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“Non è più tempo di negare”: a Palermo il festival sulla restituzione dei manufatti africani invita a riflettere sulla decolonizzazione

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Si terrà a Palermo dal 3 al 5 giugno prossimo la prima tappa del Transnational Restitution Movement, una chiamata per artisti, attivisti e pensatori dall’Europa e dall’Africa alla riflessione collettiva sul tema delle restituzioni dei manufatti africani come pratica di decolonizzazione. Organizzata da Fondazione Studio Rizoma a un anno dal suo lancio e da GROUP50:50, la kermesse prevede tre giorni di incontri, talks, concerti, proiezioni e interventi per presentare pratiche artistiche e politiche che intendono superare un’ottica colonialista e smontare definitivamente la retorica della mission civilisatrice, sulla scia di un movimento che sin dagli anni Sessanta ha riunito a livello globale i militanti per la restituzione dei manufatti. Il movimento ha preso un nuovo slancio dopo la recente restituzione dei Bronzi del Benin decisa dal presidente francese Emmanuel Macron. Tra gli ospiti del festival “Non è più tempo di negare” proprio l’accademica francese Bénédicte Savoy, consulente di Emmanuel Macron e autrice del rapporto alla base dell’atto di trasferimento di proprietà dei 26 tesori reali di Abomey che la Francia ha restituito al Benin.

Eventi che non segnano la fine di un’epoca, ma l’inizio di una nuova storia e di un processo che seppure deciso ai più alti vertici diplomatici, deve essere necessariamente accompagnato dal dibattito della società civile e degli artisti. In questo contesto sono centrali nel programmale “lessons” che coinvolgono artisti, professori universitari e attivisti da tutto il mondo: la formula è quello di uno speech di 20 minuti con altri 15 minuti per i commenti, che si terranno ogni pomeriggio dalle 17.00 alle 20 nell’atrio della Biblioteca Comunale di Casa Professa. Ogni sessione sarà introdotta da una serie di brevi interventi di Leoluca Orlando, Sindaco di Palermo, Patrick Mudekereza, curatore del Centre d’Art Waza Lubumbashi, fellow di Fondazione Studio Rizoma e membro di GROUP50: 50, Eva-Maria Bertschy, direttrice artistica di Fondazione Studio Rizoma Palermo e membro di GROUP50:50, e Lorenzo Marsili, autore politico e Presidente di Fondazione Studio Rizoma.

E ancora, tra gli invitati del festival anche il congolese Emery Mwazulu Diyabanza, fondatore del Multicultural Front Against Pillaging, che nel 2020 è passato alle cronache come il Robin Hood del Congo per aver sottratto dal Musée du quai Branly di Parigi un manufatto trafugato dai paesi occidentali durante il periodo coloniale diventando così il simbolo della lotta per la liberazione della madrepatria africana da ogni forma di influenza e di dominio; Sepake Angiama curatrice ed educatrice alla Tate Modern di Londra, l’artista e antropologo Leone Contini, noto per la sua ricerca sulle tracce coloniali sparse nei depositi e negli archivi dei musei italiani,al margine tra arte e lavoro etnografico; Evelyn Acham, la voce più ascoltata del movimento Friday for Future in Africa; l’artista Peju Layiwola, l’antropologa Caterina Pasqualino.

Tanti anche gli ospiti musicali: da Congo, Svizzera e Germania arrivano rispettivamente il chitarrista Kojack Kossakamvwe, la cantante Elia Redigere la violista Ruth Kemna, tre degli artisti dell’acclamato GROUP50:50, collettivo aperto di artisti e centro di produzione con sede a Basilea, Berlino e Lubumbashi, che racconta e denuncia le interconnessioni economiche e politiche, storiche e attuali tra Paesi europei e africani attraverso progetti artistici transnazionali. Testimonianza del loro lavoro è l’opera “manifesto” del gruppo, “Hercules of Lubumbashi – an oratorio of mines” che racconta sotto forma di opera teatrale in musica il dramma dello sfruttamento di persone e risorse nelle miniere di uranio del Lubumbashi. Un’opera che ha fatto il giro del mondo, segnando l’inizio del sodalizio tra la coreografa congolese Dorine Mokha, il curatore Patrick Mudekereza, il musicista e teatrante svizzero Elia Rediger e la drammaturga Maria Bertschy, primo nucleo originario del collettivo.

