltre 400 persone.
Il giornalista si racconta e svela alcuni angoli della sua vita privata di cui non aveva mai parlato prima. Angela rivela che la moglie ha abbandonato i sogni di una vita per amore suo: “Il nostro è stato un colpo di fulmine. Lei era una ragazza, faceva la danzatrice, quando ci siamo conosciuti, e ha rinunciato alla carriera per venire con me a Parigi”, spiega il divulgatore scientifico più amato dagli italiani.
“Poi sono nati subito i figli. È stata una scelta di sacrificio. Ho avuto da lei la possibilità di fare cose che da solo non avrei fatto. Mi ha incoraggiato e criticato“, continua Angela, con gli occhi sorridenti.
A Libri Come, Piero Angela parla della sua idea di felicità, parola chiave dell’ultima edizione della manifestazione. La sua è semplice e grande insieme: “Avere il primo libro in mano”, risponde sicuro. Lui che di libri nei suoi 90 anni di vita appena compiuti ne ha scritti 38: “Tutti diversi uno dall’altro, anche se mia moglie dice che scrivo libri tutti uguali”, scherza.
“Quando cominci un libro hai davanti la pagina bianca”, spiega il papà di Superquark. “È una sofferenza fisica, ma è una gioia. È molto gratificante scrivere un libro, costruisci qualcosa, rimane un oggetto e ogni tanto lo vai a vedere. Scrivo le cose che avrei voluto leggere e i programmi che avrei voluto vedere”, continua Angela. Mai accontentarsi nella vita, avverte: “C’è sempre qualcosa in più che puoi fare, un esempio, una battuta migliore. Puoi correggere”.
Il divulgatore scientifico rivela poi un dettaglio del suo modo di interpretare la professione controcorrente nell’era della tecnologia: “Io scrivo a mano, non a macchina, tanto meno al computer. Poi passo tutto a una copista bravissima. È come essere un artigiano. La scrittura è uno stress creativo, positivo”.
E aggiunge, ancora, spiegando l’obiettivo dei suoi seguitissimi programmi: “La scrittura e la tv divulgativa non sono di serie B. Tutti abbiamo bisogno di capire. Se una persona ha titoli di studio non vuol dire che sia colta. La scuola per me è sempre stata di una noia mortale, una punizione. Se fossi un insegnante farei quello che faccio in tv. È il modo di raccontare le cose più creativo, pieno di curiosità e aneddoti”.