È morto Mattia Torre, storico sceneggiatore di Boris. Aveva 47 anni
Morto Mattia Torre: storico sceneggiatore di Boris
Mattia Torre, autore della celebre serie TV Boris, è morto all’età di 47 anni a causa di un tumore.
Regista e sceneggiatore, Torre ha prodotto moltissime opere per il teatro e la TV, tra cui 456, andata in onda nella trasmissione di Serena Dandini The show must go off, e Dov’è Mario, la serie TV che segnò il ritorno di Corrado Guzzanti sul piccolo schermo.
Nel 2018 ha sceneggiato anche la serie TV con Valerio Mastandrea, La Linea Verticale, ambientata in un reparto oncologico. La serie, tratta dall’omonimo libro scritto da Torre, è una lunga riflessione sulla malattia, che l’autore si è ritrovato a vivere in prima persona.
Con La linea verticale, lo sceneggiatore è riuscito a far divertire raccontando una situazione così amara come la convalescenza in ospedale, in bilico tra la vita e la morte.
Mattia Torre è nato a Roma e si è formato nell’ambiente teatrale capitolino, in cui ha conosciuto Giacomo Ciarrapico, che gli ha poi proposto di collaborare alla scrittura della serie TV Boris, insieme a Luca Vendruscolo.
Al cinema, sempre insieme agli autori Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico, ha firmato anche la commedia grottesca Ogni maledetto Natale.
Tra le varie opere teatrali scritte da Torre, il monologo È colpa di un altro, che Valerio Mastandrea ha letto durante l’ultima puntata della stagione 2018-2019 di Propaganda Live, il programma TV di La7 condotto da Diego Bianchi.
Torre rimarrà nel ricordo del pubblico italiano per aver firmato la sceneggiatura che ha fatto ridere milioni di spettatori TV, Boris, andata in onda per la prima volta nel 2007 su Fox e conclusasi nel 2010, dopo 42 episodi.
Boris ha rappresentato in tre stagioni l’ambiente disorganizzato e grottesco del set della fiction Gli occhi del cuore, in cui i personaggi cercano di produrre un medical drama con un piccolo budget e interpreti stanchi e impreparati. Il protagonista della serie, lo stagista schiavo, è un giovane che cerca di farsi strada nel mondo della TV ma finisce puntualmente per svolgere mansioni di poco conto.
Gli insulti del regista Renè Ferretti, interpretato da Francesco Pannofino, a un’attrice non troppo competente, soprannominata “Cagna maledetta”, il narcisismo del divo Stanis, interpretato da Pietro Sermonti, o la pigrizia del gruppo di finti sceneggiatori che producono i dialoghi senza un chiaro filo logico, mentre sono in vacanza, rimarranno nella memoria storica dei moltissimi appassionati dell’amato cult televisivo.