L’allarme inascoltato del Guardian sulle trame fasciste greco-italiane prima della strage di Piazza Fontana
Piazza Fontana avvertimento Guardian
Cinque giorni prima della strage di Piazza Fontana i giornali inglesi lanciarono un allarme che restò inascoltato. Nel mirino gli attentati di matrice “greca” che fascisti italiani e greci avevano messo a segno in Italia con una strategia golpista. Il 6 dicembre del 1969 il “Guardian” era uscito con un reportage investigativo firmato da Leslie Finer. Lo stesso giorno anche l’ “Observer” domenicale aveva fatto importanti rivelazioni sulle bombe del 25 aprile.
Cosa aveva rivelato il “Guardian” con quell’articolo intitolato “Greek advice for a coup in Italy”?
Intanto l’autore Leslie Finer, al quale si deve l’introduzione nel nostro vocabolario politico del concetto di “Strategy of tension”, strategia della tensione, varato proprio in quel dicembre, era all’epoca il più autorevole giornalista europeo che si occupasse della Grecia, paese dove trascorreva buona parte del suo tempo. Finer era un giornalista molto introdotto ad Atene.
Ed era così che era entrato in possesso di una fotocopia della lettera di un alto funzionario del Ministero degli esteri greco (della Giunta militare dei colonnelli), il direttore Michail Kottakis, destinata all’ambasciatore greco a Roma, Pompouras. Nella lettera si riferiva di incontri tra esponenti dei movimenti neofascisti italiani (in particolare un non identificato esponente chiamato in codice «P») ed esponenti della Giunta militare. Nella lettera si diceva che i fascisti italiani stavano cercando di realizzare un colpo di Stato per portare la destra al potere anche in Italia. E si riferiva di attentati preparatori come quelli dell’aprile a Milano alla Fiera Campionaria. Nella lettera il funzionario del ministero si raccomandava con l’ambasciatore perché non venissero alla luce possibili collegamenti tra le autorità greche e l’operato degli “amici italiani”, consigliando che questi venissero invitati a cercare assistenza tramite rappresentanze greche non ufficiali.
Ancora più forte la rivelazione dell’ “Observer” del 7 dicembre, che “Paese Sera” riprendeva con il titolo di apertura in prima pagina: “I colonnelli greci tramano con i fascisti e con il ‘sig. P’ per ‘un colpo alla greca in Italia’”.
Poi nel servizio a pagina 13 il sottotitolo di “Paese Sera” era “La più clamorosa rivelazione dei giornali inglesi riguarda l’attentato dinamitardo alla Fiera di Milano contro lo Stand della Fiat – I documenti pubblicati indicano che la bomba fu fatta esplodere da fascisti greci e italiani”.
“Paese Sera” riferiva dunque dei contatti tra i fascisti italiani e greci, che secondo il “Guardian” si erano concretizzati in un summit tra il “sig. P” e il capo della giunta Papadopoulos affiancato da Lados. Quest’ultimo aveva detto che per un golpe in Italia bisognava puntare sui dirigenti della polizia.
Quanto alle bombe l’“Observer”, spiegava “Paese Sera”, era entrato in possesso di documenti segreti di un agente greco in Italia. L’agente aveva scritto che l’attentato alla Fiera “fallì perché risultò impossibile penetrare più oltre nell’interno del padiglione”. In un altro documento si riferiva di una manifestazione di fascisti italiani a Roma.
Queste rivelazioni furono riportate oltre che da “Paese Sera” anche dall’“Unità” e dal settimanale “L’Espresso”. Il resto della stampa tacque.
La linea di condotta delle autorità italiane era però diversamente orientata.
Basta ricordare il prefetto di Milano Libero Mazza che telegrafava la sera stessa del 12 dicembre in via riservata questo testo al Presidente del Consiglio Mariano Rumor: “Ipotesi attendibile che deve formularsi indirizza verso gruppi anarcoidi aut frange estremiste. Est già iniziata, previa intesa Autorità Giudiziaria, vigorosa azione rivolta at identificazione et arresto responsabili”.
Mazza un anno dopo, sempre in occasione del 12 dicembre, si sarebbe esibito con un rapporto sull’”estremismo” dai toni apocalittici. La Dc in seguito l’avrebbe ricompensato facendolo eleggere senatore.
Dunque l’allarme lanciato dai giornali inglesi, di area laburista e non, non aveva suscitato grande interesse nell’Italia di allora. Un allarme lanciato cinque giorni prima di Piazza Fontana, un attentato che era stato accompagnato da altri cinque attentati tra Milano e Roma. Ma come conferma il senatore Paolo Emilio Taviani, allora ministro del governo Rumor, la direzione presa era unica. “Vicari (il capo della polizia, ndr) è venuto a casa per gli auguri di Natale – scrive Taviani alla data 21 dicembre nel suo diario citato, “Politica a memoria d’uomo”- . Abbiamo parlato della strage di Milano. Mi ha detto che la pista anarchica di sinistra è la più valida…”.