I limitatori del pensiero (di Ivo Mej)
Ci eravamo appena ripresi dall’ultima uscita di Papa Francesco che blaterava sul fatto che le donne non avevano le medesime opportunità degli uomini nella società. Lui, capo assoluto dello Stato più piccolo del mondo che prevede la esplicita preclusione al sacerdozio (e ai posti di potere) delle donne.
Ci eravamo appena ripresi da questa ennesima incongruenza mediatica, dicevo, quando ci imbattiamo in un post pubblicato su Facebook nientemeno che dalla Associazione Stampa Romana insieme alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Pubblicizza un Corso di formazione online dal titolo choc: ‘Il testo unico dei doveri del Giornalista. La libertà di pensiero e i suoi limiti’.
Confesso che a leggere questo enunciato ho fatto un vero e proprio salto sulla sedia! Ohibò, che in tutti questi anni mi sia sbagliato? Che abbia frequentato testi di filosofia completamente errati? Che l’articolo 21 della Costituzione Italiana sia frutto di un abbaglio dei padri costituenti? Eppure ricordo bene che Kant riteneva la libera circolazione del pensiero “il fondamento della conoscenza e dell’emancipazione dell’uomo”.
La libertà di pensiero ha forgiato l’intero movimento illuminista tanto che Voltaire proclamava “…ad alta voce la libertà di pensiero e muoia chi non la pensa come me”. Prima di lui, la libertà di pensiero aveva avuto campioni assoluti come Galileo o Giordano Bruno e lo abbiamo tristemente ricordato tutti quando scrivevamo ‘Je suis Charlie’ sulle nostre bacheche e talvolta sulle nostre magliette dopo il vigliacco attentato islamista di Parigi. Non parliamo poi della Dichiarazione universale dei diritti umani che dopo la seconda guerra mondiale e le dittature che la avevano provocata scrive, all’articolo 19, che “Ogni individuo ha il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e di religione”. La stessa Costituzione della Comunità europea recita all’articolo II-70 che “Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione.”
Andando ancora più a fondo nell’elucubrazione, mi sono detto che senza la libertà di pensiero non sarebbero esistite la letteratura, l’arte, la stessa scienza. Quali limiti avreste posto a Picasso? O a Mondrian, o a Van Gogh? Quali limiti alla libertà di pensiero di Michelangelo? Certo, al Giudizio Universale vennero messe le mutande dopo il Concilio di Trento ma, fortunatamente, nello stesso anno della morte dell’artista.
Oggi invece, grazie al provvidenziale ‘webinar’ dell’ASR e FNSI, sappiamo invece che la libertà di pensiero dei limiti ce li ha, eccome. Che è un po’ come dire che ‘uno scoglio può arginare il mare’ (cit). Di tale improba fatica si sono incaricati alcuni giganti del pensiero contemporaneo: Vito Tenore, Presidente della Corte dei Conti (che c’entra?); Michele Partipilo, direttore della Gazzetta del Mezzogiorno; Augusta Iannini, già magistrato; Stefano Polli, vice direttore dell’Ansa; Baldo Meo, Direttore delle relazioni esterne del Garante per i dati personali; Silvia Grassi, responsabile dell’ufficio stampa del CSM (non sapevo neanche che ne avesse uno!); Alessandro Del Ninno, docente di giurisprudenza alla Luiss.
Certamente un tale consesso di cervelli avrà fornito nuove luminose idee filosofiche sulle possibilità di limitare il pensiero degli umani, reindirizzarli a contenuti accettabili dalla collettività, normalizzati e rassicuranti. Oppure – ed è questo il sospetto che mi colse – gli organizzatori della dotta lezione hanno semplicemente confuso il concetto di ‘libertà di pensiero’ con quello di ‘libertà di stampa’ che è tutt’altra cosa. Tanto più che il webinar si riprometteva di dare indicazioni deontologiche ed etiche proprio ai giornalisti.
Se così non fosse, ci sarebbe quasi da dare ragione al filosofo contemporaneo Diego Fusaro, capofila del movimento che ritiene essere in atto un tentativo di repressione sociale strisciante e oscura al fine di condurci tutti alla supina accettazione del pensiero unico neoliberista, con tanti saluti alla libertà di pensiero e di altro.
Non sarà sicuramente così, e ai tanti illustri signori che si sono dati pena (a pagamento) di illustrare i ‘limiti da dare al pensiero’ mi permetto di ricordare che proprio la garanzia della libertà di pensiero e della sua manifestazione è la condizione imprescindibile per la sopravvivenza di un regime democratico. A proposito di deontologia.