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Home » Cultura

“Mussolini ha fatto anche cose buone”: tutte le bufale sul fascismo

Immagine di copertina
Credit: Giulio Napolitano/AFP

Mussolini ha fatto anche cose buone. No, non è vero: il duce non ha fatto anche cose buone e a metterlo nero su bianco è il testo dello storico Francesco Filippi. Il titolo è proprio questo: “Mussolini ha fatto anche cose buone”, un po’ come provocazione, un po’ perché a spiegare tutto ci pensa il sottotitolo: “Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo”.

Nella prefazione, scritta da un altro storico, Carlo Greppi, si legge che il libro di Filippi è un “manuale di autodifesa”. Difendersi dalle balle che continuano a spuntar fuori ogni volta che si parla di fascismo e che tendono a giustificarlo in qualche modo, a trovarne un aspetto positivo.

“Centinaia di migliaia di persone che esprimono il loro apprezzamento e condividono compulsivamente balle colossali, balle che il fascismo mise in circolazione nella prima metà del secolo scorso, intestandosi risultati altrui o truccando la realtà”, scrive Greppi, che sottolinea così come le idiozie sul fascismo siano nate proprio sotto al fascismo.

Lo stesso Filippi scrive: “Devo dire che in una cosa il fascismo fu veramente bravo, nell’autopromozione di se stesso. La maggior parte delle bufale fasciste nasce col fascismo”.

A niente sembrano valsi gli sforzi degli storici, con il loro “lavorio di demolizione del ‘mito’ del fascismo buono. Ma, come si dice, non c’è più sordo di chi non vuol sentire”.

Ad avallare l’ipotesi di un “fascismo buono”, poi, ci pensano anche i politici nostrani, che non perdono occasione per dire la loro. L’ultimo è stato Antonio Tajani. Il presidente del Parlamento europeo lo scorso 13 marzo si è lasciato scappare un commento che ha fatto discutere non poco: “Mussolini? Fino a quando non ha dichiarato guerra al mondo intero seguendo Hitler, fino a quando non s’è fatto promotore delle leggi razziali, a parte la vicenda drammatica di Matteotti, ha fatto delle cose positive per realizzare infrastrutture nel nostro paese, poi le bonifiche. Da un punto di vista di fatti concreti realizzati, non si può dire che non abbia realizzato nulla”.

Ma prima di lui c’era stato anche Matteo Salvini. Appena tre anni fa, quando ancora non era ministro dell’Interno né vicepremier, il leghista affermava: “Mussolini fece tante cose buone in vent’anni, prima delle leggi razziali e dell’alleanza con Hitler. Fu Mussolini a introdurre la pensione di reversibilità per garantire la natalità nel caso morissero lui o lei. La previdenza sociale l’ha portata Mussolini, non l’hanno portata i marziani. In 20 anni, prima della folle alleanza con Hitler e delle leggi razziali, delle cose giuste le fece sicuramente: stiamo parlando di pensioni, poi le bonifiche. C’erano intere città, come Latina, che erano paludi”.

Le paludi sono uno degli argomenti più forti di chi si avventura a parlare di fascismo buono. Latina – o, meglio, Littoria – è il simbolo del successo del fascismo. Non ci sarebbe se non ci fosse stato il fascismo. Il fatto è, spiega Filippi, che in realtà quello sulla bonifica delle paludi è stato un successo a metà. Secondo la vulgata, le zona pontina sarebbe il risultato di una bonifica messa a punto dal Duce, ma in realtà questo è frutto di una vera e propria campagna di propaganda.

Secondo lo storico, degli otto milioni di ettari di bonifica promessi, alla fine sarebbero stati appena due, mentre lo stesso Mussolini parlava a fine campagna di quattro milioni. Bufala, dunque. Come se non bastasse, poi, Filippi scrive che “di questi due milioni, un milione e mezzo erano bonifiche concluse dai governi precedenti al 1922”.

Un’altra celebre affermazione sul fascismo buono è quella rispetto alla pensione agli italiani, arrivata solo grazie a Mussolini Non è così, ricorda Filippi: “Nel 1898 la pensione diventa un diritto, quindi più di vent’anni prima dell’ascesa di Mussolini”. Insomma, un’altra bufala più che cementificata nel fascismo da bar.

Lo stesso discorso può essere fatto rispetto alle ricostruzioni post sisma. I nostalgici del regime, ricordano sempre una ricostruzione dopo il terremoto del Vulture efficace e veloce Rapida. Gli storici, però, ricordano che “andando ad analizzare la risposta tardiva, insufficiente”.

Quante volte abbiamo sentito parlare delle case popolari nate proprio ai tempi del fascismo? Peccato che le case popolari risalgono al 1903, per iniziativa di Luigi Luzzatti, deputato liberale, niente a che fare col fascismo. L’unico atto che si può attribuire al fascismo è quello del 1935, quando si decise di gestire il sistema a livello provinciale. “Anche nell’edilizia popolare il fascismo si limitò a porre sotto il proprio controllo e ribattezzare strutture amministrative nate nell’Italia liberale”, scrive Filippi.

“Era meglio quando si stava peggio”, blaterano i nostalgici. Il fatto è, come spiega Filippi, che “quando c’era lui” le cose non andavano così bene. Basti pensare che il divario della ricchezza media tra un italiano e un cittadino di altri paesi sviluppati divenne ancora più ampio ed evidente. Gravò la crisi economica del 1929, sì, ma le iniziative prese dal governi guidati proprio dal duce “contribuirono a peggiorare la situazione”.

Le disuguaglianze aumentarono in modo evidente: i ricchi – fascisti – e tutti gli altri dall’altra parte, quella della povertà. In quanti emigrarono proprio negli anni Trenta? In tanti lo fecero proprio perché le condizioni di vita in Italia non erano affatto delle migliori.

Il perché della diffusione delle bufale – a quel tempo e consolidate oggi – rientra in un processo psicologico che tende a rassicurare chi vuole vedere nel passato un’oasi felice, spiega Filippi:”Pensare a un ipotetico passato positivo lascia una speranza nell’animo di chi è scontento del proprio presente. In un momento di velocità e valori fluidi, avere un posto sicuro e tranquillo in cui rifugiarsi è rinfrancante, anche se questo posto è la memoria, anche se questa memoria è falsa”.

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