Le più belle mostre a Firenze
Le tre perle da non perdere nella culla del Rinascimento Italiano
Ora che i contagi sembrano finalmente in lieve discesa, si può ricominciare a pensare a viaggiare e a visitare i luoghi incantevoli del nostro paese.
Tra questi non può mancare una tappa nella meravigliosa Firenze. Oltre ai suoi monumenti celebri nel mondo, il capoluogo toscano offre ai suoi visitatori un’ampia scelta di mostre e musei, Tpi ne ha visitate e selezionate per voi tre:
Ancora pochi giorni per vedere questa interessante mostra, curata da Arturo Galansino e da Joachim Pissarro, del tanto discusso artista americano che è stato tra l’altro anche il marito di Cicciolina.
Nelle 10 sale dell’esposizione sono presenti le opere tra le più importanti dell’artista provenienti dai musei di tutto il mondo, a partire dagli anni 70.
La parola d’ordine è la lucentezza ovvero tutto ciò che fa brillare, anche quelle cose che non dovrebbero brillare. E ogni spettatore è partecipe nella scena attraverso il riflesso dei materiali metallici lucidi, luminosi e riflettenti da lui usati, le sfere, gli specchi.
Concetto quest’ultimo già usato da altri artisti prima di lui. Uno tra tutti il grande Maestro Michelangelo Pistoletto.
Ognuno così può illuminarsi d’immenso. Mai visitata una mostra con così tante persone che si facevano i selfie.
Essere e apparire. Il percorso parte dalla prima sala con le opere metalliche lucide degli anni 80 e il celebre giocattolo gonfiabile Rabbit , per poi passare alla sala con il grande Balloon Dog rosso scintillante e i suoi lavori realizzati dal 1994 al 2000. Si continua con le sale dove l’artista si ispira ai personaggi della cultura pop, uno tra tutti il terribile Hulk ( Tubas ) e poi a quelle dove reinterpreta il ready made utilizzando oggetti che si usano tutti i giorni come Nelson automatic Cooker / Deep Fryer (1978) dove fissa a parete gli elettrodomestici su dei neon fluorescenti, resterando così per sempre inutilizzati ma immacolati e splendenti. Con One Ball Total Equilibrium Tank “(Spalding Dr. JK241 series ) 1986 Koons utilizza la riflettività dell’acqua lasciando i visitatori stupiti mentre osservano un pallone da basket immerso nel liquido, come fosse un feto nella placenta.
Seguono le interessanti sale delle Gazing Ball (2014-2021) dove le sfere blu sulle statue e sulle tele permettono la partecipazione dell’osservatore all’opera d’arte quasi fosse un viaggio nel tempo e a seguire la stanza con due lavori Bluebird Planter e Metallic Venus che fanno parte della serie Antiquity e fanno riferimento ai temi eterni del sesso, dell’amore, della fertilità e della bellezza nell’arte. Le statue sono accompagnate da fioriere che riportano ad un rapporto organico con l’arte visto che i fiori per poter vivere hanno bisogno di luce.
Nell’ultima sala due sculture Balloon Venus, che si ispirano a delle piccole statue realizzate 26000 anni fa e che rappresentano l’importanza della fertilità per l’umanità, dialogano con il dipinto Olive Oyl dove la figura positiva di Superman, in riferimento ad un quadro di Andy Warhol del 1961, emerge su una società in disfacimento e rappresenta il suo personale ottimismo.
Del resto l’artista asseriva: “penso che quando esci dalla sala, ne esca anche l’arte. L’arte riguarda le tue possibilità di essere umano. Riguarda la tua eccitazione, il tuo potenziale e ciò che puoi diventare. Afferma la tua esistenza “.
Interessante progetto espositivo per la grande pittrice britannica che non coinvolge solo il Museo Novecento ma anche altre location come il Museo di Palazzo Vecchio, il Museo dell’opera del Duomo, il Museo degli innocenti, il Museo di Casa Buonarroti.
L’artista si confronta con i grandi maestri del Rinascimento a cominciare da Michelangelo e i suoi disegni e dipinti, che partono dal 1990 e arrivano fino ai nostri giorni, ci mostrano figure femminili avvolte in corpi nudi che vanno oltre la sagoma, con le loro deformazioni e introspezioni che portano a riflessioni sul corpo, sulla carne e sui ruoli della donna nella società attuale. Affascinata dall’uso dei social e dalla fotografia digitale Jenny Saville ci accompagna nella sua ricerca che passa dal figurativo all’astratto e che rende omaggio anche ai grandi maestri come Picasso, Bacon, Cy Twombly.
Il suo lavoro pertanto rappresenta la bellezza ma al contempo l’imperfezione, la crudeltà e la bontà, l’abominio e la diversità dando però a ogni suo soggetto una dignità al di sopra del tempo. E in quei corpi si riscoprono modelli che vanno dagli etruschi sino ai nostri tempi passando per il Rinascimento e per il periodo classico.
Nel Museo Novecento troviamo le bellissime tele al piano terra e i disegni al primo piano. Il bellissimo quadro Rosetta II domina la scena nell’affascinante cappella del palazzo. Collocato sopra l’altare la tela rappresenta una non vedente conosciuta dall’artista e ricorda i personaggi popolari tipici rappresentati dal Caravaggio.
Bellissimi gli altri volti di figure esclusivamente femminili che ci guardano, ci allarmano e ci consolano.
Consigliata la video – intervista dell’artista nella sala del primo piano.
Da non perdere l’opera Fulcrum (1998-1999) collocata nella sala dei 500 a Palazzo Vecchio.
Un grande dipinto (3 x 5 metri) di impatto che rappresenta tre corpi femminili avvolti in un abbraccio struggente. Non si individuano i loro volti alla stessa stregua della testa della statua di Michelangelo del Genio della Vittoria.
Le uniche donne presenti nello storico salone del Vasari che rappresenta gli affreschi delle battaglie vinte dai fiorentini e ricco solo di statue e di figure maschili.
Sono circa una trentina di opere tra sculture, pannelli e carte del grande maestro umbro e per la prima volta i curatori cercano di mettere in risalto la sua ispirazione all’arte antica, classica, rinascimentale e barocca.
Leoncillo amava anche l’arte etrusca, sua fonte di ispirazione, e come altri artisti, uno tra tutti Campigli, era solito recarsi al museo di Valle Giulia a Roma. Sua e’ infatti la bellissima opera Amanti Antichi (1965), che per l’occasione è esposta al Museo Archeologico di Firenze e che si ispira allo straordinario Sarcofago degli Sposi proprio li conservato.
La mostra apre con le storiche tre terrecotte policrome invetriate dal nome I Mostri (1930) e che rappresentano la Sirena, l’Ermafrodito e l’Arpia presentate nel 1940 alla triennale di Milano e che rappresentano l’originalità dell’artista nella deformazione e nella sperimentazione espressionistica e barocca.
Si possono poi ammirare le due Cariatidi (1942 –45) e altri lavori meno conosciuti.
Seguono poi le opere nelle quali è palese l’influenza di Picasso e del suo Guernica come quelle della Partigiana dalle mani legate (opera questa che è stata ritrovata recentemente) e dal ritratto di Mary.
Il Pannello del 1957 e Racconto di notte II aprono alla “Struttura Paratattica “ovvero sviluppata in orizzontale guardando ai sarcofagi romani e non solo.
Da ammirare anche gli splendidi lavori in verticale come Vento rosso (1958), Taglio rosso e Colonna (1957).