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Home » Cultura

Michele Serra sull’intervista “censurata” a Ghali da Repubblica: “Ogni volta che uno dice ‘Gaza’ bisogna sgridarlo perché non ha detto ‘sette ottobre’?”

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Repubblica nega di aver mai censurato l’intervista a Ghali fatta durante Sanremo e non pubblicata a causa della mancata risposta a una domanda successiva. A raccontare cosa è successo tra il quotidiano e il cantante, protagonista di Sanremo 2024 con la canzone “Casa mia” era stato Il Fatto Quotidiano che in un articolo aveva spiegato che ai piani alti del giornale avevano fermato la pubblicazione dell’intervista a Festival in corso: “Perché? Perché il messaggio una sorta di esortazione alla pace non conteneva riferimenti (e condanne) alla strage del 7 ottobre, e dunque ad Hamas” scrive il quotidiano diretto da Peter Gomez.

L’intervista avrebbe dovuto essere pubblicata sabato 10 febbraio, ma è stata poi stoppata: in quelle ore Ghali era stato criticato dalla Comunità ebraica di Milano che gli aveva dato dell’anti-israeliano. Stando all’articolo del Fatto – che trova conferma anche dalla stessa Repubblica – a Ghali viene richiesto “di aggiungere una domanda, sugli attacchi di Hamas del 7 ottobre. Richiesta che Ghali o il suo staff ha respinto”.

Alla fine, dopo 4 giorni, l’intervista viene pubblicata con questo cappello: “In merito a quanto pubblicato oggi dal Fatto Quotidiano, la direzione di Repubblica precisa che non è stata mai fatta alcuna censura contro il cantante Ghali, gli è stato invece chiesto di rispondere a una domanda sulle polemiche seguite al suo primo intervento a Sanremo in merito al mancato riferimento al 7 ottobre e lui ha scelto di non farlo. Pubblichiamo sul nostro sito l’intervista in questione che aspetta la sua risposta su questo tema perché il dialogo fra prospettive diverse arricchisce tutti”.

Sulla vicenda Repubblica ha poi pubblicato la consueta “Amaca” di Michele Serra, che nel suo pezzo di opinione dal titolo “Troppi puntini su troppe ‘i’” cerca di smorzare i toni. “Se anche un rapper o un giornalista o chiunque abbia parola pubblica dice la sua, in base a quale strambo principio gli si chiede di correggere, emendare, aggiungere, come se si dovesse sempre arrivare a una specie di ‘pensiero comune’ proprio su un argomento sul quale un pensiero comune non esiste?”, scrive Serra.

Sulla decisione di Molinari di cancellare l’intervista Serra scrive: “Quello che non si può fare è non pubblicare un’intervista (dove tra l’altro si parlava di pace) perché non ci piace il suo contenuto, buttando il lavoro delle colleghe e dei colleghi e umiliandone la professionalità”.

“La buona vecchia frase, anche cortese, “non sono d’accordo”, non basta? – conclude Serra – Ogni volta che uno dice “Gaza” bisogna sgridarlo perché non ha detto “sette ottobre”, e ogni volta che uno dice “sette ottobre” bisogna sgridarlo perché non ha detto “Gaza”? E accettare che no, non esiste una opinione condivisa, su quel macello, non sarebbe una novità interessante?”.

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