GROUP50:50 per l’occasione nella sua formazione prettamente “musicale”, con Kojack KossakamvweElia Rediger e Ruth Kemna si esibirà venerdì 3 giugno alle ore 21.00 al Complesso di Santa Chiara, in un Live for the Ghosts dedicato ai fantasmi che vagano tra l’Africa e l’Europa. Attesissimo poi il concerto di Ecko Bazz & STILL che chiude la tre giorni domenica 5 giugno alle 23.00 al Complesso di Santa Chiara. La star del rap dell’Africa orientale, Ecko Bazz amato anche da Aphex Twin, è un attivista la cui musica è considerata “tra le più dinamiche, surreali ed energetiche” del contemporaneo. Dopo il recente live a Venezia per un evento del festival Terraforma alla Biennale, Ecko Bazz arriva per la prima volta a Palermo nella sua formazione in duo con STILL (Simone Trabucchi), firmando una collaborazione multiculturale che fonde lo stupefacente flow frenetico e da incubo del rapper con la nitidezza mutante dei suoni dell’artista multidisciplinare.

Previsto in programma anche un ciclo di proiezioni al Complesso di Santa Chiara, che si apre venerdì 3 giugno alle ore 20.30 con un film che a distanza di cinquant’anni fa ancora scalpore: You Hide Me del regista ganese Nii Kwate Owoo. Il documentario è considerato il primo film dell’Africa indipendente di lingua inglese. Girato nel 1970 in Inghilterra il documentario è una denuncia del furto e dell’occultamento di arte africana antica e rara nascosta nel seminterrato del British Museum, motivo per cui è stato vietato in Ghana ed è stato bannato perché considerato anti-britannico, suscitando polemiche e plausi fino ai tempi più recenti, quando è stato premiato come miglior film al Festival del cortometraggio di Parigi 2020. 

Tra i racconti cinematografici più sorprendenti c’è quello de Il Corno Mancante, di Leone Contini, girato in parte a Palermo. La storia dell’impossibile ricerca di un frammento della scultura del “Distruttore della Morte”, recuperata monca a seguito del bombardamento di Castello Sforzesco e delle sue raccolte etnografiche nel 1943. E Terra Inquieta di Chiara Ambrosio e Caterina Pasqualino che ritrae un gruppo di residenti di un quartiere popolare di Granada, in Spagna. Dopo la crisi finanziaria del 2008, gli abitanti hanno trasformato una discarica in un frutteto – una manifestazione fisica di resistenza, a pochi chilometri dalle fosse comuni della guerra civile spagnola e dove Garcia Lorca fu assassinato.

“Non è più tempo di negare” a Palermo è presentato dal Padiglione Europeo, un’iniziativa della Fondazione Culturale Europea che mira a sostenere e promuovere progetti artistici che immaginano futuri desiderabili e sostenibili per l’Europa. La nuova Fondazione Studio Rizoma è stata sviluppata insieme alla Fondazione Allianz, propaggine culturale dell’omonimo gigante assicurativo, e porterà a Palermo una programmazione internazionale pluriennale, un piano di sostegno al tessuto culturale della città, e un laboratorio  artistico, sociale e politico permanente. “Probabilmente non c’è luogo migliore del Mediterraneo per affrontare tutte le complessità dell’Europa contemporanea”, dichiara Esra Küçük, direttrice della Fondazione Allianz. “La Fondazione Studio Rizoma affronta le sfide globali con un approccio regionale e locale e porta allo stesso tavolo rappresentanti di settori tra loro diversi. Questo è uno degli asset della Fondazione Studio Rizoma che ci ha convinto, come fondazione dedicata al rafforzamento della coesione sociale in Europa, ad assumere un impegno a lungo termine con Palermo”. Dopo Plaermo, il Transnational Restitution Movement farà tappa anche a Lipsia, Lubumbashi, Kinshasa e Berlino.

 

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