“I libri non vengono considerati necessari, dal governo nessun aiuto”, a TPI la denuncia di piccoli editori e librerie indipendenti
Il Coronavirus mette a dura prova piccoli editori e librai indipendenti, nascono i "libri da asporto" ma servono misure di sostegno economico per far fronte all'emergenza. A TPI parlano librai ed editori
“I libri non vengono considerati necessari, dal governo nessun aiuto”, a TPI la denuncia di piccoli editori e librerie indipendenti
C’è la libreria indipendente romana che ha aumentato gli appuntamenti tra i lettori, passando da un incontro al mese a uno a settimana, rendendoli virtuali e permettendo a ciascuno di raccontare le letture durante il periodo di isolamento. E c’è la storica libreria di Treviso che ha dovuto cancellare gli incontri con gli autori che svolgeva anche sei volte a settimana, ma che è stata sommersa da affetto e da ordini quando ha iniziato a consegnare i libri a domicilio. L’emergenza Coronavirus, con le misure restrittive che hanno imposto la chiusura a tutte le attività non ritenute necessarie – inclusi gli editori e le librerie – ha influito anche sulla nostra libertà di lettori: quella di andare in libreria, sì, ma anche quella di godere di una nuova uscita editoriale, che magari aspettavamo da tempo, e che viene rimandata perché i diversi attori della filiera editoriale, dal cartografo al tipografo, fino al distributore, sono stati costretti a fermarsi. Così, in un momento in cui i libri diventano alleati potenzialmente molto preziosi durante la quarantena, la catena di attività che ci permette di averli sui nostri comodini viene duramente colpita. E il governo, finora, sembra aver ignorato la questione.
“Dal governo nessun sostegno”, le conseguenze per i piccoli editori
La chiusura delle librerie è stata un duro colpo per i piccoli editori, ancora più che per quelli di grandi dimensioni, come spiega a TPI Diego Guida, presidente nazionale del gruppo Piccoli Editori dell’AIE (Associazione Italiana Editori). “Il governo non ha avuto purtroppo la sensibilità di includere la filiera dell’editoria tra quelle del settore culturale per le quali sono previste misure di sostegno economico, al contrario di quanto avviene ad esempio per musei, teatri e per il settore cinematografico”, sottolinea Guida. “Non c’è nulla per il libro, che evidentemente viene considerato di serie B. Questo è molto grave.
“La filiera editoriale è molto strutturata e complessa”, spiega Luca Leone, direttore editoriale di Infinito Edizioni, che ha sede in provincia di Modena, in un tra le regioni più colpite dall’epidemia, e consigliere nazionale del gruppo Piccoli Editori. “Questa filiera include distributori, grossisti, promotori, tipografi, legatorie, trasportatori, cartiere e aziende che producono inchiostri. Parliamo di un crollo che coinvolgerà nei prossimi mesi tutti questi soggetti della filiera editoriale”. Ai problemi dovuti alla chiusura delle librerie, secondo l’editore, si è aggiunta un’ulteriore difficoltà. “Il soggetto su cui il settore contava di più per non crollare definitivamente, Amazon, si è tirato completamente indietro”, dice Leone. “Speravamo di riuscire a contenere i danni grazie a questa multinazionale, invece lei ha dato priorità alla consegna di altri beni, che però – in alcuni casi – non è detto che siano più necessari dei libri. Parlo ad esempio dei prodotti cosmetici”.
“Le fasi della realizzazione e commercializzazione di un libro sono molto lente e complesse, abbiamo dei piani annuali e semestrali, con il blocco dovuto all’emergenza dovremo far slittare tutto e avremo una perdita secca di svariati milioni di pezzi non venduti”, dice il presidente Guida. “Noi piccoli editori, che non abbiamo una grande struttura alle spalle, rischiamo di essere chiusi in un angolo: finita l’emergenza che mercato troveremo?”. Per reagire, i piccoli editori chiedono di essere inseriti tra le filiere di valore culturale del decreto “Cura Italia”. “Proponiamo inoltre un ristoro, tramite credito d’imposta, sull’acquisto della carta dei libri che dovremo realizzare, sui costi di gestione ordinaria, ma anche sull’affitto degli spazi aziendali, che non rientrano nella categoria catastale C1 coinvolta finora”.
Librerie chiuse per il Coronavirus? Il libro arriva a casa
A sostegno delle librerie indipendenti è intervenuta da pochi giorni l’iniziativa “Libri da asporto“, un servizio che vede gli editori a fianco dei librai per la consegna gratuita dei libri a casa. Il nuovo servizio è stato promosso da NW Consulenza e Marketing Editoriale e ha avuto il sostegno di oltre 30 editori, la cui lista è in continuo aumento. Tra le librerie indipendenti che si sono riorganizzate per far fronte all’emergenza c’è la vivace libreria-caffetteria Tra le righe, nel quartiere Trieste di Roma. La libreria non ha rinunciato nemmeno all’appuntamento mensile del suo circolo di lettura Books & the city. “A marzo il nostro tradizionale gruppo di lettura si è svolto virtualmente”, spiega Paola Mastrobuoni, libraia di Tra le righe che anima il circolo insieme a Lucilla Lucchese, della libreria L’Altracittà. “Nei giorni successivi abbiamo deciso di andare anche oltre il singolo incontro mensile che facevamo in libreria, incontrandoci online una volta a settimana per scambiarci le opinioni sulle nostre letture durante la quarantena”.
“Questa chiusura improvvisa ci ha penalizzato enormemente, perché a differenze delle grandi librerie non abbiamo mai avuto l’appoggio della vendita online”, spiega a TPI Nicolò della libreria Lovat, che ha due grandi sedi, una storica a Villorba, in provincia di Treviso, e una a Trieste. “Il nostro format si basa molto sul contatto fisico tra la persona e il mondo del libro: organizziamo tantissimi incontri con gli autori, 5 o 6 a settimana, più 2 per i bambini, abbiamo un catalogo che conta oltre 50mila titoli e all’interno della libreria abbiamo un bar e un’enoteca, proprio per invogliare il contatto tra la persona e la cultura”.
Anche Lovat ha aderito all’iniziativa della consegna dei libri a domicilio, e la risposta è stata sorprendente. “Abbiamo avuto una bellissima risposta da tanti nostri lettori affezionati, ma anche da clienti nuovi. Noi abbiamo sempre considerato il libro un bene fondamentale, faremo di tutto affinché anche in questo periodo sia raggiungibile in qualche modo”, dice Nicolò. “Ci appoggeremo a tutte le misure di sostegno: la situazione già prima non era rosea per il settore, ora è ancora più critica”. La speranza, ovviamente, è di poter riaprire presto.
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